Eh sì, è un bel po' che la Cally non scrive qui. Tante cose successe, tanti impegni, tante scadenze. Vediamola in modo positivo: ho un sacco di cose da raccontarvi! A cominciare da questa...
Penultimo giorno di scuola. La sottoscritta Callista è in sala insegnanti in modalità stand by da fine lezioni (occhio spento, vitalità di un mollusco), con il giornale aperto davanti per fingere di essere impegnata in qualcosa. Nel bel mezzo di una consultazione con me stessa su una questione di altissima importanza (“il caffè lo bevo subito o cerco di arrivare alla prossima ora?”) appare uno dei miei studenti più bravi che mi si avvicina con aria impacciata.
S: Prof, buongiorno.
C: Ciao studente bravo, come stai?
S: Bene.
Io riprendo la finta lettura del giornale. Ma studente non si muove.
C: Avevi bisogno?
S: Sì, posso parlarle un attimo? Ma non qui…
Mi coglie un leggero turbamento. Lui, il ragazzo più sicuro del mondo, più bravo, più preparato, più simpatico e spigliato, in difficoltà? Ussignur: deve essere successo qualcosa di molto grave. Lo seguo in corridoio.
S: Prof, ho bisogno di parlare con lei.
C: Oddio, è successo qualcosa di brutto?
S: No. Ma non so con chi parlarne. Ma penso che lei sia la persona giusta.
C (scuotendo i capelli con aria “sono l’insegnante migliore del mondo e anche la più empatica” e godendo per l’uso esatto del congiuntivo da parte di un mio discepolo): Certo, dimmi tutto.
S: Non so come dirlo, però.
C (con terrore, pensando “oddio, avrà ucciso la compagna di banco, tirato sotto la preside in macchina, scuoiato un collega per un 7 di storia”): Non farmi preoccupare: dimmi!
S (con un sospirone): Prof, sono innamorato.
C: Studente, ma vai a quel paese.
S: Ma nooo, perché mi dice così?
C: Ma ti pare il caso di farmi la faccia da funerale? Mi hai fatto prendere un colpo, è una cosa bella!
S: Eh… Ma io sono disperato!
C: Ma smettila! Hai 19 anni, aspetta di arrivare ai 30 per disperarti!
S: Prof, ma non mi chiede chi è lei?
C (pensando “maccchissenefotte”): Certo, chi è?
S: Indovini.
C: Non ne ho la più pallida idea… Una compagna di classe?
S: No, prof… Eddai, se ne sono accorti tutti: come ha fatto a non accorgersene lei?
C: Mah, oddio…
S: Ma prof! Su!
C (pensando “se sbaglio faccio una figuraccia, se la becco rischio di fare la figura della prof pettegola): Ma non saprei, non ho molta pratica in queste cose… (faaaaalso, faaaaaaaaalsisssssssimo, caro studente, giacché di amori sciagurati ne so più di quello che si possa confessare a un neo maggiorenne).
S: Prof, mi fa imbarazzare solo dirglielo… Non capisce proprio?
E qui un lampo squarciò la mente della sottoscritta Callista: non sarò mica io la destinataria di tali attenzioni? Ussignur. In dieci secondi ho vagliato le diverse possibilità.
Contro: ho circa il doppio dei suoi anni, ho sempre mantenuto un atteggiamento da algida regina delle nevi, sto diventando molle come un budinone mentre le sue compagne sono sode come il marmo (devo ricordarmi di questa cosa quando l’anno prossimo metterò voti troppo alti, maledette diciottenni sportive).
Pro: sono pur sempre una donna, ho le tette, aggiungiamo il fascino della cattedra e tutti i luoghi comuni sui sogni erotici dei giovani ormonati sulle insegnanti maiale (grazie a Edwige Fenech per il suo personalissimo apporto).
Panico: nei successivi cinque secondi ho poi pensato alla eventuale strategia di uscita. Se lo studente avesse malauguratamente terminato la sua dichiarazione, cosa avrei potuto fare? Dirgli una delle seguenti frasi:
1. Ma dai, non può piacerti l’antiquariato! (rischio suicidio del giovane innamorato, subito scartato)
2. Ma dai, non può piacerti la roba molle! (equivoco, scartato)
3. Mi spiace, ma i ventenni non sono il mio tipo (falsissimo, scartato anche questo)
4. Dimenticami, la nostra storia non potrebbe mai funzionare (telenovela brasiliana docet, scartato - visto che poi io pretendo di insegnare la nobile arte della parola)
5. Ho un moroso alto un metro e novanta (minaccioso)
6. Elvis vive (sempreverde)
7. Culo (forse la soluzione migliore)
I quindici secondi di finta riflessione con gelo alla base del collo devono aver fatto capire al povero Romeo che la sua prof non era così furba come voleva far credere. Devo aver però mantenuto un aplomb impeccabile, perché il tapino non ha sospettato niente.
