venerdì 29 maggio 2009

Bionda antica

In questi giorni stiamo vagamente latitando, ma siamo sommerse dal lavoro: Mafalda non riesce nemmeno più a farsi la french decorosamente e la piega di Callista dura circa otto minuti da quanto è fatta male. In più, la sottoscritta è stata infinocchiata nel musical scolastico con il ruolo di coreografa-costumista-regista: appena vista la situazione, ho capito perché. Al posto della compagnia mi sono trovata un branco di disperati allo sbaraglio. Ma in un modo o nell’altro, con tanta pazienza e molto impegno, stiamo riuscendo a portare a casa uno spettacolo niente male. Se passate da Trento lunedì 8 e non sapete cosa fare, veniteci a vedere, anche perché potrete ammirare Callista fare nell’ordine:

1. La greca (intesa come antica greca, non come decorazione) che balla su un vaso, avvoltolata in un palio che le fa due tette che non finiscono più.
2. La becchina che porta fuori un cataletto funebre.
3. La greca (vedi sopra) che si fa rincorrere da Ercole e Apollo insieme (col palco mezzo buio, se mi inciampo finisco in panza prima sull’orchestra e poi sulla preside a cui verrà riservato un posto in prima fila).
4. L’avvinazzata che balla il sirtaki.

Il tutto, siorre e siorri, con in testa una foulard colorato arrotolato. Non chiedete il perché, pure io ho mosso qualche protesta dicendo che le antiche greche non si pettinavano come le no global, ma niente da fare. La collega (di matematica) è stata irremovibile. Adesso devo solo cercare di scampare la fascia arancione che mi sbatte.
Ma comunque ci si diverte, e poi ormai i ragazzi della compagnia mi vogliono bene, nonostante li abbia definiti più di una volta «i mutilati di Russia» per la loro grazia innata.
Oggi pomeriggio, ad esempio, mentre cercavo di far capire ad Apollo che deve fare il presuntuoso, essendo lui un dio (e il fanciullo, candido, ha tradotto con un «Ok, devo fare lo sborone, ho capito»), mi si è avvicinata una ragazza: «Prof, ma lei come fa coi capelli? Mette una parrucca?». Ohibò, e perché? Ho già una fascia, almeno il resto della chioma bionda lo vorrei al vento, magari arricciato in morbide onde. «Bè, sa, nell’antica Grecia non c’erano molte donne bionde. E di solito erano prostitute».
Quando si dice la sincerità…

mercoledì 27 maggio 2009

Gneeeeeeck

Domenica mattina.
La vostra Mafy dorme felicemente rannicchiata tra le forti e profumate braccia di un uomo meraviglioso... e per una volta non si tratta nè dell'enorme peluches che vive sul suo letto nè dell'uomo immaginario (i bambini hanno l'amico immaginario... io il fidanzato immaginario... che problema c'è?).
Nel mezzo del silenzio mattutino interrotto soltanto dai nostri respiri e da qualche rumorino esterno proveniente dal giardino...
GNEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEECKKKKKK
Questo è il suono del mio campanello di casa. Ammetto che non è molto elegante. E' un incrocio tra una nota altissima di tromba (ma fatta parecchio male) e il verso di un'anatra che viene sgozzata.
Tant'è ... questo è quello che passa il convento.
Salto sul letto per lo spavento. Nessuno suona mai a casa mia.
In due secondi penso a chi possa essere.
Forse i padroni di casa che hanno qualche cosa di urgente da dirmi? (ma avrebbero suonato alla porta d'entrata, non al cancelletto in giardino)
Forse i miei che, passando per di la, vengono a bere il caffè (no, impossibile, mi avrebbero chiamata sul cellulare... e poi sanno che la domenica mattina per me è sacra)
Allungo la mano verso il comodino alla ricerca del cellulare, per vedere l'ora.
Sono le 8.23.
Praticamente è l'alba.
Mi alzo e vado verso la camera di Coinquilino (che in questi giorni è in licenza a casa sua in Puglia... mannaggia a lui) per guardare dalla finestra che da direttamente sull'entrata.
Apro, mi affaccio e vedo un omino, vestito in giacca e cravatta, che tiene in mano un giornale. Sulla spalla una borsa contentente altre copie.
Alla mia domanda "chi è?" l'uomo smilzo risponde con un timido "salve" spiegando il giornale per mostrarmelo.
I miei occhietti assonnati tentano di mettere a fuoco il titolo del giornale. Dopo qualche secondo leggo: "Lotta comunista".
Ora tralasciando il fatto che "lotta comunista" non è propriamente consono al mio orientamento politico... ma questo poco conta...
1) la vendita porta a porta mi è sempre stata parecchio sulle palle;
2) se ti presenti a casa di qualcuno, di domenica, alle 8 del mattino e non annunci, quantomento, la vincita del primo premio della lotteria Italia meriti una morte lenta e dolorosa;
L'istinto è stato quello di ricoprirlo d'insulti ma da vera derelitta, ho chiuso la finestra in silenzio (scuotendo i capelli) e me ne sono tornata a letto recuperando il mio posto nell'abbraccio dell'uomo meraviglioso mentre in giardino l'omino in giacca e cravatta (ma come diavolo fai a vendere "lotta comunista" vestito come Mastrota che vende pentole in tv?) tentava la vendita del giornale alla padrona di casa mentre Billy gli abbaiava contro in maniera fastidiosa.
Questa settimana ho intenzione di comprare un pitbull.
Un pitbull e una targhettina da appendere sul cancello d'entrata: "prima di suonare guardate bene l'orologio. Se non è almeno mezzogiorno... pensateci bene!"

lunedì 25 maggio 2009

Il codice De Relitto

Sabato sera le derelitte erano sul loro divano a riprendere le forze dopo un mese di intensa attività sociale/lavorativa/sportiva. Cosa c’è di meglio che energizzarsi ricamando, mangiando un muffin fatto dalla Mafy (che sembra uno scioglilingua, ma è vero, e speriamo che non ci legga Fratello Coniglio) e guardando la TV? Ok, ok, lo sappiamo anche noi cosa c’è di meglio, ma quello passava il convento…
Dopo una rapida carrellata di zapping, la nostra attenzione si è catalizzata su canale 5, dove davano “Il Codice da Vinci”.

