martedì 18 giugno 2013

Piccole meraviglie crescono

E anche quest’anno scolastico volge al suo termine, con solo i poveri maturandi a faticare ancora sulle “sudate carte” di leopardiana memoria: soliti saluti, soliti adempimenti di fine anno, solite speranze di rivedere colleghi e (in qualche caso) anche studenti a settembre (ah, infausto destino dei precari!). Questo finale di anno però è stato rallegrato da una nuova usanza importata dall’America: il ballo scolastico, ossia orde di adolescenti infighettati che pervengono in luogo deputato e attrezzato come sala da ballo e mangiano e bevono rigorosamente analcolico (con professori addetti al controllo del beveraggio, come gli schiavi assaggiatori romani) fino alla mezzanotte, quando vengono sbattuti fuori dal bidello infastidito per gli straordinari serali.
Ovviamente l’idea non può che essere sostenuta dagli insegnanti più giovani, tra i quali mi trovo ancora – fortunatamente - pure io:  mi sono trovata quindi a dover organizzare tutto l’ambaradan e a partecipare come sorvegliante alla serata (ma più che altro ho cercato di mantenere l’aplomb dell’algida professoressa regina delle nevi, che mi viene tanto bene in classe ma molto meno bene nelle occasioni conviviali, perché in un paio di occasioni mi sono dovuta trattenere dal gettarmi in pista urlando).
Tutto si è svolto per il meglio: ragazzi bravissimi che si divertono davvero con nulla (alla faccia delle tragiche prospettive che i tg danno del mondo giovanile), nessun incidente di percorso, niente da segnalare. Niente, tranne lo Studente Invaghito.
Ora, da insegnante giovane e non racchia, mi sono trovata a volte in passato a fronteggiare studenti invaghiti: ma il tutto si risolveva in sguardi languidi, sospiri sul corridoio, interrogazioni che evolvevano in balbettamenti e coloriti scarlatti se si parlava d’amore o simili. Ma lo studente invaghito di quest’anno ha la faccia come il didietro e un coraggio che non ho manco io a trent… ehm, ventinove anni periodici.
Inutile dire che è corteggiato da orde di ragazzine dai 16 ai 18 anni per il suo fare simpatico e spavaldo; inutile dire che è pure un bel ragazzo, alto, moro e ben vestito; inutile dire che è pure bravino a scuola senza fare grande fatica ed è pure sportivo. Insomma, le ha tutte. Ma invece che gettarsi sulle compagne di scuola, ha deciso di perseguitare me: battute, complimenti, carinerie di ogni tipo sempre rimbeccate con cinismo e acidità sono servite a poco. Il minchione aspettava il ballo scolastico per mettermi in seria difficoltà.

Arriva sorridente e profumato circondato dai suoi amici, raggiunge l’angolo dove sono rintanata con i colleghi e mi saluta: “Prof, è un CASIN bella stasera!”
Io: “Grazie, ma magari i complimenti impara a farli in italiano, cucciolo!”
Lui: “Prof, ma non si formalizzi: il concetto c’è, ed è che lei è bellissima!”
Risatine dei compagni e mio rapido sollevamento delle sopracciglia, mentre cerco di non diventare paonazza. Questo mi mette seriamente in crisi.
La serata passa tranquilla, con gli occhi del cucciolotto sempre piantati addosso e sporadiche comparsate dietro angoli e colonne che mi facevano venire un coccolone ogni volta. Ma come in ogni festa che si rispetti, arriva il momento dei lenti. Il fesso avanza verso di me con passo deciso: io guardo il mio collega ignaro che beve una cocacola.

C: Oddio, viene a invitarmi
CICBUC (Collega ignaro che beve una cocacola): Chi?
C: Coso, lì. Viene a invitarmi a ballare.
CUCBUC: Ma valàààà, con tutte le compagne gnocche che ci sono stasera? Da te?
C: Grazie per la considerazione. E comunque ti dico di sì.
CUCBUC: Ma figur…
Ed ecco lo studente invaghito arrivato a noi:
SI (porgendomi la mano): Prof, posso invitarla a ballare?
C: Ecco, veramente…
CICBUC: Ma dai, vai!
C (mai che si facesse i fatti suoi questo): Ma no, non mi pare il caso…
SI: Prof, è solo un ballo, giuro che non le faccio nulla!
C: Non ho paura, eh, ti ricordo che quanto io facevo la maturità tu eri alle prese con i rigurgitini da latte!
SI: E allora, dai, mi faccia questo regalo!


In mezzo a un coro di “dai proooof, forzaaaa, vai Callistiiiii” con uno studente dal sorriso impeccabile e la mia faccia color pomodoro, ho ceduto e ho seguito SI a centro pista.
Ho immediatamente adottato la posizione “festa delle medie” quando ti toccava ballare con uno che non ti piaceva: braccio rigido per mantenere le distanze, bacino arretrato di quei 25 cm che impediscono ogni sfioramento, testa girata di 45 gradi per non respirargli sul collo. Io ero tesa come una corda di violino, lo studente rilassato come un angioletto.

SI: Grazie, prof, mi ha fatto un regalo stupendo. Sa, è tutto l’anno che ho un debole per lei.
C: Smettila! Sei fortunato che non sei un mio studente, altrimenti ti facevo bocciare. Balla e taci!
SI: Veramente, prof…  E poi lei ha un profumo buonissimo.
C: Ma benedetto, piantala! Prima di tutto hai veramente una faccia tosta che mezza basta… E poi su, in mezzo a tutta questo numero di gnocche della tua età, devi venire da me?
SI: Ma prof, lei è stupenda, intelligente, spiritosa: le mie compagne non sono abbastanza mature per me.
C (ussignur… Vabbè, vediamo di buttarla in vacca...): Ho capito, eh… Ti piace l’antiquariato!
SI: No, prof, non mi piacciono le cose vecchie. Mi piacciono le cose belle.

Non ho avuto il coraggio di replicare: ho sperato che la canzone finisse in fretta ma (come in ogni situazione drammatica) ho beccato il lento da 5 minuti e 04 (timing controllato a fine serata per vedere quanto avevo patito).
Ovviamente ho condiviso la vicenda con l’amica Mafalda.

C: Amica, hai capito cosa mi è successo?
M: E non gli hai dato due colpi?
C: Ma Mafy! Sono una donna impegnata e lui ha 19 anni!
M: Appunto, è maggiorenne!
C: Ma smettila! Ma dico, amica, te lo immagini questo a 25 anni come diventa? Altro che meraviglia…
M: Piccole meraviglie crescono, amica…
C: Ah!
M: Sigh!
C: Sob!

M: Nel dubbio… Non è che hai il suo numero? ;-)