giovedì 14 gennaio 2016

La chiaveeeeeeeeee!

Il seguente post, pubblicato dalla sottoscritta Callista, è in realtà di mano di Mafalda.  La derelitta Mafy ha infatti perso qualsiasi accesso al blog. In attesa di essere riabilitata, dice ai suoi lettori di perdonare la sua sbadatezza, tipica di una bionda stupenda qual è lei.

(In realtà, le sue parole testuali sono state "Scrivi che sono rimbambita".)

Buona lettura.


Tornate, tornate … si fa presto a dire siamo tornate. La fa semplice, Cally.
Dovremmo pur spiegare cosa abbiamo fatto in tutto questo tempo – Clyde rientra in casa che fa freddo e ti si gelano le chiappe - raccontare i nostri cambiamenti, - Bonnie puoi scendere dalla mia borsa che poi mi porto peli neri ovunque ?- dire che facciamo, dove siamo – Gatti malvagi smettetela di correre in giro alle mie gambe che grazie a voi ho già rischiato un triplo axel dalle scale stamattina -  Insomma un minimo di spiegazione credo proprio sia il caso di darla – Ciao belve!
Tutti questi pensieri vagavano nella mia testa stamattina mentre,  cercando di domare i due felini che ormai sono diventati padroni incontrastati di casa, finivo di prepararmi per uscire e andare al lavoro.
Contro ogni aspettativa sono riuscita ad uscire e chiudere la porta.
Ecco.
Chiudere la porta.
Nooooooooooo:  Le chiavi!
Ricapitoliamo.
Ore 8.05 del mattino. Riunione in ufficio fissata per le 9.00. Io sul pianerottolo di casa con in mano un mazzo di chiavi. Porta chiusa con altra chiave inserita all’interno e, ovviamente, maniglia presente solo all’interno. Serratura bloccata. Tradotto: Tragedia di immane portata.
Momento di panico, seguito da un momento di fredda lucidità nel quale ho elaborato un piano per uscire dal guaio, seguito da un momento di disperazione conscia del fatto che il mio piano avrebbe fatto acquissima. Mi sento la D’Urso in preda ad un delirio di faccettine contrastanti! 
Corro dalla signora del piano di sotto sperando che riesca a darmi il numero del fabbro che ha eseguito alcuni lavori di ristrutturazione della casa. Dribblando mille domande riesco a farmi dare il contatto.
Mi lancio a piano terra (la linea sul giroscale è inesistente) e mi ritrovo in strada a telefonare.

FABBRO: Pronto?
MAFALDA: Ciao, Fabbro, ciao, sono Mafalda Mafaldi, ti ricordi?
FABBRO: no
MAFALDA (iniziamo bene)  ma come no? Sono la figlia di papà Mafaldi … hai fatto dei lavori durante la ristrutturazione di casa
FABBRO: no
MAFALDA: ma dai … Trento nord, vicoletto stretto, ultimi due piani di una casa antica …
FABBRO: no
MAFALDA (evviva la loquacità dei trentini!) Vabbè, non importa! Ho un problema … e gli spiego la situazione …
FABBRO: mi spiace, non lavoro più in proprio; ora sono dipendente e non posso lasciare il posto di lavoro. Ti do il numero di una ferramenta. Chiama loro. Ciao.

Segno il numero e telefono.
Mi risponde una signorina alla quale spiego velocemente la situazione. Lei ascolta tutto diligentemente per poi passarmi “uno dei ragazzi al bancone”.  Aspetto e parlo con tale Marco al quale racconto la mia disavventura. Anche Marco ascolta diligentemente  tutto e si mostra perfino solidale inserendo qualche “ah cavolo” e “mannaggia” nella conversazione ma mi informa di non potermi aiutare. Mi passa, però, il titolare, il signor Antonio. Prendo fiato ed espongo il mio dramma anche a lui concludendo con un “mi può aiutare?”.
Il signor Antonio prontamente mi risponde felice e garullo: “ma certo, signorina” … e aggiunge “domani mattina verso le 10 va bene?”
Ma come domani mattina??? Ma noooo … io devo entrare in casa oggi. C’ho pure due povere creature pelose che mi muoiono di nostalgia e fame (rigorosamente in quest’ordine) se non mi vedono!
Niente … il signor Antonio ha un’agenda fitta quanto quella di Obama e mi tira pacco. Mi regala una flebile speranza dandomi il numero di telefono di un altro fabbro.