M: Io non l’ho mai visto.
C: Io sì, ma mi ero addormentata dopo mezz’ora. Il romanzo in confronto è un capolavoro.
M: A me il libro non era dispiaciuto.
C: A me aveva fatto pena: ma sai che io sono ridicola.
M: Lo guardiamo?
C: Non c’è mica altro di meglio, mi sa…

E ci siamo messe a seguire il presunto capolavoro.

Dopo tre ore e passa di visione, sui titoli di coda, ci siamo guardate.

M: Certo che questo ha fatto i miliardi scopiazzando cose a destra e a manca e mescolandole insieme. Ci hanno fatto pure un film.
C: Taci.
M: Dobbiamo farlo anche noi. Scriviamo un libro scandalo. "Il codice De Relitto".
C: Va bene, amica, mi piace. Tu lo sapevi che la tomba della Maddalena è sotto il Nettuno?
M: E il Santo Graal è al Pedavena: ci servono dentro la birra per gli ospiti di riguardo. Col veleno se si tratta di uomini che fanno culo.
C: Basta un cenno di intesa della donna al cameriere: poi si consegna la chiave segreta, il criptex la cui combinazione è la parola "STRONZO", e il gioco è fatto.
M: Giusto. Altro che Opus Dei, diavoli, reliquie e balle varie. Il male del mondo sono gli uomini che fanno culo.
C: Sssst, parla piano che il vescovo ci scomunica, siamo pure lontani parenti…
M: E sei ancora qua? Fatti raccomandare da qualche parte…
C: Amica, se gli mostriamo quello che scriviamo al massimo ci raccomanda una penitenza eterna.
M: Uff… Che vita difficile… Muffin?
C: Ma sì, tanto ci hai messo solo un etto di burro…

venerdì 22 maggio 2009

Cra, cra... Crack!

Dopo una piacevole serata passata in un locale di Trento a chiacchierare con l’uomo sexy, alto e profumato di qualche post fa, ieri sera la vostra Callista è stata invitata a trascorrere qualche ora a casa, o meglio, nella comune, del suddetto.
Ehhh, cos’è quella faccia, vi vedo già scettici a scuotere la testa pensando«Questa le spara più grandi di lei». Perché, una derelitta non può avere una relazione? Non può frequentare un uomo senza che questo le faccia culo? Non può avere la fortuna di conoscere una meraviglia ma assolutamente non bislacca né disperante? Infatti, non può: restiamo tutti in trepida attesa dello scatafascio causato dal pianeta porco bastardo. Probabilmente morirò di colera nel giro di dieci giorni. Ma nel frattempo, perché non godersi la cosa…
Comunque sia, torniamo a noi: come ormai è noto, la missione delle derelitte è quella di atteggiarsi sempre e comunque a donne sexy, ma senza eccedere nel modello «Panterona». Non si disdegnano, comunque, occhiate languide, sfioramenti allusivi, abbigliamento adatto. Per raccattare l’invito nella comune, ad esempio, la vostra Cally ha sfoderato longuette nera, canottina bianca con una scollatura vagamente porco, ehm, porno, sandalo con otto centimetri abbondanti di tacco a spillo. Vista la stanchezza che mi porto in giro questi giorni, praticamente ero una bomba a orologeria pronta a collassare al minimo avallamento del terreno.
Ma tutto sembrava andare per il meglio, almeno fino a quando l’uomo alto, sexy e profumato non mi ha condotto stringendomi forte a sé nel viottolo che porta a casa sua, tra «vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà» (parafrasando, tra due giardini con tanto di fossatello dove scorre l’acqua).
Mentre barcollavo sui tacchi abbarbicata a lui e lo guardavo da sotto in su con tanto di sbattere di ciglia, ho sentito distintamente un colpetto sulla caviglia sinistra, e poi qualcosa di viscido cadermi sul collo del piede e rimbalzare via. Ho pensato «Toh, devo aver calpestato un fiore di magnolia, qui è tutto pieno, meno male che non sono scivolata». E ho abbassato la testa a controllare: accorgendomi, ovviamente, che non era un fiore di magnolia, ma una rana. Giuro sul Nettuno che è tutto vero: una schifo di ranocchia non mi ha visto transitare (che siano i benefici della dieta coniglia?) e si è schiantata sul mio piede, salvo poi saltellare via tutta ondeggiante.
Ovviamente la mia reazione è stata assolutamente composta e compassata: ho fatto un salto indietro di mezzo metro emettendo un gridolino isterico, ho beccato il tubo della pompa che passava dal vialetto per entrare nel prato, ho rischiato di ribaltarmi sulla schiena, ma mi sono salvata aggrappandomi alle begonie. Inutile aggiungere che la mia posa da fatalona ha vagamente risentito dell’incidente, perché credo che l’uomo stia ancora ridendo da ieri.
Ora sto controllando la caviglia con aria sospettosa, che come minimo quella che mi ha tamponato non era una innocua ranocchia ma un rospo velenoso e sono in procinto di riempirmi di bolle verdi pruriginose. Quando si dice l’ottimismo… Se me ne accorgevo prima almeno potevo provare a catturarla e a farla arrostita, che sono pur sempre proteine.

giovedì 21 maggio 2009

Pronto?