S: Dai, prof, glielo dico: è la XYZ.
Il primo pensiero è stato “Cupido, ti ringrazio”, il secondo “studente che mi hai fatto venire un coccolone, vaffanculo”. Ovviamente una delle due cose mi è scappata di bocca.
C: Studente, vaffanculo.
S: Ma proooof?!?!? Perché?
C: A prescindere. Comunque (scuote i capelli per fingere contegno) è una cosa bella, non capisco il tuo turbamento.
S: Innanzitutto non so se dirglielo, e poi non so come fare.
C: Guarda, ascolta la zia Callista, meglio confidare sempre i propri sentimenti: poi va a finire che ti penti di non averlo fatto. (Ah, meraviglia, antico rimpianto, quante volte mi sono morsicata la lingua per non dirti quelle maledette 5 letterine…) E poi le dici che ti piace, mica che è una str… sciocca!
S: Grazie, prof, adesso mi sento molto meglio. Devo escogitare solo un bel modo per dirglielo. Alle ragazze di solito piacciono le cose romantiche, no? Trovare il momento giusto…
C: Certo, ma il momento giusto sarà quando ti sentirai di dirle quello che provi. Non pensare tanto e non cercare di strafare.
E qui (cosa inaspettata) la creatura mi ha stretto in un abbraccio che mi ha lasciato modello baccalà, con le braccia a penzoloni e l’occhio lucido da cernia commossa.
S: Grazie, prof, lei era proprio la persona giusta con cui parlare. L’ho sempre pensato che fosse speciale.
C: Ehhhh… Mah…
S: Le faccio sapere come va!
C: Ok… Grazie, cioè, in bocca al lupo… Uh, cavolo, sono poche le persone che mi lasciano senza parole. Puoi vantarti di esserci riuscito.
Non ci sono santi che tengano: o sono sempre la solita romanticona o sto drammaticamente invecchiando. Ridatemi i miei 18 anni!
Penultimo giorno di scuola. La sottoscritta Callista è in sala insegnanti in modalità stand by da fine lezioni (occhio spento, vitalità di un mollusco), con il giornale aperto davanti per fingere di essere impegnata in qualcosa. Nel bel mezzo di una consultazione con me stessa su una questione di altissima importanza (“il caffè lo bevo subito o cerco di arrivare alla prossima ora?”) appare uno dei miei studenti più bravi che mi si avvicina con aria impacciata.
S: Prof, buongiorno.
C: Ciao studente bravo, come stai?
S: Bene.
Io riprendo la finta lettura del giornale. Ma studente non si muove.
C: Avevi bisogno?
S: Sì, posso parlarle un attimo? Ma non qui…
Mi coglie un leggero turbamento. Lui, il ragazzo più sicuro del mondo, più bravo, più preparato, più simpatico e spigliato, in difficoltà? Ussignur: deve essere successo qualcosa di molto grave. Lo seguo in corridoio.
S: Prof, ho bisogno di parlare con lei.
C: Oddio, è successo qualcosa di brutto?
S: No. Ma non so con chi parlarne. Ma penso che lei sia la persona giusta.
C (scuotendo i capelli con aria “sono l’insegnante migliore del mondo e anche la più empatica” e godendo per l’uso esatto del congiuntivo da parte di un mio discepolo): Certo, dimmi tutto.
S: Non so come dirlo, però.
C (con terrore, pensando “oddio, avrà ucciso la compagna di banco, tirato sotto la preside in macchina, scuoiato un collega per un 7 di storia”): Non farmi preoccupare: dimmi!
S (con un sospirone): Prof, sono innamorato.
C: Studente, ma vai a quel paese.
S: Ma nooo, perché mi dice così?
C: Ma ti pare il caso di farmi la faccia da funerale? Mi hai fatto prendere un colpo, è una cosa bella!
S: Eh… Ma io sono disperato!
C: Ma smettila! Hai 19 anni, aspetta di arrivare ai 30 per disperarti!
S: Prof, ma non mi chiede chi è lei?
C (pensando “maccchissenefotte”): Certo, chi è?
S: Indovini.
C: Non ne ho la più pallida idea… Una compagna di classe?
S: No, prof… Eddai, se ne sono accorti tutti: come ha fatto a non accorgersene lei?
C: Mah, oddio…
S: Ma prof! Su!
