Venerdì
La Coniglia arriva in stazione attorno alle 15.00. La mia amica Mafy va ad accoglierla con il cartello di benvenuto, mentre io lotto con traffico bestiale e un autobus dal percorso sconosciuto. Sotto una pioggia che Noè in confronto è un dilettante, ci diamo appuntamento in una piazzetta di Trento: mentre aspetto, da ferma perdo l’equilibrio (non chiedetemi come) e rischio di schiantarmi al suolo in 5 cm d’acqua. Resto miracolosamente in piedi ma mi accartoccio su un muro: risultato? Rido come una demente e il mio ombrello prende una strana forma ovoidale. Ma finalmente arrivano le due amichine e iniziamo un giretto per il centro. La sera si esce a cena con la Ubi e ci si addormenta tranquille e serene.
Sabato
La sottoscritta si alza per andare a scuola alle 6 e 45. Diluvia. Mi intabarro con cappellino, guanti, stivali e affronto la bufera. Torno a casa tre ore dopo, umida come un pulcino e con la spesa fatta: le due befane si sono appena alzate. Ci attardiamo in una colazione/brunch e poi ci facciamo belle: la Coniglia ha i capelli più luccicosi del mondo mentre le Derelitte con due gocce di pioggia si trasformano in due scopini del cesso. Che ingiustizia.
La sera, con l’aggiunta di un gruppetto di amici trentini amanti del cibo e del Teroldego, andiamo in un agritur dove è garantita la cucina tipica a volontà. Facciamo felici un gruppetto di anziani mentre ci esibiamo in un servizio fotografico con canederli, stinchi di maiale, lucaniche e strudel (paginone centrale di «Playboy Trento» di dicembre, acquistatelo…) e poi cerchiamo di stendere la Coniglia con un bicchierino di grappa al mirtillo. Niente di fatto, la donna è virtuosa. Torniamo a casa e ci sfondiamo di tisana (derelitte forever). Manca solo la crema sui piedi…
Domenica
MIRACOLO! Non piove più. Ci prepariamo in fretta, direzione mercatini di Natale e poi Verona. La Mafy ha male a un dente e va da mammà a prendere l’antidolorifico.
Io intanto attento alla vita della Coniglia con un vin brulè ma non c’è niente da fare, ne beve due sorsi e saltella via alla ricerca degli gnomi portafortuna. Ne compra un vagone: io medito di farmene impiantare uno sottocutaneo, che di fortuna ce n’è sempre bisogno, ma la forma inquietantemente suppostale mi trattiene.
Torna la donna dolorante, è stranamente silente: la carichiamo nel super panda di mamma Callisti e partiamo per Verona.
Le avventure nella ridente città veneta le trovate sul blog della Coniglia: io e la Mafy passiamo per due lesbicone scrivendo i nostri nomi sul muro della famigerata casa di Giulietta, e pure la Coniglia non scherza, quando iniziamo a spalmarci la Nutella della crepes in faccia. Tre disperate.
La Mafy inizia a non sentirsi più mezza faccia: torniamo verso Trento, la abbandoniamo a casa e andiamo a vedere la città in notturna. Svaligiamo un negozio di the e tisane, tentiamo di bere il famigerato Parampampoli, compriamo dei fantastici calzini a forma di coniglio che metteremo tutte e tre durante la trasgressiva notte che ci attende.
Alle nove siamo tutte nel letto della Mafy, con la Coniglia in mezzo. Tempo mezz’ora e la bestiolina si è addormentata come un ghiro, posizione a stella marina. Impossibile dormirle a fianco, posto zero.
Io e la Mafy cerchiamo di svegliarla in maniera simpatica: sussurrandole il nome, soffiandole in faccia, lanciandole un cuscino. Niente.
M: Cally, la lasciamo di qua, dormo io con te.
C: Ma doveva dormire lei con me… Prima di tutto con la mia temperatura in camera tu muori di freddo. E poi hai male al dente e io di là non ho la tv, cosa fai non riesci a dormire?
M: Ti farò i dispetti… Piuttosto: non possiamo lasciarla dormire con gli occhiali! Se si gira, si spacca tutto…
C: Basta toglierglieli…
M: Ma si sveglia!
C: Amica, stiamo ridendo da mezz’ora e non si muove… Figurati se si sveglia per quello.
M: Ok, vai… Fai come nell’allegro chirurgo. Vediamo se le si accende il naso.
C: Missione compiuta…
E poi scappiamo in cucina a ridere.
C: Senti, Mafy, prenditi la tv e la portiamo di là in camera mia.
M: Ma no, facciamo rumore…
C: Devi solo staccare un cavo, la Coniglia è in letargo. Vai tranquilla.
E stacchiamo la tv canticchiando la canzoncina di Mission Impossibile.
Pensate che la creatura si sia accorta di qualcosa? Ronfava tumulata sotto un quintale di piumone!
Io e la Mafy ridiamo per un’altra ora nel mio letto, poi io crollo e lei guarda la tv perché il dente non la fa dormire. Per la cronaca: a notte fonda danno le repliche de «Il pranzo è servito», con Corrado. Se siete nostalgici…
Lunedì
Ci prepariamo per abbandonare la Coniglia alla stazione: siamo un po’ tristi, possibile che siano già finiti tre giorni? Uff…
Ci abbracciamo strette strette mentre il treno arriva: poi, mentre la nostra amichetta ci saluta dal finestrino, le disegniamo un cuoricino sul vetro, che le faccia compagnia fino a Bologna. La vediamo piccola piccola mentre si allontana…
C: Sigh…
M: Non piangere, sai?
C: Ho il cuore tenero… Ma hai gli occhi lucidi anche tu!
M: Colpa del mal di denti. Che carina la Coniglia, però…
C: Molto. Deliziosa! Simpatica, divertente, pure gnocca. E profuma anche…
M: Già... Visto come è andata stavolta, minimo il prossimo blogger che incontreremo sarà un pazzo psicopatico che ci taglierà a pezzetti.
C: Legge del contrappasso? Speriamo di no, va… Caffè, amica?
M: Aulin, per me: doppio…