Ieri pomeriggio. Ufficio.
Suona il telefono. Numero esterno.

M: Mafalda Mafaldi, buongiorno!
Dall’altra parte una signora anziana che parla in dialetto. Sento odore di pericolo.
SACPID (signora anziana che parla in dialetto): “Elo l’ospedal?” (è l’ospedale?)
Ussignur.
M: “no, signora, mi spiace ma deve aver sbagliato numero.”
SACPID “no, no… l’ho fat giust. El me l’ha dat el dotor” (no, no, è quello giusto, me l’ha dato il medico)
M: “ci deve essere stato un errore perché qui non è l’ospedale. Probabilmente l’ha segnato in maniera errata”
SACPI “ahhh, l’è sbaglià. Capiso. La me pasa l’ospedal per piazer?” (ahhh è sbagliato. Caspisco. Mi può passare l’ospedale per piacere?)
M: “no, signora. Non ci siamo capiti. Io non posso passarle l’ospedale. Questa è un’altra struttura. Non centriamo nulla con l’Azienda Sanitaria”
SACPI: “come no? E mi come fago? Gho da prenotar la colonscopia” (come no? E io come faccio? Devo prenotare la colonscopia)
Ma perché tutte a me??? Perchèèèèè???
M: “Signora, mi spiace. Non so come aiutarla.”
SACPI: “l’è lo stes.” (è lo stesso)
E mi mette giù il telefono.

Dopo due minuti
DRINNNN. Numero sconosciuto.

M: “Mafalda Mafaldi, buongiorno!”
“Signorinaaaaaa!” La signora di prima.
M: “mi dica signora”
SACPID “la me faga en piazer. Me s’è rot i ociai. No ghe vedo. La me zerca sull’elenco el numer dell’ospedal”
(mi faccia un piacere. Ho rotto gli occhiali. Non ci vedo. Mi cercherebbe il numero dell’ospedale?)
M: “un attimo” (come fare a dire di no?)
SACPID “grazie, sala!” (grazie)
M: “trovato … è lo 0461/…”
SACPID: …
Clic

Prego, signora, prego. Di nulla.
Uff.

Tempo di scrivere una mail e …
DRINNNN. Numero sconosciuto. Un brivido di terrore mi percorre la schiena.

M: “Mafalda Mafaldi, buongiorno!”
SACPID: “son sempre mi” (sono sempre io)
Arieccola.
M: “signora. Che problema c’è adesso?”
SACPID “el numer che l’ha ma dat no l’è quel dele prenotazion. La me lo zerca” (il numero che mi ha dato non è quello delle prenotazioni. Mi cerca quello giusto?)
Una serie di imprecazioni di nuova invenzione prendono vita nel fumetto sopra la mia testa.
M: “signora, ma non poteva chiedere la centralino dell’ospedale di darle il numero?”
SACPID: “no m’è vegnù en ment. Ma tanto ela la ghe mete en minut” (non mi è venuto in mente. Ma tanto lei ci mette un minuto a trovarlo)
Cerco in internet e dopo un po’ trovo sto benedetto numero.
M: “Signora eccolo. E’ lo 0461/….”
Clic

Amici, se da domani mi chiamate in ufficio non risponderò più con nome e cognome ma esordirò con un brillante e intonato “ottantanove ventiquattro ventiquattro”. Chissà che non riesca ad arrotondare lo stipendio. Poi, magari, mi chiama Bisio e vado a fargli da spalla allo Zelig. Peccato che nei vestiti della Incontrada ci entro solo con un polpaccio. Sob.

mercoledì 20 maggio 2009

Torino... dove?

Il week-end scorso le derelitte sono andate in trasferta culturale: ossia hanno fatto una fuga alla Fiera del Libro in quel di Torino. La decisione di buttare un sabato alzandosi prestissimo e ritornando tardissimo è stata dettata da due precise necessità: la prima era poter fare le fighe con gli amici e i conoscenti, nonché con possibili uomini conosciuti durante il viaggio: “Siamo andate alla Fiera del Libro” suona molto meglio di “Siamo andate a fare shopping selvaggio”. In questo modo sembriamo due ragazze bene acculturate e interessate e non due bionde scimunite e la probabilità di raccattare un uomo aumenta.
La seconda motivazione era molto più concreta: aggiornarci su tutte le ultime novità dell’editoria. In particolare, ci interessava sapere se qualcuno avesse scritto qualche libro adatto a noi, tipo “Sant’Antonio, facci la grazia” oppure “Come non morire zitelle, grasse e disperate”. Inutile dire che non siamo state esaudite, quindi ci appelliamo alla magnanimità di qualche autore che passi di qua in cerca di idee.
Queste le cose degne di nota della trasferta:

1. Il caffè del bar della stazione dei treni di Peschiera del Garda è una delle cose peggiori mai bevute in vita nostra.


2. Le due anziane signore zitelle che gestiscono una libreria in centro a Trento hanno fatto il viaggio con noi: dovesse andare come temiamo, potremmo pensare di rilevarne l’attività nonché riceverne l’eredità morale. Tanto saremmo pure a due passi dal Nettuno.


