lunedì 26 settembre 2011

Il genio della spesa

Quando io e la Mafy ci maceravamo nella singletudine e cercavamo di incontrare degli uomini dal cervello minimamente stabile (leggi “no meraviglie, no stitici sentimentali, no storti”), avevamo seguito il consiglio di un’amica che ci aveva suggerito il supermercato come luogo ideale di rimorchio, magari in orario da fine lavoro. Ovviamente risultato nullo, manco a dirlo: alla faccia delle statistiche.
Ma ecco che qualche giorno fa il destino ha voluto farci vedere che ci sbagliavamo.
Ore 11.00 (quindi orario sbagliatissimo per fare incontri interessanti, sempre secondo l’amica di cui sopra): la vostra Callista si aggira con aria assonnatissima per il suo supermercato di fiducia consultando la lista scritta da Fidanzato su un post it a forma di cuoricino (teneeeero).
Accanto al bancone dei biscotti mi imbatto in un giovinotto rasato, occhio scurissimo, abbronzatura che mi fa sospettare origini non propriamente trentine, fisico atletico e abbigliamento easy chic. Mi lancia un’occhiata del tipo “ciao bella biondona”, ma io fingo (complici gli occhiali da sole) di non aver visto e mi butto sulla scelta del caffè.
Lo ritrovo nella corsia delle patatine dopo tre minuti. Si ferma a parlare con un commesso e il suo accento mi conferma le origini meridionali, probabilmente sicule. Mi sorride mentre io prendo il pacco maxi di San Carlo rustiche (maledetto metabolismo veloce di Fidanzato…), e io rispondo con un sorrisino del tipo “sì, sei carino, ma io sono impegnata, CULOOOO”. Mi dirigo con passo svelto verso il banco del pane.
A questo punto il babbeo fa il giro inverso e me lo trovo davanti tra il banco dei grissini/snack salati/peccati mortali (carboidratiiii, vade retro) e quello dei sughi pronti. Io mi fermo per farlo passare, ma lui mi cede il passo; io ringrazio e lui coglie la palla al balzo: “Eh, sono cinque minuti che cerco il mio cestino, qualcuno deve avermelo portato via!”.
E certo, chi non resiste alla tentazione di portar via un cestino altrui che deve ancora essere pagato? Magari un regista sadico di Candid Camera…
Io rispondo stando sul vago: “Eh, sono cose che capitano… Ma se dovevi ancora pagare non è una gran perdita!”.
Lui, imperterrito: “Sì, ma non mi ricordo cosa ci avevo messo dentro!”.
Bravo, complimenti: già avevo il dubbio che fossi un tantino pirla, ora ne ho la certezza.
Io: “La prossima volta fatti la lista. Buona ricerca!”.
E me ne vado sculettando (perché da vera star so che l’uscita di scena è fondamentale) verso i surgelati, per poi mettermi diligentemente in cassa.
Ed ecco che il ciccino si ripresenta: “Ciao!”.
Vedo che in mano ha un cestino: “Ah, hai ritrovato la refurtiva?”.
Lui: “Come?”
Io: “La refurtiva… Il cestino rubato, era una battuta!”.
Lui: “Ah, sì, boh, è che qui è tutto grande e non si trova mai nulla…”.
Certo, tutto grande (almeno spero per te) tranne la tua capacità dialettica, tesorino.
Io: “Eh già, sono cose che capitano…”
Lui: “Vabbè, comunque grazie, eh, ciao…”.
Grazie? E di che? Mah…
Io: “Figurati… buona spesa!”.

Ora: passi che il manzo non fosse particolarmente sveglio né arguto nel dialogo, ma era un bel fanciullone. Perché quando eravamo single non ci è mai capitato nulla di più della vecchina che voleva passarci davanti al bancone degli affettati?

venerdì 23 settembre 2011

Che belle braccine!

In questi giorni di caldo quasi innaturale, a scuola ho adottato un sobrissimo abbigliamento a cipolla. Parto dalla maglietta senza maniche, sovrappongo quella a manica lunga, inserisco un foulard e concludo il tutto con lo spolverino. Al mattino sembro l'omino Michelin, a mezzogiorno una che è appena uscita dalla spiaggia. Ieri pomeriggio, ad esempio, ero felice e smanicata al collegio docenti. Si avvicina una collega subdola, che mi pizzica un braccio nella parte dietro, nella famigerata zona "della saliera", quella che penzola drammaticamente con l'avanzare dei chili (e degli anni).

CS (collega subdola): Che belle braccine cicciotte!

BRACCINE CICCIOTTE?
Io rispondo con una risatina di circostanza (e la morte nel cuore).

CS (rincarando la dose): Ma sono morbidissime! Che bello! Ma eri così anche da piccolina?

Così come, immensa rimbambita cosmica, morbida o obesa? Proviamo a chiedere a tuo marito, che passa i consigli di classe a guardarmi le tette, se ha notato che le mie braccia siano cicciotte! Ffffffffff...

Comunque è ufficiale. Devo rimettermi a dieta. Che qualcuno mi aiuti.

giovedì 15 settembre 2011

Il galateo spiegato a un 18enne

Callista al ritorno a scuola incontra immediatamente un suo alunno sul corridoio

S: Prooooof, salveeee! Com'è abbronzata!
C: Ciao, caro, grazie. Eh, sai, sono appena tornata dalle vacanze.
S: Ma sta davvero benissimo! Sembra più magra.

