mercoledì 4 aprile 2007

L'ABC delle Derelitte - parte seconda E - G

E


Effetto cornutazzo

[ef-fét-to cor-nu-tàz-zo] s.m. 1. Fenomeno prodotto da una precisa causa, sic est una meraviglia (altresì definibile come il cornutazzo), che produce graduale inappetenza dovuta al perenne svolazzare di farfalle all’interno degli stomaci derelitti. La mancanza di appetito è accompagnata da sorrisi dentati, occhi luccicanti e emissione di felicità da tutti i pori. L'effetto cornutazzo è direttamente proporzionale alla presenza delle meraviglie: al loro allontanarsi scompare, portandosi via felicità e forma fisica: non ho mangiato niente, ho l’effetto conrnutazzo; la meraviglia è andata, e con lei l’effetto cornutazzo, porca vacca dov’è la nutella?


Edipo

[e-dì-po] n.pr. 1. Nella mitologia greca, fu il re di Tebe, figlio di Laio e di Giocasta. Allontanato da bambino dalla città per un oracolo nefasto, dopo l’uccisione del padre sposò la madre, inconsapevole della sua identità e dell’incesto. Prende il nome da questo il complesso di Edipo, concetto sviluppato da Freud per spiegare la maturazione del bambino maschio attraverso l'identificazione con il padre e il desiderio nei confronti della madre.

2. fras. malattia di Edipo, stadio aggravato del più noto complesso; se ne conosce un solo caso, localizzato in Salento: D: «Ma che bel tatuaggio, amico di Lex, cosa c’è scritto?». AdL: «Mariuccia». D: «Ah, ma chi è, la fidanzata?». AdL: «No no, la mamma… Sapete, ragazze, io ho la malattia di Edipo…». D: «Ahhh, il complesso, vuoi dire?». AdL: «No, la malattia proprio…». D: «Ah».


F


Figa

[fì-ga] s.f. 1. Gerg., soprattutto nel linguaggio giovanile, il termine f. e i suoi accrescitivi «strafiga» o «figona» sono spesso usati come sineddoche per indicare una donna sessualmente attraente: «Come sto stasera?» «Sei molto figa». 2. Var. accr. di ubaldiana orig. faiga: «Come ti vesti?». «Super faiga, ovviamente». 3. Fras. der. figa di legno, detto di ragazza che provoca e si ritrae (sin. stizza e non la molla): io quella lì la meno, così la pianta di fare la figa di legno. 4. Accr. figa di ghisa, di ferro, di acciaio: a seconda del grado di (in)violabilità; var. vergine di ferro. 5. Spreg. figa di platino: detto di giovane donna che vive e si relaziona nella convinzione di essere l'unica eletta ad essere dotata di attrattive per l’altro sesso e si mostra sprezzante nei confronti degli uomini e delle altre donne: Lex: «Io le odio le ragazze di qua, fanno tutte le fighe di platino. E sono pure brutte. Voi siete molto più belle e non ve la tirate». Derelitte: eheheh (risata ebete).


Figheira

[fi-ghé-i-ra] s.f. 1. Variante di figa 1 (vedi). 2. Fras. der. bella figheira, giovane donna attraente di ignota identità che gravita attorno alla meraviglia amandola alla follia e convinta di essere corrisposta: si differenzia della derelitta per l’esibizione di comportamenti malsani, tipo rompere le palle e invadere spazi altrui, con l'unico mesto risultato di essere scaricata: M: «la bella figheira è stata abbandonata da Lex all’aeroporto con 3 ore di anticipo sul volo solo perché arrivavo io. Che crepi».


Fff

[fff] inter. 1. variante di uf, uff, uffa, uffi, esprime noia, impazienza fastidio. 2. Nelle derelitte, è preferita del più usato «uff» nei casi di acuta esasperazione, a cui il numero delle «f» è direttamente proporzionale, soprattutto nell’uso scritto (mail, sms, msn): «Buongiorno amica! C’è il sole!». «Ffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffff».


G


Grillotalpa

[gril-lo-tàl-pa] s.m. 1. Insetto simile al grillo, di colore bruno, provvisto di zampe anteriori larghe e in grado di scavare complicare gallerie. 2.fig. der., detto di cosa, persona, veicolo particolarmente lento: «Ahoooo, quanno arrivi? Te aspetto…». «Eh, siamo in macchina, abbiamo davanti un grillotalpa». «Che cazzo stai a dì?Che c’hai davanti?»


Ghiandola

[ghiàn-do-la] s.f. 1. Organo di formazione epiteliale con struttura tubulare o acinosa, semplice o composta, che esplica un’attività secretoria di sostanze specifiche o di eliminazione di sostanze di scarto. 2. pl., ghiandole, entrato nell’uso comune delle derelitte ad indicare la scusa perfetta della meraviglia: «scusa se nun me so’ fatto sentì prima, ma m’è venuta n’infezione, me se so’ gonfiate tutte le ghiandole, stavo pe’ morì…»; trasl: avere le ghiandole (c’ho le ghiandole, c’aveva le ghiandole, ecc.): trovare una scusa, plausibile o meno.


Gianna

[giàn-na] n. pr. f. 1. controparte femminile del mitico «Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita» della ben nota pubblicità. 2. trasl. essere Gianna: essere ottimista a dispetto di ogni influsso malefico sputato dal pianeta porco bastardo (vedi): «Non troverò mai più nessuno da amare, invecchierò sola e acida e morirò divorata dai miei dodici cani alsaziani». «Coraggio, coraggio, siii Gianna ... ne comprerai solo sei di cani». 3. var. Giannina, Giannona, Giannissima a seconda del grado di ottimismo: «Amica, non mi ama nessuno. Ahcomesoffro (vedi)». «Ehilà, Giannona, buongiorno!».


Giornata

[gior-nà-ta] s.f. 1. giorno o, più comunemente, periodo del giorno compreso tra la mattina e la sera, spec. con riferimento al modo di trascorrerlo o alle condizioni atmosferiche. 2. fras. buona giornata!, saluto beneaugurante utilizzato dalle derelitte per concludere una frase ricca di improperi e maledizioni: «che ti possa venire uno sfogo allergico su tutto il viso proprio il giorno di quell'appuntamento importante e che ti si rompa un tacco quando sei dalla parte opposta rispetto al luogo dell'appuntamento in un giorno di sciopero dei mezzi pubblici e dei calzolai ... e comunque buona giornata! Auguri!» ( il tutto detto sventolando la manina in segno di saluto; e, di solito, siamo meno signore…).