3. Le brioches di Torino sono ottime (fratello Coniglio, perdonaci!)


4. Fare il viaggio fino al Lingotto in autobus, con una ressa tremenda, la permanente di una “sciura” nel naso e un cane che ti lecca una caviglia è un’esperienza che consigliamo a tutti gli amanti delle sensazioni forti.


5. La Fiera del Libro è una bolgia infernale, ma ci siamo divertite a toccare tutto e ad annusare i libri, e pure i cioccolatini piemontesi esposti (solo annusati, eh, giurin giurella).


6. Il “bicerin” dà seri rischi di assuefazione.


7. Abbiamo assistito a un interessantissimo (ehm) dibattito dove abbiamo visto una blogger diventata scrittrice fare da opinionista: e abbiamo deciso che prima o poi ci saremo anche noi, lì. Forse a fare le microfoniste, ma la parola è data.


8.Il rivenditore di arance siciliane a Trento che ha spacciato a Callista un carico di dolci frutti assicurandole che erano ottime e freschissime è un farabutto: sorvoliamo sul fatto che Callista è una fessa perché gli ha pure creduto e si è portata l'arancia come merenda. Gesù che orrore.


9. Due anziani signori hanno passato tutto il viaggio di ritorno in treno a guardarci e ascoltare i nostri discorsi: se abbiamo realmente questa capacità di attirare attenzione, vogliamo sfruttarla. Chiediamo che Moira Orfei ci assuma nel suo circo: come elefanti, almeno finchè la dieta coniglia non dà i suoi effetti.


10. La polizia ferroviaria gira su delle macchinette bellissime, stile campo da golf. Due aitantanti giovanotti in divisa e a bordo del "potente mezzo" elettrico ci hanno abbordate offrendoci un passaggio fino a Trento. Peccato fossimo troppo stanche... altrimenti un bel giretto facendo finta di essere state arrestate e facendo vergognare a morte i due poveri fanciulli ci sarebbe stato tutto...


L’importante, comunque, è sempre divertirsi: se però il prossimo anno in occasione della Fiera qualcuno decidesse di spostare Torino a Riva del Garda, ne saremmo molto contente.

martedì 19 maggio 2009

Una scritta nel cielo ...

Derelitte all'autogrill. Ferme al bancone sorseggiando un orribile caffè vengono attirate dal vociare oltremodo euforico di tre ragazzine che stanno scegliendo il gelato dal bancone frigo. Già per il fatto che loro siano magre e si mangino pure il gelato ci stiamo simpatiche. Ma decidiamo di farci i fatti loro anche se le odiamo.
Le tre sorelle illegittime delle Winx urlacchiano dicendo "che bello, che bello, che bello", "ma ti immagini; sarebbe troooooppo figo", "con questo nessuno può dirci di no".
Di che staranno parlando? Ci avviciniamo e leggiamo il cartello appeso accanto al banco-frigo: "Vinci la tua scritta nel cielo". Praticamente ... acquistando un gelato si poteva partecipare all'estrazione di parecchi premi. Il primo di questi è una scritta trainata in cielo da un aereo.
Usciamo dall'autogrill precedute dalle tre giovani che, leccando il loro cornetto, prendono in considerazione le varie scritte da far passare sopra le teste dei loro amati.
R1 io scriverei "Marco sei il mio sogno; con te è come essere tutti i giorni mille metri sopra il cielo"
C (sottovoce a Mafalda) : "Moccia continua a fare danni...."
R2 io farei passare sopra a Verona "Mr Big sei la mia vita. Ti prego non lasciarmi. Sarei persa senza di te"
M (a Callista) "Mr Big??? Ma daiiiii ... e che è? Sex and the city all'ombra dell'Arena? E poi ... mica si può pregarlo così un uomo... altrimenti ti mastica il cuore e ne sputazza i pezzettini per terra."
R3 io farei la mia dichiarazione a Roberto: "Tesoro ho deciso di essere solo tua. Voglio fare l'amore con te"
C: beneeeee ... così la ragazzina si trova senza ragazzo e senza genitori in un colpo solo. Il primo scappa dalla vergogna visto che probabilmente saranno sei mesi che si vanta di fare del gran sesso con lei e i genitori muoiono d'infarto.
M: bello questo concorso!
Entriamo in macchina, e rientriamo in autostrada in silenzio.
M: amica, cosa scriveresti sul tuo striscione?
C: mmmm ... fammi pensare. "se sparisci ti buco le gomme della macchina!"
M: fine. Brava, amica. Io pensavo a "nome, cognome... ce l'hai piccoloooooooo!"
C: ahhhppperò, in effetti rende. E se fosse "a.a.a. cercasi fidanzato sexy, alto, profumato.."
M: amica, fermati! Non ci basta uno striscione lungo tre campi di calcio per scrivere tutte le caratteristiche dell'uomo ideale. Trovato! Ci scriviamo "CULOOOOOOOO"
C: e sotto ci mettiamo, in piccolo "baci dalle derelitte"
M: andata! Il prossimo autogrill mi fermo e cominciamo a mangiare cornetti.