Ormai sono le 8.30 passate e sono seduta su un murettino di cemento vicino all’entrata di casa. Guardo sconsolata il display del mio cellulare. Il numero l’ho composto ma sta suonando a vuoto … avrà già fatto 20 squilli (alla faccia della regola derelitta ‘dopo 5 si attacca’) quando, come un arcobaleno che spunta dalle nubi, sento la voce di Franco.
Gli spiego tutto: porta chiusa- chiavi all’interno – mazzo di chiavi presente – porta bloccata – fretta – aiuto!
Mi risponde con un rassicurante “in 5 minuti sono da te”
Arriva puntualissimo. Capello lungo, pantaloni mimetici, pile e crocs nere ai piedi (segue supporto fotografico). Ecco … diciamo che la  presentazione non è delle migliori ma “Renegade montanaro con zopelle inguardabili” è la mia unica speranza per riprendere possesso della mia maison quindi sorrido e lo conduco fino alla porta di casa.


Sorride sornione affermando, sicuro; “sarà un gioco da ragazzi!”.
Mezz’ora, un bel po’ di sudore  e  dopo aver usato, nell’ordine, carta fedeltà del supermercato,  chiave del dodici, bustina trasparente di plastica, cacciavite di taglio e a stella, supporto che si espande ad aria, forcina dei capelli, e trapano la porta si spalanca.
Praticamente l’ha aperta a imprecazioni!
Saluto il gioioso Fabbro che abbandona il campo di battaglia provato e con un centone in tasca e corro verso la macchina.
Memorizzo il contatto di Franco come “Salvatore Fabbro Franco”. Toh … proprio sopra Saraminchia.
 Anzi ora la chiamo per la ceretta.
Beh … forse aveva ragione Cally. Non c’è niente da spiegare.
Il tempo passa.
Le derelitte restano.

lunedì 11 gennaio 2016

Avete voluto le Derelitte? Eccole qua…

Trento. Inverno. Esterno giorno.
Le Derelitte, Callista e Mafalda, si abbracciano nel cortile dell’ufficio di Mafalda. Accanto a loro, un passeggino con un pupo di un anno fa bella mostra di sé, mentre un giapponese si allontana e sorride, scuotendo la testa.
Per capire la scena, dobbiamo per forza fare un passo indietro…
Pochi minuti prima, le Derelitte sono al bar davanti a un caffè.

M: Amica, dobbiamo vederci di più.
C: Hai ragione, ma come facciamo? Già progettare di lavarsi i capelli diventa un’impresa, tra lavoro, nano, marito, casa da tenere…
M: In effetti… Con un moroso stabile il tempo diminuisce notevolmente. Ma quando eravamo single, che cazzo facevamo tutto il giorno dopo il lavoro?
C: Mah… Probabilmente meditavamo di appenderci al Nettuno. Oppure ci rifacevamo lo smalto tre volte al giorno.
M: Ti farei notare che anche adesso siamo comunque impeccabili.
C: Per forza. Mia madre mi ha anche minacciato che se osavo lasciarmi andare dopo la gravidanza, mi avrebbe spedito dal parrucchiere a calci. L’altro giorno mi ha anche detto che ero vestita troppo da "sgarzuletta", ormai sono una signora per bene e mi devo vestire seriamente.
M: Ussignur. Niente più maglie con le bestie quindi?
C: Quelle le metto lo stesso. Basta coprirle con un cardigan.
M: Sei veramente astuta.
C (al pupo): Amore di mamma, non infilarti il cucchiaino del caffè nell’occhio, eh!
Pupo: Dah dah dah daaaaahhhh…
M: Che bambino intelligente. Tutto sua zia Mafalda.
C: Assolutamente.
M: Comunque, amica, io la soluzione la ho.  Torniamo a scrivere il blog. Lo diciamo da una vita, e poi abbiamo tanto materiale nuovo di cui parlare…
C: Sai che se faccio un post qualunque sulla maternità rischiamo di essere lapidate dalle madri estremiste, vero?
M: Adoro vivere pericolosamente. E poi abbiamo gli aggiornamenti sulle ex meraviglie… I nostri vecchi lettori si chiederanno che fine abbiano fatto! Hai visto che continuano a scriverci per chiedere di tornare a postare…
C: Credo non ci dormano la notte. A proposito, andiamo a pagare, che poi pupo deve fare la pennichella…

