mercoledì 29 dicembre 2010
... mah ...
martedì 23 novembre 2010
... punti di vista
mercoledì 17 novembre 2010
Pronto ... Servizio clienti.
Avete mai avuto qualche problema con i gestori telefonici???
Ok… ammetto che è una domanda del cavolo … è una tappa della vita a cui siamo tutti destinati. Come la caduta dei denti da latte.
Ora vi racconto il fattaccio.
Verso fine agosto papà Mafaldi decide di cambiare operatore telefonico per la linea di casa. In effetti tutti i cellulari della famiglia erano con un unico gestore mentre il contratto del telefono fisso e di internet era con un altro. Allora perché non usufruire delle mirabolanti offerte che in estate ci hanno frantumato i cosiddetti (per essere eleganti) in tv, radio, cartelloni pubblicitari e chipiùnehapiùnemetta???
Mica siamo fessi, noi, che rimaniamo con un operatore solo perché siamo pigri. Ehhhhh no … nessuno ci frega … Aderiamo alla promozione che ci garantisce millemilatelefonate gratis e internet tutto il giorno ad una velocità mirabolante.
A inizio settembre, quindi, abbiamo disdetto il contratto vecchio e firmato quello nuovo.
Siamo tornati a casa felici e baldanzosi con la nuova station internet. Abbiamo fatto tutti i collegamenti, inserito il cd autoinstallante e con un sorrisone a 185 denti abbiamo aspettato che sul monitor comparisse la meravigliosa iconcina del mondo azzurro che ruota.
Un beep inquietante segnala un errore..
Ma come errore???
Smontiamo tutto. Rifacciamo i collegamenti e inseriamo nuovamente il cd.
Nulla. Ancora errore.
Fiduciosi chiamiamo il numero verde. Dopo comodi 10 minuti di attesa parliamo con una gentile signorina che ci chiede di avere pazienza e che il servizio verrà attivato in qualche giorno al massimo.
Ma siiii … Si sa che queste cose hanno sempre bisogno di un po’ di tempo.
Un po’ di tempo???
Bene … oggi siamo a metà novembre e della nostra connessione ADSL non c’è ancora traccia e, cosa più grave, siamo isolati con il telefono fisso. Non riceviamo e non possiamo effettuate telefonate. Una meraviglia.
In tutto questo tempo abbiamo fatto almeno 15 telefonate al call center e altrettante incursioni nel negozio di Trento dove fisicamente abbiamo firmato il contratto.
Cosa abbiamo ottenuto??? Nulla.
In compenso ho avuto la possibilità di parlare con Paolo, Francesca, Antonella, Sonia, Filippo e altri gentili ragazzi del call center che tutte le volte mi dicevano di aver segnalato il problema e di avere pazienza un paio di giorni.
Ieri, però, il fattaccio. Ho chiamato 8 volte e per 8 volte mi hanno risposto facendo finta di non sentirmi. Inutile dirvi che ero in un punto in cui la copertura del mio telefono era perfetta. Quando si chiama bisogna digitare il numero di linea fissa per la quale si chiede assistenza e, molto probabilmente, come inserisco i numeretti che si riferiscono al nostro contratto compare sul pc dei gioiosi fanciulli del call center una sfilza immensa di lamentele.
Ora, io capisco perfettamente che non sia il lavoro più bello del mondo e che spesso siano costretti a sentirsi delle cazziate terribili … ma far finta di non sentirmi nooo, dai è tristissimo! Ci mancava solo facessero le pernacchiette per rendere più veritiero il disturbo sulla linea. Non sapevo se ridere o piangere. Ovviamente ho optato per la prima opzione altrimenti con le lacrime mi si scioglieva il rimmel.
Oggi ho richiamato.
Al primo tentativo mi ha risposto Romina con una vocina estremamente flautata e gentile. Dopo aver controllato la situazione e avermi fatto ascoltare 28 minuti di canzoncina dello spot televisivo mi ha detto la solita cosa ovvero che non è colpa loro ma devono aspettare ancora l’autorizzazione del vecchio operatore. Cosa che “si dovrebbe risolvere in un paio di giorni, signorina Mafaldi”.