lunedì 18 maggio 2009

Il telefono di Coinquilino

Coinquilino è tornato, finalmente. La sua missione all'estero è finita ed ha riportato la sua caotica presenza in casa della vostra Mafy. Devo ammettere che i primi giorni sono stati, francamente, difficili. Coinquilino aveva in corpo una quantità tale di adrenalina mista contentezza mescolato ad uno stato di spaesamento acuto che lo faceva correre avanti e indietro per tutta la casa, lo faceva andare in città, trascinandosi dietro la sottoscritta, cercando di recuperare sei mesi di mancato shoppping. Risultato: casa nostra si è trasformatata in un campeggio con cose ovunque e la sua missione shopping è fallita davanti alla moda troppo classica presente nelle vetrine Trentine.
Dopo il secondo giorno ho pensato di abbattere Coinquilino con uno di quei dardi con i quali si tranquillizzano gli elefanti ma il mio buon cuore me l'ha impedito.
In realtà sono felicissima che sia tornato anche perchè la situazione nel paese dov'era in missione si sta facendo ancora più delicata ed è molto meglio averlo per casa che vaga come una pallina da flipper piuttosto che non avere sue notizie da un paese lontano.
E poi ha portato a casa un sacco di cose. Tutte tecnologiche.
Un cubo/stereo/lampada che riesce a "sputazzare" la musica ad una potenza incredibile, una macchina fotografica talmente piccola che si fatica a tenerla in mano, e un telefono molto stile i-phone solo un pochino più piccolo.
Beh ... questo telefono è una chicca fenomenale.
La traduzione del software deve essere stata fatta dal fratello afghano di Biscardi perchè basta accenderlo per rendersi conto di cose abbastanza bizzarre...
Il suo telefono non si accende, come i nostri, noooooooo ... il suo si "divampa".
Non si chatta con gli amici... si "ciarla"
Non si chiude una telefonata... si "abortisce"
Non si salva un messaggio... lo si "restaura"
... e così via.
Per scrivere un sms, poi, ci vuole una laurea in altissima ingegneria informatica. Intanto, per poter estrarre la pennina occorre essere dotati di unghie degne di una pantera del deserto, poi ci vogliono, comodi, 5 minuti per accedere al menù dei messaggi e altrettanti per scrivere il testo.
E poi è intuitivo... solo che intuisce soltanto quello che vuole lui. Stai telefonando e, per sfiga, starnutisci? Ti parte la sezione musica e ti spara nelle orecchie l'ultimo file audio che hai caricato. Stai tranquillamente impostando la sveglia ma, per sbaglio, muovi troppo velocemente la mano? Ecco che ti si posiziona sull'archivio e ti fa vedere tutte le foto in memoria.
Comodoooooooo! Ahhhh si, si, comodo.
Infatti Coinquilino è tornato ad usare il suo Nokia (modello sconosciuto) comprato in un negozietto afghano e con i tastini scritti in persiano.
... quando si dice la tecnologia...

venerdì 15 maggio 2009

Reportage sardo

Ebbene sì, siamo ancora vive: a fatica siamo riuscite a sopravvivere al week end sardo e al tragico rientro trentino, ma eccoci pronte a raccontarvi le nostre avventure in trasferta…

30 aprile

La gita parte con la sveglia alle ore 3.30 di notte: no, non è uno scherzo né un errore. Il nostro aereo decolla alle 7.00 da Bergamo, e serve un po’ di tempo per arrivarci. Mentre nel letto ci guardiamo con gli occhi da rane, ci facciamo forza al pensiero che dopo poche ore riabbracceremo la Coniglia e Giogiò.
Il viaggio è misteriosamente tranquillo e arriviamo a Cagliari in perfetto orario: manco il tempo di uscire dalla sala arrivi e vediamo già la nostra bestiola pelosa preferita. Molliamo i bagagli in mezzo e in tre secondi siamo tutte strette in un abbraccio che ci ripaga di quasi un anno di lontananza.
Dopo i convenevoli, saliamo sulla nuovissima coniglia-car e ci facciamo portare a fare colazione in riva al mare. Dopo aver litigato con un passerotto goloso e grasso che mira alle nostre brioches, disfiamo le valige e siamo pronte per un giro a Cagliari. La Coniglia è una perfetta cicerona, ma le poche ore di sonno si fanno sentire: mentre lei ci sciorina la storia di Napoleone e della cannonata dal bastione, noi dormiamo in piedi. Così verso le due torniamo a casa per un pisolino rigenerante, seguito da doccia e perfetta rimessa in forma: così sembriamo due persone normali e non delle psicopatiche maniache.
In attesa di andare a recuperare Giogiò, che per colpa di un ritardo ha perso la coincidenza aerea a Roma e sta litigando con tutto l’aeroporto di Fiumicino, ci godiamo un po’ di sole in giardino. E inizia il delirio: perché entrambe le derelitte vengono divorate da una zanzara maledetta. Callista colleziona una puntura per spalla e una sul dorso del piede. Mafalda un solo morsico, ma direttamente in fronte, sopra l’occhio destro: in due secondi ha un bubbone di dimensioni inquietanti, tenuto a bada dal Gentalyn Beta di Callista. Cominciamo bene.
Visto che il pericolo in giardino è eccessivo, decidiamo per una passeggiata in riva al mare: Callista viene presa dal sacro fuoco della foto e si fa immortalare davanti a una bellissima pianta con delle infiorescenze rosse pelosette. Peccato sia una specie di carta moschicida: in meno di due secondi i miei biondi capelli sono cosparsi di pistilli rossi attaccaticci, che fanno effetto caramella mangiata. In preda al panico, mi faccio aiutare da Mafalda, che dopo una spulciatura degna di uno scimpanzè, mi libera le bionde chiome. Se qualche botanico mi sa spiegare che cazzarola di pianta è quella, gli offro un caffè sotto il Nettuno; nel dubbio, le girerò al largo.
Andiamo quindi a recuperare Giogiò che, minacciando di morte tutti gli impiegati aeroportuali romani, ha trovato un posto sul primo volo per Cagliari: altro abbraccio infinito, e poi le due belle gnocche (Giogiò e Coniglia) portano la cornuta (Mafalda, per via del ponfo) e la disperata (Callista, con la colla sui capelli) a mangiare una meravigliosa pizza modello «benessere e leggerezza», con salsiccia, scamorza, verdure fritte fritte unte unte, ma quando ce vo’ ce vo’.
Rientriamo a casa cantando in macchina, con i Negramaro a tutto volume: e ci rendiamo conto che i momenti di felicità perfetta esistono, e che a volte basta davvero poco per provarli.
Poco dopo l’una crolliamo nei nostri lettini, io in mutande e Mafalda tumulata in otto pigiami (evviva la termoregolazione delle derelitte).