Ebbene sì, cari lettori, avete capito bene. Callista ora è sposata e ha un pupo masculo di un anno appena compiuto. Rispetto ai suoi sogni di Derelitta, le manca solo il pellicciotto alla J-Lo e il passeggino con dentro due gemelli (ma col senno di poi, un nano alla volta basta e avanza). Ovviamente è sempre biondissima, bellissima e magriss… ehm, tornata alla forma pre-gravidanza grazie a una dieta a base di cose astruse di cui ovviamente parleremo.
Mafalda ha un fidanzato, ovviamente pelato. Questa volta anche lui è a conoscenza del fatto di avere una compagna, il che non è assolutamente scontato, viste le nostre esperienze passate. Rispetto ai suoi sogni di Derelitta, le manca ancora il passeggino, ma ha il pellicciotto alla J-Lo che Callista le invidia moltissimo. Anche lei è sempre biondissima, bellissima e magriss… ehm, rimasta esattamente com’era qualche anno fa, grazie alla palestra con cui si ammazza, momentaneamente da sola.

Le Derelitte si avviano verso l’ufficio di Mafalda.
C: Allora pensiamoci, ok? Almeno ci sentiamo virtualmente in modo più sistematico…
M: Fatta. Amica mi manchiiiiiii…
C: Anche tu, ahhhhhhhcomesoffro…
M: Abbracciamoci…
C&M: Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh…

Ecco spiegata la scena di apertura di questo post. E comunque, se ancora non l’aveste capito, siamo tornate.



Come dite? Il giapponese? Ah, quello era appena uscito dal palazzo accanto all’ufficio di Mafalda. Ma volevamo mantenere la suspance per farvi arrivare alla fine del post… 

mercoledì 21 agosto 2013

Callista sogno di mezza estate

Ieri ero davvero di ottimo umore: mi sentivo un incrocio tra Vlad l’Impalatore, Attila, Gengis Khan e Dart Fener. Meraviglioso. Ma le faccende domestiche non guardano in faccia nessuno, meno che meno le lune o le paturnie… Quindi me ne sono andata con la mia sportina e la lista della spesa a fare incetta di cibi possibilmente poco calorici. 
Dopo aver spuntato tutte le voci del promemoria e aver ceduto alle Ecodosi Dash in offerta e alla nuova crema Dove Mandorle e Fiori di Ibisco (tutte cose profumose che piacciono a noi donne), mi dirigo alla cassa. E finisco dietro a una nonna con nipotina piagnucolosa di due anni infilata nel carrello.
Abbigliamento Callista: gonna bianca lunga fino ai piedi (moooolto gitana), canotta doratina, borsetta in paglia, sandalino etnico, capello biondo trattenuto da fiorellino di stoffa. Mi sento come Gwen Stefani nella foto vista stamattina, ma sembro probabilmente la copia sobria della zingara Cloris.
La bambina frigna, mentre la nonna cerca di placarla. A un certo punto, la gioiosa anziana esce con la genialata: “Amore, non piangere, guarda che questa bella signorina qui dietro ti sgrida”.
Io sfodero il sorriso di circostanza, più che altro per le due magiche paroline “bella” e “signorina”. La bambina mi guarda perplessa e tira su con il naso. Le faccio “ciao” con la manina.
La nonna è implacabile: “Hai visto che bella che è? È come la tua bambola! È una Barbie, solo che è vera! Hai visto?”
Tra me le la bambina, non so chi potesse avere lo sguardo più perplesso. Abbozzo un “Ma no, eh, signora, ne vengono fuori almeno due di Barbie in carne e ossa da me… Ah ah…”, ma in realtà gongolo. Barbie “Callista Sogno di Mezza Estate”, altro che Gwen Stefani…
Mi resta solo da trovare Ken. E che sia possibilmente dotato di pistolino.

sabato 20 luglio 2013

Coniglio spaziale ... azione!!!

Come tutte le brave massaie, anche noi siamo iscritte a Groupon. Ogni giorno spulciamo attente le millemila offerte, compriamo buoni per lezioni di yoga, massaggi, cene luculliane o soggiorni romantici, pennelli da trucco e quant’altro.
Ma oggi la nostra attenzione è stata attirata da altro. In mezzo alla maschera per i piedi al cetriolo e rosmarino (ussignur), i cuscini in memory foam o la coppetta mestruale (su cui prima o poi scriveremo, statene certi), ecco l’offertona imperdibile.  Il VIBRATORE RABBIT.

coniglio
Vediamone insieme i dettagli.