Seeee … paio di giorni un piffero. Sono due mesi che mi dite le stesse cose, gentile signorina Romina.
“ma guardi, Mafalda, le dico una cosa segreta”
Ussignur… un segreto? La cosa si fa interessante. “mi dica, Romina, mi illumini”
“La prossima volta che chiama dovrebbe dire una parolina magica in modo che i miei colleghi possano rendersi subito conto che ha già reclamato”
“Scusi, Romina, questa sarà la mia 15 telefonata … credo che compaia il fatto che ho chiamato”
“Certo, ma se lei dice la parolina magica vedrà che l’operatore darà maggiore importanza alla sua segnalazione”
Parolina magica??? Ma questa da dove arriva? Dal magico mondo di Cristina D’Avena “Vabbè … e cosa dovrei dire?”
“Dica “reclamo” “
Dopo qualche secondo di silenzio ho attaccato senza nemmeno salutare. Siiiii … sono maleducata!!! Oh.
giovedì 11 novembre 2010
Quintessenza della convivenza
Ah, rientrare a casa e trovare qualcuno che ti aspetta. Anzi, aspettare qualcuno a casa, visto che sono sempre io a finire prima il lavoro. E a preparare la cena per due. Ma solo “Perché sei tanto brava a cucinare e ti piace, amore mio…”.
Ah, cercare di trovare uno spazio al contenuto di settantamila scatoloni trasportati in un eterno trasloco. Scoprire che i piattini con le bestiole - che tanto amavi nella tua casetta da single - vengono relegati da Fidanzato in un armadietto remoto del salotto con la sentenza “Sono roba da donne”.
Ah, andare a dormire insieme ogni sera. “Amore, io andrei a letto, sono stanca e domani mi alzo presto…”. “Ah, sì, tu avviati che io arrivo subito”. “ Ma topolino, mi sento molto sola se non ci sei…”. “Ma se tu vai a dormire come le galline, cosa posso farci?”.
Insomma, gioie e gioie: da quando io e Fidanzato viviamo insieme, sembriamo due piccioncini. E poi lui mi fa sempre un sacco di sorprese. Come l’altra sera, quando sono rientrata dalla palestra e l’ho trovato ai fornelli.
C: Amoreee, ciao, sono tornata.
F: Ciao, come è andata?
C: Mah, mi trema ogni muscolo, anche quello dei mignoli dei piedi. Tu che fai? Che profumo di pappa buona…
F: Preparo la cena. Anzi, ti ho preso una cosina… Visto che adesso viviamo insieme… Guarda, è lì di fuori sul mobiletto dell’ingresso.
Ussignur, il tanto sospirato solitario. E io sono tutta sudata e spettinata dopo un’ora di pilates. Vabbè, quello che conta è il momento, pazienza per l’aspetto. Vado a cercare: ma non vedo nessuna scatolina di velluto.
C: Amoreee, non vedo niente.
F: Guarda bene, è una cosa piccola.
Ah, non avrà mica eliminato la scatolina per aumentare la difficoltà della ricerca? Che uomo romantico! Dove sarà? Spetta che sposto le piante, le chiavi, il giornale… Madonna, quanta roba c’è su ‘sto mobile? E bisogna pure fare la polvere… Ma non distrarti, Cally, ferma alla meta, torniamo alla missione da compiere.
Niente.
C: Amore, rinuncio. Vieni tu?
F: Ma Cally, sei cieca?
C: Sì, ti amo anch’io.
F: Ecco qua.
E mi passa una tesserina tipo bancomat.
C: Ma cos’è? La carta vantaggi del supermercato?
F: Esatto: visto che ormai siamo una coppia, ti ho fatto il duplicato della mia carta. Così sommiamo i punti e possiamo prendere premi più belli!
C: …
F: Cally?
C: Ah, grazie, che pensiero carino!
E poveracce quelle che vogliono i diamanti! L’amore vero non si misura coi carati, ma con la card!
giovedì 4 novembre 2010
A mali estremi...