1 maggio

Ci aspetta un pranzetto leggero in agritur, anche insieme al Coniglio e a Fratello Coniglio. Mafalda inizia a patire dolori di tonsilla, il che non lascia presagire niente di buono. Ma fischiettiamo e dopo una mezz’oretta di strada arriviamo in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini, dove mangeremo cose buonissime e iper caloriche. Tanto che io e la Mafy, perennemente a dieta, iniziamo a pensare quanto dovremo correre per smaltire le calorie. Ma ecco che, come già detto nel precedente post, Fratello Coniglio ci apre le porte della verità assoluta e ci consiglia la sua dieta. Dopo un rapido passaggio di scanner, che ci fa notare quanto siano asciutti e sodi i suoi glut… ehm, pardon, i suoi muscoli, decidiamo di provarci. Sapete già il resto… Vi aggiorneremo sui risultati.
Sazi e felici, ci dirigiamo in una splendida spiaggia dal nome rassicurante di Cala Domestica («che almeno non morde, ah ah ah»). Dopo aver bivaccato sulla sabbia per un po’, ci imbarchiamo in una traversata degli scogli (per vedere una caletta nascosta) soprannominata «Johnatan, dimensione avventura». Un figurone: sembriamo tanti bacarozzi che si contorcono sulle rocce, e sì che noi di montagna dovremmo saperne…
Miracolosamente riusciamo a non amputarci parti vitali e torniamo a casa con gli occhi pieni di mare (e le scarpe piene di sabbia, ma non volevo togliere poesia).
La sera Mafalda crolla sotto il peso delle sue tonsille dolenti: prende un Aulin e naviga su una nuvoletta rosa, mentre il resto della truppa decide per un giretto in città, accompagnato da ennesimo spuntino a base di schifezze. Sotto lo sguardo di Fratello Coniglio, la sottoscritta Callista rinuncia al carboidrato fritto fingendo indifferenza. La notte, mentre Mafalda ronfa e recupera le funzionalità vocali, sognerà panzerotti in abbondanza.

2 maggio

Dopo una sosta in spiaggia e un rifornimento di dolcetti sardi e pecorino da importare al nord, ci dirigiamo verso Barumini, il nuraghe più grande della Sardegna. In macchina la Coniglia e la sottoscritta, professore nell’anima, attaccano un pippone colossale sulle meraviglie della letteratura italiana dopo aver visto le rovine del castello del conte Ugolino. Si fermano giusto in tempo per evitare un suicidio di massa di Mafalda e Giogiò, che molto dignitosamente ci hanno sopportato (grazie, amichine!).
Dopo aver allungato la strada di un nonnulla, solo 30 chilometri, ed esserci prese una lavata di capo dalla macchina degli uomini che ci seguiva (eh, se eravate tanto bravi potevate andare avanti voi, gne gne gne), arriviamo finalmente a Barumini: e veniamo colpiti da un temporale clamoroso, l’unico di tutta la Sardegna, probabilmente, visto che a Cagliari splendeva un sole favoloso. Dopo un'altra «Dimensione avventura» fatta sui resti nuragici resi viscidi dalla pioggia, torniamo verso Cagliari, ingaggiando una serratissima gara con la macchina degli uomini che, forti del loro cromosoma Y vogliono primeggiare precedendoci. Ma la nostra pilotessa Giogiò non è dello stesso avviso e li sorpassa un paio di volte in tangenziale. Loro rispondono ad ogni nostro attacco superandoci a loro volta. Ma le derelitte hanno in mente un piano diabolico e, mentre Giogiò lancia la Conigliacar all'ultimo sorpasso, al momento dell'affiancamento della macchina degli uomini alzano la maglietta rimanendo in reggiseno ... e la vittoria è delle donne!
A casa ci aspetta l'ultima cena calorica prima del regime coniglio: stavolta con i blogger sardi.
La sorpresa è grande quando ci troviamo davanti Miranda e Piulina, entrambe bellissime e fornite di «pardulas» per somma gioia di Callista, e Morettina, che è magra magra nonostante le sue ricette: il desiderio di odiarla è forte, ma ci compra con due focacce e una crostata. Ci sono anche Andrea e Matt, che spacciano vino sardo con generosità: noi lo centelliniamo onde evitare figure peggiori di quelle che facciamo di solito, ma è talmente buono che non resistiamo. Tutte persone davvero simpatiche e piacevolissime, che speriamo di vedere presto di nuovo in terra sarda, o di ospitare a Trento: casa Derelitti è sempre aperta per gli amici di blog.
Ma come nelle migliori canzoni, «la musica è finita, gli amici se ne vanno»: restiamo noi derelitte, Giogiò e la Coniglia, quattro donzelle a chiacchierare e a ridere finché gli occhi non ci si chiudono.