“A differenza dei topi che ballano solo quando il gatto non c'è, i conigli si divertono a ruotare e vibrare soprattutto se sono in compagnia.”
Questo dobbiamo ricordarci di dirlo alla nostra amica che ha in casa due conigli domestici… Potrebbe essere stupita da tanta vitalità!

“Lasciati andare al piacere con il vibratore Rabbit. Farlo è semplicissimo: sarà sufficiente chiudere la porta della camera da letto e dedicarsi qualche momento per volersi bene."
Notare l’eufemismo “volersi bene”: raffinato ed elegante, adatto a un pubblico femminile. Da vomitare. Queste vaccate o le ha scritte un uomo o qualcuno che è ancora convinto che l’autoerotismo renda ciechi.

Vibratore Rabbit “Love Bunny”

“Love Bunny è sinonimo di piacere appagante. Un sex toy per farti perdere la testa e... non solo. Dispone di doppi comandi digitali per la vibrazione del coniglio frontale, per la rotazione delle perle e del fusto."

La prima cosa che ci viene in mente è chiedere COSA si può perdere oltre alla testa??? Meglio non approfondire, ma avvisare il pubblicitario che quei puntini di sospensione allusivi non invogliano affatto. Semmai terrorizzano. Come i doppi comandi digitali, peggio di un Minipimer.  Ma andiamo oltre.

“3 velocità di vibrazione e rotazione e infiniti modi di usarlo e di volersi bene."
“Infiniti modi di usarlo e di volerti bene”
ma chi è l’imbecille che scrive ‘ste cacate? A cosa potrà mai servire il vibratore? A farsi i ricci? A tritare il basilico? E poi, la piantiamo con questo “volersi bene”?

“Inverti la rotazione tramite il tasto centrale e prova un nuovo modo di sentirti speciale.”
Come se uno potesse sentirsi speciale grazie a un missile rotante in silicone.

“Love Bunny è realizzato in morbidissimo jelly trasparente e assolutamente privo di ftalati.”
Ah, scusate, grazie a un missile rotante di morbidissimo jelly trasparente privo di ftalati.

Vibratore Rabbit “Evolution of the Rabbit”

“Un vibratore in grado di soddisfare anche le donne più esigenti. “Evolution of the Rabbit” unisce la normale vibrazione e rotazione alle funzionalità wireless. Grazie al telecomando puoi azionare la vibrazione con una distanza fino a 10 metri... così potrai divertirti da sola o con una persona speciale.”

Tralasciamo la sintassi che inizia a farsi confusa (forse chi ha scritto si stava volendo bene con il coniglio, chissà). Resta il fatto che se una si diverte da sola, il telecomando serve a ben poco, se non parliamo di una Watussa (nel qual caso forse anche il coniglio potrebbe risultare insufficiente, magari potrebbe servire un puma, un cane alsaziano, una giraffa). Sulla persona speciale a cui affidare il telecomando… Bé, non so voi, ma noi non troviamo affatto erotica la possibilità che uno per farci coglionella ci spenga l’attrezzo sul più bello. E se questa persona è così speciale, non si può sostituire direttamente al Rabbit? No???

“La vibrazione sul corpo centrale e sulla protuberanza frontale solleticano il piacere sia insieme che separatamente."
Sintassi sempre più oscura. Comunque va bene,  il concetto ci pare chiaro e stavolta senza eufemismi.

“Inverti la rotazione sul glande e il vorticare delle sfere metalliche... lasciati andare a momenti di puro piacere."
Questo sinceramente più che farci pensare a momenti di puro piacere  ci fa venire il mente una puntata di Goldrake...   Ma forse è perché siamo cresciute negli anni ’80… ci terrorizza anche un po’ il vorticare delle sfere metalliche: siamo sicuri che questo benedetto attrezzo non decolla?

“Per aumentare le sensazioni di benessere utilizzalo con un lubrificante.”
L’agghiacciante annotazione medica finale se la potevano anche risparmiare.