Per questo, quando Fidanzato mi ha chiesto di andare a vivere insieme, sono stata particolarmente felice. Forse cambiando casa e parcheggio risolverò il problema della macchina maculata!
lunedì 25 ottobre 2010
Ssssss ... è un segreto!
Qualche sera fa mammamafaldi ed io siamo andate a cena con due meravigliose amiche sbrilluccicanti.
Arriviamo in pizzeria, ci sediamo e subito un istinto primordiale mi ricorda di essere donna: devo andare a fare pipì!
Arriva il cameriere zelante che, vedendo un tavolo di 4 donne, comincia a fare il brillante. Sorrisi e battute scontate si sprecano. Ci consegna il menù e attende fiducioso la nostra scelta.
Quattro, e dico quattro, pagine di pizze.
Quattro pagine fronte e retro, quindi 8 facciate.
Quattro pagine fronte e retro, quindi 8 facciate scritte fitte fitte: non riuscirò mai a scegliere!!!
E mi scappa pure la pipì … mannaggia.
Faccio un abile slalom tra quelle con i nomi più strani tipo “la esotica” con tanto di ananas, quelle con i nomi minacciosi come “la esplisiva” che probabilmente digerirei tra due anni e tutte quelle con gli ingredienti che non mi piacciono.
Ne rimangono valide una decina e decido di usare un metodo scientifico per scegliere quella che aggraderà il mio palato: la conta.
Sì, sulla scelta del menù sono una pippa di donna.
Ora posso tranquillamente andare in bagno. La più giovane delle sorelle sbrilluccicanti si alza con me. Anche per lei il richiamo dell’istinto primordiale.
Attraversando tutto il locale accompagnate da mille sorrisi del solito cameriere raggiungiamo la toilettes.
L’antibagno con un bellissimo specchio decorato con disegni geometrici colorati, si apre su due porte: femminucce e maschietti (scritto testualmente sulla targhettina).
In questo caso la conta non mi serve ed entro decisa nella parte dedicata alle femminucce. Il bagno, però, è buio. Non vedo nessun interruttore. La soluzione si balena chiara nella mia mente: ci sarà il sensore di movimento.
Muovo una manina: niente.
Muovo un braccio: niente.
Mi sposto un po’ e agito le braccia: niente.
Saltello e ballo waca waca … mi giro e vedo la mia amica che con sguardo tra l’impietosito e il disperato mi dice: “Mafy … l’interruttore è qui fuori!”.
Click … e luce fu.
Chiudo la porta, faccio pipì ed esco mortificata.
Mentre lei entra le chiedo un favore: “Per piacere, non dire nulla a mammamafaldi. Già ha il sospetto di avere una figlia scimunita, evitiamo che ne abbia la conferma”!
Inutile dirvi come è andata a finire.
sabato 23 ottobre 2010
A... singhiozzo!
GIULIANO, AMACIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!
Buon week-end a tutti.
giovedì 21 ottobre 2010
Mama insegnami a bailar ...
Dialogo via sms
M: Amica, che combini? Io sono tumulata sotto il piumone. Ma che cazzo di freddo fa?
C: Ah che invidia. Non vedo l’ora di morire felice sul divano sotto la copertina in pile di Winnie. Al momento sto accompagnando la madre a vedere un corso di balli di gruppo.
M: Coooooooooooooooooooosa??? E non mi hai detto nulla? Ma che razza di amica sei???
C: Dai, sarà una tragedia. Un branco di disperati che si muovono in maniera sconclusionata.
M: Uhhhhh … il posto giusto per noi!!!
C: Smettila! Ora cerco parcheggio e vado a vedere.
….
M: Allora??? Come sono questi balli di gruppo?
C: Lasciamo stare! Un disastro.
M: Ma come?
C: Si … c’è chi vendemmia e chi scava delle buche.
M: Uff … dilettanti … e non c’è nessuno che con immensa classa mette le dita negli occhi dei vicini?
C: no, amica, quella è una tua specialità!
M: eh, lo so! Non è da tutti!