3 maggio

La mattina la sveglia suona prestissimo: l’aereo che ci riporterà al nord parte alle nove. La Coniglia e Giogiò ci accompagnano in aeroporto, dove versiamo le solite lacrime di arrivederci: maledizione ai nostri cuori teneri…
Dopo un litigio al check-in per permetterci di portare a bordo i preziosi dolcetti sardi senza pigiarli nel bagaglio a mano, a suon di «Se ce li fanno lasciare qui glieli apro davanti e glieli calpesto, poi gli lascio il vassoio vuoto all’imbarco», siamo sedute in aereo, con gli occhi lucidi e il cuore gonfio di gioia.
Grazie alla Coniglia e a Giogiò per ogni momento bellissimo passato insieme. Vi vogliamo bene, amiche! A prestissimissimo!

mercoledì 13 maggio 2009

Tre fette di bresaola...

Uno dei punti focali della nostra trasferta sarda (il resto lo potrete leggere prestissimo) è stato l’incontro con il nostro nuovo guru della forma fisica; ovvero il fratello della coniglia.
Il tutto è nato durante il pranzo all’agritur mentre io e Callista spazzolavamo, con malcelato entusiasmo (emettendo saltuariamente dei sospiri goduriosi), tutto quello che compariva sotto i nostri occhi lamentandoci nel contempo del fatto che la nostra dieta non ci sta portando ai risultati sperati.
E lamentarsi di queste cose mentre si mangia il porceddu … modestamente, sono cose che solo le derelitte possono fare!
A questo punto ecco che il nostro guru (che ancora non sapeva in che guaio si sarebbe fissato) ha cominciato ad esporci il regime alimentare che segue lui. E basta guardarlo per capire che la sua teoria funziona, eccome!
Una nuova luce si è accesa negli occhi delle derelitte che mollando la presa sull’ennesimo dolcetto alla ricotta hanno cominciato ad ascoltare tutti i consigli del fratelloConiglio.
La prima regola è “fare movimento la mattina a stomaco vuoto”. E già qui il primo ostacolo.
Callista, senza nemmeno far finire la frase, ha esclamato: “Ahhhhhhhhno! Non esiste. Io già mi alzo alle 6 per andare a scuola… figurati se metto la sveglia una mezz’ora prima per fare del moto! Ah, ah, ah… impossibile”
Il mio annuire all'affermazione che la mia amichetta si sveglia ad un orario antilucano non ha fermato la convinzione del nostro guru che ha ribattuto con un :“beh… se si vogliono dei risultati qualche sacrificio bisogna pur farlo, io mi alzarei tranquillamente”.
Nel fumetto sopra la faccina affranta di Callista è immediatamente comparso un “Sob… me tapina!”
Io, invece, alla frase “dovete fare del movimento appena svegli” mi sono illuminata immaginando del gran sesso di prima mattina… ma in un nano secondo mi sono resa tristemente conto che, non disponendo di un partner, avrei dovuto farle da sola ... quindi ho subito allertato mamma e papà Mafaldi che li avrei scippati della ciclette.
Superato il primo scoglio “allenamento mattutino” il nostro paziente maestro ha cominciato a spiegarci in cosa consiste il regime alimentare.
Dopo una buona mezz’ora di regole e suggerimenti io e Callista lo abbiamo abbracciato promettendo di presentarci alla prossima trasferta sarda più toniche che mai.(Il primo che ride gli mandiamo la maledizione… ndr)
Mentre cercavamo di ripetere, come due brave scolarette, gli insegnamenti del nostro guru ecco che lui ci stupisce con l’ultima istruzione: “mi raccomando... mai andare a letto a stomaco vuoto. Dovete sempre mangiare qualche cosa prima di addormentarvi altrimenti quando si libera il ph il corpo brucia il muscolo anziché il grasso”.
Gioia, gaudio, felicità e contentezza si sono dipinti negli occhi delle derelitte.
M: “un pezzo di torta?”
C: “dei biscotti al cioccolato?”
M: “la crostata della nonna?”
C: “i cioccolatini che ci regalano gli ammiratori?”
FC: (ormai disperato) “ma no, ragazze, io parlavo di proteine. Che ne so… potreste mangiare tre fettine di bresaola”
C&M: …
E’ una settimana che io e Callista seguiamo i consigli del nostro guru, compreso quello delle proteine serali. Quindi prima di andare a nanna, saltelliamo verso il frigo (nei nostri pigiami con le bestie disegnate sopra) e ci mangiamo tre fettine di affettato.
Con l’effetto collaterale che di notte beviamo come due cammelli e ci alziamo almeno due volte per andare a fare pipì.Ma se belle si vuole apparire un po’ bisogna soffrire…
Abbiamo anche deciso che se veramente questa cosa funziona, dopo aver ricoperto d’oro e di infinita gratitudine il fratelloconiglio, scriveremo un libro.
Lo intitoleremo “3 fette di bresaola prima di andare a dormire”.
Alla faccia dei “100 colpi di spazzola”… Melissa P, trema … le derelitte, magre e toniche, stanno arrivando!