Ovviamente potete capire che non si può resistere a tutto ciò: infatti, nel dubbio, abbiamo fatto 4 ordini. Di crema per i piedi al cetriolo e rosmarino. Si sa, per attirare i conigli in carne ed ossa le verdure vanno sempre bene… e i piedini morbidi aiutano! ;-)

martedì 18 giugno 2013

Piccole meraviglie crescono

E anche quest’anno scolastico volge al suo termine, con solo i poveri maturandi a faticare ancora sulle “sudate carte” di leopardiana memoria: soliti saluti, soliti adempimenti di fine anno, solite speranze di rivedere colleghi e (in qualche caso) anche studenti a settembre (ah, infausto destino dei precari!). Questo finale di anno però è stato rallegrato da una nuova usanza importata dall’America: il ballo scolastico, ossia orde di adolescenti infighettati che pervengono in luogo deputato e attrezzato come sala da ballo e mangiano e bevono rigorosamente analcolico (con professori addetti al controllo del beveraggio, come gli schiavi assaggiatori romani) fino alla mezzanotte, quando vengono sbattuti fuori dal bidello infastidito per gli straordinari serali.
Ovviamente l’idea non può che essere sostenuta dagli insegnanti più giovani, tra i quali mi trovo ancora – fortunatamente - pure io:  mi sono trovata quindi a dover organizzare tutto l’ambaradan e a partecipare come sorvegliante alla serata (ma più che altro ho cercato di mantenere l’aplomb dell’algida professoressa regina delle nevi, che mi viene tanto bene in classe ma molto meno bene nelle occasioni conviviali, perché in un paio di occasioni mi sono dovuta trattenere dal gettarmi in pista urlando).
Tutto si è svolto per il meglio: ragazzi bravissimi che si divertono davvero con nulla (alla faccia delle tragiche prospettive che i tg danno del mondo giovanile), nessun incidente di percorso, niente da segnalare. Niente, tranne lo Studente Invaghito.
Ora, da insegnante giovane e non racchia, mi sono trovata a volte in passato a fronteggiare studenti invaghiti: ma il tutto si risolveva in sguardi languidi, sospiri sul corridoio, interrogazioni che evolvevano in balbettamenti e coloriti scarlatti se si parlava d’amore o simili. Ma lo studente invaghito di quest’anno ha la faccia come il didietro e un coraggio che non ho manco io a trent… ehm, ventinove anni periodici.
Inutile dire che è corteggiato da orde di ragazzine dai 16 ai 18 anni per il suo fare simpatico e spavaldo; inutile dire che è pure un bel ragazzo, alto, moro e ben vestito; inutile dire che è pure bravino a scuola senza fare grande fatica ed è pure sportivo. Insomma, le ha tutte. Ma invece che gettarsi sulle compagne di scuola, ha deciso di perseguitare me: battute, complimenti, carinerie di ogni tipo sempre rimbeccate con cinismo e acidità sono servite a poco. Il minchione aspettava il ballo scolastico per mettermi in seria difficoltà.

Arriva sorridente e profumato circondato dai suoi amici, raggiunge l’angolo dove sono rintanata con i colleghi e mi saluta: “Prof, è un CASIN bella stasera!”
Io: “Grazie, ma magari i complimenti impara a farli in italiano, cucciolo!”
Lui: “Prof, ma non si formalizzi: il concetto c’è, ed è che lei è bellissima!”
Risatine dei compagni e mio rapido sollevamento delle sopracciglia, mentre cerco di non diventare paonazza. Questo mi mette seriamente in crisi.
La serata passa tranquilla, con gli occhi del cucciolotto sempre piantati addosso e sporadiche comparsate dietro angoli e colonne che mi facevano venire un coccolone ogni volta. Ma come in ogni festa che si rispetti, arriva il momento dei lenti. Il fesso avanza verso di me con passo deciso: io guardo il mio collega ignaro che beve una cocacola.

C: Oddio, viene a invitarmi
CICBUC (Collega ignaro che beve una cocacola): Chi?
C: Coso, lì. Viene a invitarmi a ballare.
CUCBUC: Ma valàààà, con tutte le compagne gnocche che ci sono stasera? Da te?
C: Grazie per la considerazione. E comunque ti dico di sì.
CUCBUC: Ma figur…
Ed ecco lo studente invaghito arrivato a noi:
SI (porgendomi la mano): Prof, posso invitarla a ballare?
C: Ecco, veramente…
CICBUC: Ma dai, vai!
C (mai che si facesse i fatti suoi questo): Ma no, non mi pare il caso…
SI: Prof, è solo un ballo, giuro che non le faccio nulla!
C: Non ho paura, eh, ti ricordo che quanto io facevo la maturità tu eri alle prese con i rigurgitini da latte!
SI: E allora, dai, mi faccia questo regalo!