C: Comunque se possono insegnare questi due possiamo farlo anche noi tranquillamente.
M: ficooooo!!! Si, si, si … facciamolo!!! Ci divertiamo, dimagriamo e guadagniamo nello stesso tempo. Ideale, no?
C: Beh, in effetti … soluzione fantastica. Dobbiamo trovare il nome per il corso. Che ne dici di BSM?
M: BSM??? Balla, Soffri e Muori?
C: No.
M: Barcolla, Sculetta e Muoviti?
C: Smettila di dire minchiate! …
M: Mi vuoi dire cosa significa BSM???
C: Balli Sfascia Matrimoni!
M: …???...
C: certo … se lei balla bene lascerà il marito sul divano a guardare le partite di calcio e se ne andrà a ballare con un animatore tutto movimento pelvico e addominali … se lei ballerà malissimo l’uomo seduto sul divano a guardare le partite di calcio la lascerà …
M: Ussignur … e scapperà pure lui con l’animatore tutto movimento pelvico e addominali???
C: Esatto!
M: Fatta … Domani apriamo la società!
martedì 21 settembre 2010
Ma allora?
Partiamo dall'inizio: bastaaaaaa con 'sta storia "evidentemente alle derelitte non frega più niente di chi le ha seguite per tanto tempo, ormai hanno la loro vita ecc ecc ecc.". Bugie! Semplicemente abbiamo poco tempo da dedicare alla vita virtuale perchè quella reale ha preso direzioni molto complicate che preferiamo (e di questo ci scusiamo, ma crediamo sia una scelta legittima) non condividere del tutto pubblicamente.
Secondo: non abbiamo smesso di scrivere, e lo abbiamo ripetuto negli ultimi post. Cisiamo dedicate ad altro, e non è detto che presto non si possa avere qualche notizia in più... Quindi portate pazienza, appena tutto si sarà tranquillizzato, torneremo ai ritmi di qualche mesetto fa.
Terzo: lo sapete, lettori nonchè amici rimbambiti, che vi vogliamo un sacco di bene... Non possiamo dimenticarci di voi, e figuriamoci se saremmo davvero così maleducate da non venire a salutarvi nella (malaugurata) ipotesi che decidessimo di non scrivere più. Siete e siete stati i nostri compagni di tante ore: è il minimo che vi meritiate! E se con questo dimostriamo che le derelitte non sono ancora diventate due cafonacce (ma due pigrone informatiche sì), altrettanto non si può dire di chi lascia commenti che con l'educazione hanno poco a che fare... E che abbiamo, ovviamente, cancellato.
Per tutti gli altri, grazie per tutto l'affetto che ci dimostrate. Siete sempre nei nostri cuoricini virtuali (e anche in quelli veri).
Baci baci
C&M
venerdì 30 luglio 2010
Callista ciclista
Dunque che bici sia: complice la bella stagione e il fatto che non lavoro, sono andata a farmi rimettere a nuovo la mia bellissima e vecchissima bici bianca e fucsia (avevate dubbi sul colore?) e ieri l’ho finalmente ritirata. Primo percorso affrontato: casa genitori-casa Callisti, per un totale di circa 15 km tutti comodamente coperti da pista ciclabile (grazie caro governatore Dellai per aver fatto qualcosa di utile dopo le ottomila misteriose rotatorie, che spuntano dappertutto e saranno evidentemente segnali di amicizia per un’intelligenza superiore, tipo cerchi nel grano).
Inutile dire che il mio esordio ciclistico è stato salutato dalla pioggia: ho quindi atteso le 17, ora in cui finalmente il sole è spuntato, per partire con pedalata agile e ben distesa verso la mia meta.
Primo pensiero: cazzarola, dovevo iniziare prima a girare in bici. Ho ricevuto più fischi, saluti e complimenti in mezz’ora di pedalata che in tutta la mia vita. Ho immediatamente reso partecipe Mafalda della cosa: «Amica, dovevamo darci alla bici molto prima. Forse potevamo anche rimorchiare».
Risposta: «Con due polpacci da terzino, però». Ho dato un’occhiata preoccupata verso le mie estremità inferiori, ma ho ripreso a pedalare alacremente.
