Dovrei essere felice. Dovrei. E non uso il condizionale a caso. Ieri decido di fare la pennichella post-pranzo; ci sta tutta perché la notte precedente ho dormito male e poco. Spengo il cellulare per non farmi svegliare sul più bello e mi faccio un’ora di sonno, profondo e senza sogni. Mi alzo decisamente in forma, e scopro che LUI ha chiamato. E io dormivo, col telefono spento. Pianeta porco-bastardo, ti tiro giù a sassate. Ma perchééé? Richiamo immediatamente, e cosa scopro? Che LUI passava dalle mie parti e voleva salutarmi. Ovviamente maschero la mia disperazione dietro un’asettica esclamazione di disappunto («Ma che peccato… Pensa, non dormo mai il pomeriggio…») e mastico il ventricolo sinistro che nel frattempo mi è saltato in bocca.
LUI ride: «Ehhh, ma è stato meglio così, perché potevo fermarmi solo un attimo… Dovevo correre…». E lì faccio la domanda sbagliata: «Correre? Cosa dovevi fare?». Ride ancora… «Eh, sai, mi è ritornato il virus, quello lì… Dovevo correre, ma correre…». Tradotto: gli è tornato il cagotto. Evviva…
Grazie, Signore, non mi hai abbandonato, i miei uomini mi aggiornano ancora sulle loro funzioni intestinali. Ma perché sempre a me? E tutti? Cos’è, ho la faccia che ispira? Nell’ultimo anno ho collezionato uno splendido «’Spetta n’attimo, c’ho da annà a cagà…» (bonjour finesse…), «Ti devo salutare, se non ti offendi ti dico anche perché…» (grazie, lasciami immaginare che tu vada a salvare il mondo), «Non aprite quella porta!» (detto, con aria tronfia, uscendo dal bagno e sventolando una manina…), « È stata una serata difficile, perché ogni dieci minuti ero in bagno, e poi avevo la pancia tutta gonfia, non potevo mica liberare quella, metti che usciva quell’altra…» (non entro in ulteriori dettagli…). A LUI l’ho anche chiesto una volta, perché sono condannata a sentirmi ragguagliare sullo stato dei visceri maschili a me vicini… Ha detto che dovrei essere felice, perché significa che sono una persona a cui si può dire tutto. E ALLORA PERCHÈ NON MI HAI ANCORA CHIESTO DI PASSARE CON TE TUTTA LA VITA MA TI MANCA (e cito testualmente) «L’ULTIMO PASSO»? Perché? È tutto chiaro: non mi ama abbastanza per stare con me, ma sufficientemente per chiarirmi che il suo intestino funziona. Sono soddisfazioni, enormi.
PS: Per i più masochisti, trascrivo l’inizio della telefonata serale. Io: «Ehi, ciao, come stai? Meglio?» LUI: «Grazie, sì, diciamo che sono passato alla fase solida… un po’ più solida almeno…». Inutile dire, mi sono tolta un peso, non so come avrei dormito altrimenti... Defecatio über alles.
martedì 27 febbraio 2007
cuore e intestino
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1 commento:
Care derelitte, sono finita qua per caso, saltellando da blog in blog. E proprio ieri facevo notare al "mio" LUI che non è carino fare la pipì (e a quanto pare mi è andata bene!) con la porta aperta... dato che è una cosa molto intima, e che Io ho imparato da molto poco a farla in compagnia delle mie amiche (e la cosa mi scoccia alquanto)...
Ma perchè gli uomini d'oggi si sentono tale solo in un bagno?
Uscito dal bagno (oggi) è già entrato in crisi esistenziale...ma se basta così poco a non fargliele venire...quasi quasi mentre fa pipì sto lì!!
...sono solo uomini!!!
;)
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