E anche quest’anno scolastico
volge al suo termine, con solo i poveri maturandi a faticare ancora sulle “sudate
carte” di leopardiana memoria: soliti saluti, soliti adempimenti di fine anno,
solite speranze di rivedere colleghi e (in qualche caso) anche studenti a
settembre (ah, infausto destino dei precari!). Questo finale di anno però è stato
rallegrato da una nuova usanza importata dall’America: il ballo scolastico,
ossia orde di adolescenti infighettati che pervengono in luogo deputato e
attrezzato come sala da ballo e mangiano e bevono rigorosamente analcolico (con
professori addetti al controllo del beveraggio, come gli schiavi assaggiatori
romani) fino alla mezzanotte, quando vengono sbattuti fuori dal bidello
infastidito per gli straordinari serali.
Ovviamente l’idea non può che
essere sostenuta dagli insegnanti più giovani, tra i quali mi trovo ancora – fortunatamente
- pure io: mi sono trovata quindi a
dover organizzare tutto l’ambaradan e
a partecipare come sorvegliante alla serata (ma più che altro ho cercato di
mantenere l’aplomb dell’algida professoressa
regina delle nevi, che mi viene tanto bene in classe ma molto meno bene nelle
occasioni conviviali, perché in un paio di occasioni mi sono dovuta trattenere
dal gettarmi in pista urlando).
Tutto si è svolto per il meglio:
ragazzi bravissimi che si divertono davvero con nulla (alla faccia delle
tragiche prospettive che i tg danno del mondo giovanile), nessun incidente di
percorso, niente da segnalare. Niente, tranne lo Studente Invaghito.
Ora, da insegnante giovane e non
racchia, mi sono trovata a volte in passato a fronteggiare studenti invaghiti:
ma il tutto si risolveva in sguardi languidi, sospiri sul corridoio, interrogazioni
che evolvevano in balbettamenti e coloriti scarlatti se si parlava d’amore o
simili. Ma lo studente invaghito di quest’anno ha la faccia come il didietro e
un coraggio che non ho manco io a trent… ehm, ventinove anni periodici.
Inutile dire che è corteggiato da
orde di ragazzine dai 16 ai 18 anni per il suo fare simpatico e spavaldo;
inutile dire che è pure un bel ragazzo, alto, moro e ben vestito; inutile dire
che è pure bravino a scuola senza fare grande fatica ed è pure sportivo.
Insomma, le ha tutte. Ma invece che gettarsi sulle compagne di scuola, ha deciso
di perseguitare me: battute, complimenti, carinerie di ogni tipo sempre
rimbeccate con cinismo e acidità sono servite a poco. Il minchione aspettava il
ballo scolastico per mettermi in seria difficoltà.
Arriva sorridente e profumato
circondato dai suoi amici, raggiunge l’angolo dove sono rintanata con i
colleghi e mi saluta: “Prof, è un CASIN bella stasera!”
Io: “Grazie, ma magari i
complimenti impara a farli in italiano, cucciolo!”
Lui: “Prof, ma non si formalizzi:
il concetto c’è, ed è che lei è bellissima!”
Risatine dei compagni e mio
rapido sollevamento delle sopracciglia, mentre cerco di non diventare paonazza.
Questo mi mette seriamente in crisi.
La serata passa tranquilla, con
gli occhi del cucciolotto sempre piantati addosso e sporadiche comparsate
dietro angoli e colonne che mi facevano venire un coccolone ogni volta. Ma come
in ogni festa che si rispetti, arriva il momento dei lenti. Il fesso avanza
verso di me con passo deciso: io guardo il mio collega ignaro che beve una
cocacola.
C: Oddio, viene a invitarmi
CICBUC (Collega ignaro che beve una cocacola): Chi?
C: Coso, lì. Viene a invitarmi a
ballare.
CUCBUC: Ma valàààà, con tutte le
compagne gnocche che ci sono stasera? Da te?
C: Grazie per la considerazione.
E comunque ti dico di sì.
CUCBUC: Ma figur…
Ed ecco lo studente invaghito arrivato
a noi:
SI (porgendomi la mano): Prof, posso invitarla a ballare?
C: Ecco, veramente…
CICBUC: Ma dai, vai!
C (mai che si facesse i fatti suoi questo): Ma no, non mi pare il caso…
SI: Prof, è solo un ballo, giuro
che non le faccio nulla!
C: Non ho paura, eh, ti ricordo
che quanto io facevo la maturità tu eri alle prese con i rigurgitini da latte!
SI: E allora, dai, mi faccia
questo regalo!
In mezzo a un coro di “dai
proooof, forzaaaa, vai Callistiiiii” con uno studente dal sorriso impeccabile e
la mia faccia color pomodoro, ho ceduto e ho seguito SI a centro pista.
Ho immediatamente adottato la
posizione “festa delle medie” quando ti toccava ballare con uno che non ti piaceva:
braccio rigido per mantenere le distanze, bacino arretrato di quei 25 cm che
impediscono ogni sfioramento, testa girata di 45 gradi per non respirargli sul
collo. Io ero tesa come una corda di violino, lo studente rilassato come un
angioletto.
SI: Grazie, prof, mi ha fatto un
regalo stupendo. Sa, è tutto l’anno che ho un debole per lei.
C: Smettila! Sei fortunato che
non sei un mio studente, altrimenti ti facevo bocciare. Balla e taci!
SI: Veramente, prof… E poi lei ha un profumo buonissimo.
C: Ma benedetto, piantala! Prima
di tutto hai veramente una faccia tosta che mezza basta… E poi su, in mezzo a
tutta questo numero di gnocche della tua età, devi venire da me?
SI: Ma prof, lei è stupenda,
intelligente, spiritosa: le mie compagne non sono abbastanza mature per me.
C (ussignur… Vabbè, vediamo di buttarla in vacca...): Ho capito, eh…
Ti piace l’antiquariato!
SI: No, prof, non mi piacciono le
cose vecchie. Mi piacciono le cose belle.
Non ho avuto il coraggio di
replicare: ho sperato che la canzone finisse in fretta ma (come in ogni
situazione drammatica) ho beccato il lento da 5 minuti e 04 (timing controllato a fine serata per
vedere quanto avevo patito).
Ovviamente ho condiviso la
vicenda con l’amica Mafalda.
C: Amica, hai capito cosa mi è
successo?
M: E non gli hai dato due colpi?
C: Ma Mafy! Sono una donna impegnata
e lui ha 19 anni!
M: Appunto, è maggiorenne!
C: Ma smettila! Ma dico, amica,
te lo immagini questo a 25 anni come diventa? Altro che meraviglia…
M: Piccole meraviglie crescono,
amica…
C: Ah!
M: Sigh!
C: Sob!
M: Nel dubbio… Non è che hai il
suo numero? ;-)