Arrivata in centro, decido di passare per piazza Duomo per fare un giretto attorno al Nettuno suonandogli festosamente il campanello. Firulììì, firulààà, passo abile davanti alla biblioteca centrale, faccio una curva, un cretino mi passa sulla sinistra, io stringo un po’ per non centrargli la ruota posteriore e…
SWISSSSHHH…
No, non è il rumore dei miei capelli al vento. Anche perché avevo la coda. Purtroppo trattasi del rumore della mia bici che scivola drammaticamente sui bolognini (o sampietrini che dir si voglia) bagnati.
Tempo due secondi e mi sono trovata a pelle d’orso in terra, nel pieno centro storico di Trento con turisti dappertutto e studenti in pausa fuori dalla biblioteca. Evviva.
Il cretino che mi ha tagliato la strada è tornato indietro al volo chiedendomi scusa. Nel frattempo io ero già saltata in piedi per la vergogna, coadiuvata da una signora che mi ha raccattato la borsa volata dal cestino e dal marito che mi tirava per un braccio.
M (marito): Signorina, sta bene?
CR (cretino): Oddio, scusa, non ti ho visto.
C (pensando «Certo, sono proprio piccola e magra, che non mi vedi, somaro»): Non mi sono fatta niente, grazie.
S (signora): Oddio, pensavo si fosse sentita male… Che spavento.
C (pensando «Dio, ti prego, fa’ che non mi sia pelata le ginocchia che devo prendere il sole e mi restano i segni della cicatrice e il sangue mi sporca i sandali bianchi nuovi»): No no,mi è scivolata la bici sul bagnato: ho stretto troppo la curva per evitare lui (guardando con astio il cretino mortificato).
CR: Oddio mi spiace: vuoi bere qualcosa?
C (pensando «Porco, pessimo modo per abbordare una donna»). No, grazie.
M (palpando il braccio di Callista): Si è rotta qualcosa?
C (pensando «Brutto menagramo, e poi non toccarmi» ma fingendo un sorriso rassicurante): No no, guardi, non ho neanche un graffio.
Il che è vero: complice il bolognino bagnato, ho fatto aquaplaning e non mi sono sbucciata nulla, se non un angolo di ginocchio causa pedale. In compenso, ho pulito il pavè di mezzo centro storico con la mia maglietta con la regina Grimilde, merito un riconoscimento.
C: Bene, grazie a tutti, io me ne vado, sono intera.
S: Non è che si sente male?
C («Tièèèèè»): Non si preoccupi, signora, grazie.
E me ne sono andata ripetendo tra me il mantra «Chefiguradimerdachefiguradimerdachefiguradimerda»).
Allontanatami di 500 metri mi sono dovuta fermare in preda alla ridarola. Ho riscritto a Mafalda: «Amica, la bici è bellissima. Sono caduta in piazza Duomo, ma a parte quello grandi numeri!».
Risposta di Mafalda: «Mi sono persa il tuo primo volo? Nooooooo, perchèèèèè???».
Non preoccuparti, amichetta mia: considerando il numero altissimo di turisti in giro con videocamere varie, conto di essere su Paperissima a settembre. E sono soddisfazioni.
lunedì 26 luglio 2010
Ode alle derelitte
Grazie, amico lettore, saremo sinceramente commosse, appena ci riprenderemo dalle risate.
Ode festante alle derelitte
Sembrano tonte, ma sono gran dritte
Vergano, austere, scritti preziosi
dai temi, ahimè, spesso pericolosi
Tralasceremo, con fare animale,
la dissertazione sul sesso orale
Non parleremo – suvvia un po' taci! -
dei mille e più tipi di baci
Lì c'è Callista con ricrescita bionda
usa gli slip come una fionda
Guarda dall'alto di solidi tacchi
quei poveri ometti, flaccidi sacchi
Eccola ora con fare aggraziato
fare la posta al bel Fidanzato
Lo conquistò con slanci di classe
ravanando inesausta le di lui parti basse
Ma ecco Mafalda che scuote i capelli
biondi, lucenti, di certo assai belli
Incede elegante avvolta in un manto
dritta decisa verso l'Incanto
Incanto che poi è proprio il suo uomo
di cose da dire ce ne sarebbe un tomo
Preso un biglietto con fare contento
eccola in volo verso il Salento
Ma anche se tutto fila via bene,
il cuore, le mente, il polmone e il rene
ci rivelano cose che non sono ancor scritte:
queste rimangono due derelitte!