C (pensando “se sbaglio faccio una figuraccia, se la becco rischio di fare la figura della prof pettegola): Ma non saprei, non ho molta pratica in queste cose… (faaaaalso, faaaaaaaaalsisssssssimo, caro studente, giacché di amori sciagurati ne so più di quello che si possa confessare a un neo maggiorenne).
S: Prof, mi fa imbarazzare solo dirglielo… Non capisce proprio?
E qui un lampo squarciò la mente della sottoscritta Callista: non sarò mica io la destinataria di tali attenzioni? Ussignur. In dieci secondi ho vagliato le diverse possibilità.
Contro: ho circa il doppio dei suoi anni, ho sempre mantenuto un atteggiamento da algida regina delle nevi, sto diventando molle come un budinone mentre le sue compagne sono sode come il marmo (devo ricordarmi di questa cosa quando l’anno prossimo metterò voti troppo alti, maledette diciottenni sportive).
Pro: sono pur sempre una donna, ho le tette, aggiungiamo il fascino della cattedra e tutti i luoghi comuni sui sogni erotici dei giovani ormonati sulle insegnanti maiale (grazie a Edwige Fenech per il suo personalissimo apporto).
Panico: nei successivi cinque secondi ho poi pensato alla eventuale strategia di uscita. Se lo studente avesse malauguratamente terminato la sua dichiarazione, cosa avrei potuto fare? Dirgli una delle seguenti frasi:
1. Ma dai, non può piacerti l’antiquariato! (rischio suicidio del giovane innamorato, subito scartato)
2. Ma dai, non può piacerti la roba molle! (equivoco, scartato)
3. Mi spiace, ma i ventenni non sono il mio tipo (falsissimo, scartato anche questo)
4. Dimenticami, la nostra storia non potrebbe mai funzionare (telenovela brasiliana docet, scartato - visto che poi io pretendo di insegnare la nobile arte della parola)
5. Ho un moroso alto un metro e novanta (minaccioso)
6. Elvis vive (sempreverde)
7. Culo (forse la soluzione migliore)
I quindici secondi di finta riflessione con gelo alla base del collo devono aver fatto capire al povero Romeo che la sua prof non era così furba come voleva far credere. Devo aver però mantenuto un aplomb impeccabile, perché il tapino non ha sospettato niente.
S: Dai, prof, glielo dico: è la XYZ.
Il primo pensiero è stato “Cupido, ti ringrazio”, il secondo “studente che mi hai fatto venire un coccolone, vaffanculo”. Ovviamente una delle due cose mi è scappata di bocca.
C: Studente, vaffanculo.
S: Ma proooof?!?!? Perché?
C: A prescindere. Comunque (scuote i capelli per fingere contegno) è una cosa bella, non capisco il tuo turbamento.
S: Innanzitutto non so se dirglielo, e poi non so come fare.
C: Guarda, ascolta la zia Callista, meglio confidare sempre i propri sentimenti: poi va a finire che ti penti di non averlo fatto. (Ah, meraviglia, antico rimpianto, quante volte mi sono morsicata la lingua per non dirti quelle maledette 5 letterine…) E poi le dici che ti piace, mica che è una str… sciocca!
S: Grazie, prof, adesso mi sento molto meglio. Devo escogitare solo un bel modo per dirglielo. Alle ragazze di solito piacciono le cose romantiche, no? Trovare il momento giusto…
C: Certo, ma il momento giusto sarà quando ti sentirai di dirle quello che provi. Non pensare tanto e non cercare di strafare.
E qui (cosa inaspettata) la creatura mi ha stretto in un abbraccio che mi ha lasciato modello baccalà, con le braccia a penzoloni e l’occhio lucido da cernia commossa.
S: Grazie, prof, lei era proprio la persona giusta con cui parlare. L’ho sempre pensato che fosse speciale.
C: Ehhhh… Mah…
S: Le faccio sapere come va!
C: Ok… Grazie, cioè, in bocca al lupo… Uh, cavolo, sono poche le persone che mi lasciano senza parole. Puoi vantarti di esserci riuscito.
Non ci sono santi che tengano: o sono sempre la solita romanticona o sto drammaticamente invecchiando. Ridatemi i miei 18 anni!
3 commenti:
amica, io abbasserei i voti a tutte di almeno un punto e mezzo, se lo meritano!!!
ahahahah che ridere voglio leggere la fine della storia!!!
Vogliamo poi sapere come va a finire questa storia! :)
Oh mio dio,
io sarei impazzita!!!
Meno male che non hai dimostrato di aver capito male!
Ok sei insegnante e io ho scritto come una diciottenne, ma, leggendo il tuo post, mi sento tutto d'un tratto al liceo e vorrei essere XYZ!!!
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