In mezzo a un coro di “dai proooof, forzaaaa, vai Callistiiiii” con uno studente dal sorriso impeccabile e la mia faccia color pomodoro, ho ceduto e ho seguito SI a centro pista.
Ho immediatamente adottato la posizione “festa delle medie” quando ti toccava ballare con uno che non ti piaceva: braccio rigido per mantenere le distanze, bacino arretrato di quei 25 cm che impediscono ogni sfioramento, testa girata di 45 gradi per non respirargli sul collo. Io ero tesa come una corda di violino, lo studente rilassato come un angioletto.

SI: Grazie, prof, mi ha fatto un regalo stupendo. Sa, è tutto l’anno che ho un debole per lei.
C: Smettila! Sei fortunato che non sei un mio studente, altrimenti ti facevo bocciare. Balla e taci!
SI: Veramente, prof…  E poi lei ha un profumo buonissimo.
C: Ma benedetto, piantala! Prima di tutto hai veramente una faccia tosta che mezza basta… E poi su, in mezzo a tutta questo numero di gnocche della tua età, devi venire da me?
SI: Ma prof, lei è stupenda, intelligente, spiritosa: le mie compagne non sono abbastanza mature per me.
C (ussignur… Vabbè, vediamo di buttarla in vacca...): Ho capito, eh… Ti piace l’antiquariato!
SI: No, prof, non mi piacciono le cose vecchie. Mi piacciono le cose belle.

Non ho avuto il coraggio di replicare: ho sperato che la canzone finisse in fretta ma (come in ogni situazione drammatica) ho beccato il lento da 5 minuti e 04 (timing controllato a fine serata per vedere quanto avevo patito).
Ovviamente ho condiviso la vicenda con l’amica Mafalda.

C: Amica, hai capito cosa mi è successo?
M: E non gli hai dato due colpi?
C: Ma Mafy! Sono una donna impegnata e lui ha 19 anni!
M: Appunto, è maggiorenne!
C: Ma smettila! Ma dico, amica, te lo immagini questo a 25 anni come diventa? Altro che meraviglia…
M: Piccole meraviglie crescono, amica…
C: Ah!
M: Sigh!
C: Sob!

M: Nel dubbio… Non è che hai il suo numero? ;-) 

venerdì 31 maggio 2013

La bacchettona

Come ormai ben sapete, le vostre derelitte (con Olivia di CiVediamoAlleSette) sono tornate in palestra: due giorni a settimana facciamo un corso faticosissimo in cui un istruttore psicopatico ma bravissimo ci urla in faccia come in un campo marines, mentre un terzo giorno a scelta ce ne andiamo in sala pesi a fare un po’ di tonificazione generale. I risultati non si sono fatti attendere, ovviamente… Ma come capirete, non parliamo tanto di perdita di peso o rimodellamento corporeo, quanto di tragiche avventure in perfetto derelitt style.
Tanto per cominciare… Sapete benissimo del debole che noi nutriamo per i pelati: ecco, la palestra è popolata da calvi. Tre quarti degli istruttori lo sono! Praticamente non si distinguono per la maglietta “staff”, ma per la pelata. Tra questi calvi, uno è quello che ci ha convinto a iscriverci, ovviamente per la sua competenza in ambito sportivo e non per il fatto che indossa magliette piccole, pantaloni sconvenientemente aderenti sulle chiappe (di marmo) e ha gli occhi verdi come il mare. Ovviamente il suddetto pelato è pure fidanzato con una toporagna impedita che si allena con noi e distingue a fatica la destra dalla sinistra: il mondo è davvero ingiusto.



In compenso, alla seconda comparsata in sala macchine siamo state abbordate dall’altro istruttore: una via di mezzo tra zio Fester e la copia giovane di Galliani. Ci ha beccato mentre eravamo sulla cyclette a riscaldare le chiappe.
GG (giovane Galliani): Ciao ragazze, siete nuove?
C: Ciao! Sì, ci siamo iscritte da 15 giorni!
GG: Oh, bene,allora poi vi seguo io mentre fate la scheda, così controllo se fate gli esercizi.
M: A dire il vero, facciamo palestra da 10 anni…
GG: Tanto non ho niente da fare! Comunque piacere, io mi chiamo Fausto.
C&M: Piacere, Callista e Mafalda! (ma sapete che le derelitte in realtà hanno lo stesso nome…)
GG: Uh, vi chiamate uguali? Ma dai? Mi prendete in giro?
C: No, se dobbiamo prendere in giro qualcuno ci inventiamo qualcosa di meglio…
GG: Ahahah! Dai, allora a dopo!