martedì 12 maggio 2009

Comunicazione a senso unico

Ultime udienze dell'anno per la derelitta Callista.
C: Vede, signora, suo figlio ha un problema abbastanza grosso con il latino, nel senso che non studia un accidente. Riesce a tradurre perchè va a intuito, ma questo non sempre è possibile e sarà sempre più difficile farlo man mano che la grammatica si complica. Quindi o si mette a studiare o rischia di prendere il debito.
S: Ah, meno male, professoressa, mi consolo sempre quando vengo a udienza da lei. Grazie. allora sto tranquilla!
Se qualcuno mi vuole fare un corso di comunicazione efficace, credo che sia il momento adatto.

lunedì 11 maggio 2009

Festa campestre

La vostra Callista sabato ha fatto volontariato: alcuni amici organizzano da anni una festa campestre in un parco e devolvono l’incasso per progetti di vario genere nel campo della solidarietà. E così la vostra derelitta si è armata di jeans, scarpe da ginnastica e buona volontà e si è presentata al reclutamento con un vago senso di terrore, visto che è a dieta e uno dei possibili luoghi di lavoro era la cucina…
Prima sorpresa: la maglietta. I giovani amici sono organizzati alla perfezione, e per lo staff hanno procacciato pure la divisa. La ragazza incaricata di distribuire le t-shirt arriva con l’elenco delle persone arruolate e mi guarda con occhio clinico: “Callista… Vediamo… Che taglia ti do? Facciamo una S?”. Il mio sguardo tra lo stupito e l’allucinato (io che ero già pronta a chiedere una L) deve aver parlato da solo, ma l’ho immediatamente nascosto con uno di compiacimento: “Ah, dici? Ok, va bene…”. Evidentemente il jeans con scarpa sportiva dona alla mia linea. Sfruttiamolo, anche se rischiavo di entrare nella divisa con un braccio solo.
Dopo un tira e molla sul colore della maglietta (“C’è rosa?”. “No”. “E rossa?”. “Solo da uomo”. “E allora che colori hai?”. “Bianca, marrone e blu”. “Bianca mi sbatte, marrone mi fa orrore e blu non fa risaltare i miei occhi verdi”. “Non c’è altro”), alla fine mi sono ritrovata vestita di blu in mezzo alle cucine: una specie di regno della perdizione per chi è in privazione da carboidrati, soprattutto perché i ragazzi dell’organizzazione hanno un ristorante e hanno dato il meglio di loro anche in questo frangente. Ma ero del tutto decisa a resistere, e il perché lo scoprirete nei prossimi post.
Dopo dieci minuti dal mio ingresso dietro il bancone, ecco i primi clienti: due ragazzi con aria simpatica. Mi avvicino con il mio migliore sorriso: “Buonasera, cosa vi porto?”.
R1: Ciao bella bionda…
C: Buonasera.
R2: Sei compresa anche tu nel menù?

Cominciamo bene: sfodero il tono professionale.

C: No, non ci sto nel piatto. Cosa vi do?
R1: Cosa c’è con gli spiedini?
C: Funghi trifolati, polenta e cavolo cappuccio con glassa all’aceto balsamico.
R2: E il tuo numero di telefono? Ah ah ah…
C: No. Al limite posso darti una fettina di lucanica. Ma solo perché sono di buon cuore.

Ciò deve aver scoraggiato i due focosi e alticci avventori: ma se il buongiorno si vede dal mattino, immaginatevi il resto della serata… Che vi risparmio nei dettagli, compreso il fatto che ho rischiato di ribaltarmi con un gabinetto biologico (io dentro esso) e che una ragazza mi ha rincorso per mezzo prato per disegnarmi in faccia una farfalla (ma anche no, grazie, sembro già scema di mio vestita così, aggiungerci la farfalla mi pare eccessivo).
C’è tuttavia un mistero che non mi so spiegare: persone che vedo abitualmente anche se non spessissimo, mi hanno salutato con un “ma quanto sei dimagrita?”. Ora, considerando che mediamente barcollo sui tacchi e metto magliette scollate - per aumentare l’effetto ottico di spinta verticale e non orizzontale - e nessuno mi dice un accidente, com’è possibile che l’unica volta che mi fanno i complimenti io sia vestita praticamente da palestra? E soprattutto, visto che la bilancia parla chiaro e l’altra mattina ho rischiato l’infarto, che mi sta succedendo? Sto implodendo? La mia massa si sta riducendo ma il mio peso aumenta? Diventerò un buco nero? Mah.
Comunque sia, tutto è andato benissimo: ma la fatica si fa sentire, probabilmente non ho più l’età per scarrozzare cibarie fino alle due di notte. Oggi è già tanto se riesco a mettere un piede dietro l’altro.
Inutile dire che la tentazione di venire a scuola con la divisa da festa è stata forte, ma ho resistito. Che poi mi fanno distribuire i panini a merenda, e temo di non riuscire a farlo senza leccarli tutti.

giovedì 7 maggio 2009

Still alive...


No no, non siamo morte, nè tantomeno rimaste in Sardegna con le nostre amichine, anche se ci sarebbe piaciuto tanto...

Il rientro drammatico e una valanga di impegni (non mondani, ahimè) ci permettono di fare solo l'essenziale, tipo crollare a letto appena rientriamo a casa. Quindi il blog si è preso necessariamente qualche giorno di pausa. Ritorneremo belle e pimpanti da lunedì, visto che il fine settimana ci permetterà di dedicarci alla scrittura (evviva evviva la vita sociale!).
Baci e abbracci a tutti
Le vostre derelitte