SEMBRO???

C: Ciccino, vuoi arrivare indenne alla maturità?
S: Ehhh, sì... Perché?
C: Perché io non sembro più magra, SONO sempre e comunque magrissima.
S: Ahhhh, ehm... ok.
C: E sono pure bionda naturale. Ok?
S: Certo!

L'insegnamento dà sempre enormi soddisfazioni, in effetti.

martedì 6 settembre 2011

Bentornati alla realtà!

Lunedì 5 settembre: con la pioggia, il blue del rientro dalle vacanze e la mia naturale antipatia per le pratiche burocratiche, mi reco a fare la solita routine settembrina per i precari scolastici, ossia la domanda di disoccupazione che mi copra le due settimane nelle quali abitualmente rimango senza contratto. Alle 9 mi presento nel primo ufficio: e scopro di avere "solo" 23 persone davanti... Mi accomodo a un tavolo e attendo.
Quando finalmente è il mio turno, entro e la signora (per altro gentilissima) mi fornisce tutte le scartoffie da presentare al secondo ufficio. Ed ecco che giunge inaspettata una rivelazione che ha del miracoloso:
SG (signora gentilissima): Signorina Callisti, sa che da quest'anno può presentare la seconda parte della domanda direttamente on line?
C: Ussignur, tutto ciò è meraviglioso! (Soprattutto perché l'anno scorso ho fatto un'ora e mezza di coda a stretta vicinanza con un buon'uomo che la sera prima si era ingoiato una piantagione di aglio... NdR)
SG: Basta che lei vada sul sito dell'INPS: inserendo il PIN che le daranno e questi semplici dati, in quattro click è tutto fatto!
C: Allora vado subito a casa e mi collego! Grazie!

E, fischiettando allegra come uno dei sette nani, me ne vado a casa per collegarmi e svolgere tutto da una comoda sedia davanti al PC.
Cerco sul sito quanto detto dalla SG: esiste! Inserisco i dati richiesti (nome, cognome, codice fiscale...) e attendo il PIN... E appare sullo schermo l'inquietante messaggio che il PIN mi verrà inviato metà via sms e metà tramite lettera a casa. Affrancatura ordinaria. Se mi va bene la mia domanda la potrò inoltrare quando avrò ricominciato a lavorare, quindi... Che cavolo... Alla faccia della semplificazione tecnologica.
Dopo aver maledetto il pianeta porco bastardo, mi consolo pensando che (poco male) la mattina dopo (oggi) sarei dovuta comunque andare in centro per portare la Cally car a fare il tagliando, e che quindi sarei potuta andare all'INPS e poi a scroccare un caffè alla Mafy o a zia Callisti (effetti della povertà improvvisa seguita al tagliando). Evviva, una mattinata in centro organizzata, yuhu!

Stamattina di buon'ora mi lavo, mi vesto, mi scollo a puntino (meccanico, impietosisciti), porto la Cally car e mi viene detto "passa oggi nel pomeriggio". Ok, sono senza macchina, ma pazienza: non ho cose urgenti da fare. Mi dirigo a passo ben disteso verso piazza Duomo per un saluto al Nettuno e per andare poi all'INPS. Mentre mi rendo conto di aver cannato completamente l'abbigliamento (deve essere improvvisamente arrivato l'autunno mentre io ero al caldo), vedo in lontananza dei bandieroni rossi. Ah già, lo sciopero: l'avevo rimosso. Sorrido con aria di comprensione e ammirazione insieme a coloro che se ne vanno in giro con cartelli appesi al collo (vorrei essere vestita alla garibaldina per urlare "compagno, anch'io sono una precaria") e vado con il mio malloppo di carte all'ufficio. Che trovo blindato. Chiedo lumi all'usciere: "Ah, oggi è sciopero, signorina! Non c'è nessuno nel palazzo!".
Gli scioperanti mi stanno già meno simpatici.
C: Ah... Vabbé. Magari almeno lei può darmi le carte da compilare?
U: Certo! Quali le servono? Disoccupazione ordinaria, agricola o edile?
Mentre mi immagino a raccogliere pomodori o imbragata su un tetto a mettere tegole, rispondo "ordinaria" e vado al bar per un caffè (vista l'ora antelucana non avevo nessuno a cui scroccare niente... Uff!).
A quel punto non mi rimaneva altro da fare che tornarmene a casa: senza la macchina le alternative erano passeggiata di circa un'ora (con il sandali e il rischio di perdere i mellini -alias mignoli dei piedi- per la temperatura) o autobus. Mi sono detta: "Ma sì, torniamo a quando ero all'università, prendiamoci un autobus!".
Dopo venti minuti di attesa alla fermata (durante i quali ho scritto questo post e non ho visto passare manco mezzo mezzo, ahah, notare il fine gioco di parole!) sono stata colta dall'illuminazione "Vuoi vedere che c'è anche sciopero dei mezzi pubblici?".
A quel punto avrei strozzato gli scioperanti con la loro stessa bandiera (sì sì, lo so che l'Italia sta andando a scatafascio e che non c'è altro modo per farsi sentire -ammesso che a qualcuno importi - ma proprio oggi? Tutto?).

Al momento sono ancora alla fermata del bus: dite che è meglio che mi avvii a piedi? Sob!