Già qui dovevamo capire che il babbeo brillerà in effetti per muscoli, prestanza fisica o crapa pelata, ma non per astuzia.  È bastato che ci seguisse in 3 postazioni per sentire prepotente dentro di noi la voglia di fargli inavvertitamente cadere un peso da 10 chili sul mignolino del piede: Fausto, infatti, ha un umorismo che farebbe ammosciare i capelli anche a Rodotà e, soprattutto, parla per luoghi comuni. Una tragedia, che è deflagrata in tutta la sua potenza alla pectoral machine. Mafalda è seduta e sta facendo l’esercizio, Fausto è in piedi accanto a Callista in attesa.
F: Ma voi che lavoro fate?
C:  Io insegno.
F: Ma dai? Dove? All’asilo?
C (perché tutti mi chiedono se insegno all’asilo?): No, al liceo.
F: Ah. E cosa insegni?
C: Italiano e Latino
F: Dai? Ma sei severa? Secondo me hai la faccia da BACCHETTONA!
C: Lo prendo come un complimento.

Mentre il povero Fausto si scavava la fossa da solo avventurandosi in un terreno fatto di “ah, ma i giovani d’oggi sono tutti disperati” e “chissà che fatica farai a farti rispettare”, io ho attivato la modalità risposta automatica modello vecchietta in coda alla posta che si lamenta di tutto: sguardo fintamente presente, testa che oscilla su e giù, annuendo, vocalizzi di assenso (ehhh già, ahhhh sì, come no, eeeehhh…).
Finalmente, dopo una conferenza di pedagogia degna di un novello Don Milani, Fausto si cava dai piedi. Mafalda ha le lacrime agli occhi dal ridere.
M: Amica, hai fatto colpo.
C: Zitta!
M: Quando ti ha dato della bacchettona pensavo di morire.
C: Questo immenso minchione… Vabbè, andiamo a ritirarci la tabella e doccia!



Alla postazione, Fausto ci attende implacabile.
F: Ragazze, ecco qui la tabella nuova. L’ho fatta pensando ai vostri bisogni…
M: Ma noi non ti abbiamo detto niente  al riguardo!
F: Sì, ma io vi ho controllato mentre facevate gli esercizi! Vi ho fatto lo scanner, ahahah!
C: Eh, un lavoraccio il tuo, eh?

F: Ah ah ah.
C: Vabbè, grazie e ciao!
F: Ma dove andate di bello? Aperitivo stasera?

M: Di giovedì? No, noi pecchiamo solo nel fine settimana.
F: Ah, ma non andrete mica a casa?

C: Sì, siamo noiose e bacchettone. Ciaooooooo!

Se chi ben comincia è a metà dell'opera, nutriamo un senso di inquietante timore per i prossimi mesi.

lunedì 13 maggio 2013

Il capogiro

Dialogo tra Callista e classe numero 1.

Classe: Proooooof, ma come mai ieri non è venuta a scuola? Era malata?
C: No, mi sono dimenticata la strada.
Classe: Prof, non ci prenda in giro... 
C: Non è successo niente, ragazzi, ieri mattina mi sono alzata, stavo poco bene e mi girava la testa. Probabilmente un calo di pressione.
Classe: Non è che è incinta?

Dialogo tra Callista e classe numero 2.

Classe: Prof, ha marinato ieri?
C: Sì, sono andata in Bondone a prendere il sole.
Classe: Non ci crediamo!
C: Astuti! Ma no, ieri stavo poco bene e...
Classe: Prof, è incinta?

Dialogo tra Callista e classe numero 3.

Classe: Prof, come sta, è guarita?
C: Sì, grazie, ragazzi, sto meglio.
Classe: Aveva la nausea?
C: No, chi vi ha detto questa cosa?
Classe: Il prof XY ci ha detto che le girava la testa, pensava di dircelo che è incinta o no?!? Lo sapevamo noi!

Mio Dio: mi vedono evidentemente grassa. Aiuto.