martedì 20 luglio 2010
La pianta
Tanto per cominciare, la Mafy ha cambiato casa. Quindi abbiamo dovuto traslocare. E fin qui tutto bene, direte voi. Certo, ma voi avete fatto i conti senza il tronchetto della felicità!
Tre anni fa, quando la Mafy si è trasferita, ha ricevuto in dono un tronchetto della felicità. Di fronte alle sue perplessità ("secondo te se lo mangio funziona meglio o basta che lo metta in soggiorno?") la pianta ha mostrato una tempra notevole: tant'è che è cresciuta a un'altezza inquietante di due metri abbondanti. E fin qua tutto bene.
Ma il problema si è presentato quando si è trattato di "traslocare" il vegetale.
Mafalda insisteva nel lasciare il mostro ai padroni di casa al piano di sotto (quelli che suonano la fisarmonica alle otto di mattina e hanno il molesto cane autistico).
Mamma Mafaldi invece voleva che la pianta trovasse posto a casa sua.
M: Mamma, ma come faccio a portarla? Non ci sta da nessuna parte in macchina!
MM: Mmmmmh... Mumble mumble...
Pensa che ti ripensa, ecco che è nata l'idea geniale.
MM: Ma Mafy, basta che apri la macchina (ricordiamo che la suddetta derelitta Mafalda è orgogliosa proprietaria di una peugeot cabrio altresì detta la Derecar, NdA), metti la macchina sul sedile del passeggero, la leghiamo con la cintura, mettiamo due sacchetti sulle foglie perchè non si rovini e via!
M: ...
MM: No?
M: Ma mamma, come minimo mi ritirano la patente! Cally, diglielo anche tu. E poi posso farmi vedere in tangenziale con una palma come passeggero?
C: Se puoi non lo so, ma se lo fai ti prego di avvertirmi perchè non posso perdermi la scena!
E questo è stato solo il primo intoppo di questo trasloco...
martedì 22 giugno 2010
Mutande volanti
Giusto per la cronaca, stanotte Callista ha dormito con la coperta di pile e i calzini di lana, abbarbicata a Fidanzato che ha commentato l'abbigliamento della sottoscritta con un: "Dopo un anno siamo già ai calzini a letto. Tra dieci anni come ti presenterai?".
Io ovviamente non ho colto la frecciatina velenosa, ma solo il fatto che il mio bellissimo uomo abbia parlato di un futuro remoto insieme. Ah ah ah.
Il che non toglie che abbia bisogno urgente di vacanza: è vero che il mio lavoro mi permette di essere già beatamente nel numero di quelli che la mattina non si alzano più con la sveglia (ok, potete odiarmi), ma andare via da Trento è una necessità impellente. Ormai sono alla frutta.
Tanto per dirne una, l'altra mattina mi sono alzata, ho fatto colazione in stato semi-comatoso e poi sono andata a fare la doccia. Lasciato il pigiamino in camera, ho zompettato in mutande e con l'accappatoio in mano fino alla doccia, dove mi sono spogliata del tutto e...
E...
E ho buttato le mutande nel cesto della roba sporca, no?
Certo, era quello che credevo.
In realtà ho sollevato il coperchio del water e ho buttato un perizoma da 25 euro nella tazza. Convinta.
Ora, il momento orribile del rendersi conto di cosa avevo fatto non è stato niente in confronto alle operazioni di recupero del suddetto straccetto di pizzo blu galleggiante nell'acqua.Operazione che ho effettuato, tra velate maledizioni, con il manico dello scopino del cesso; poi ho gettato il tutto in un ettolitro di acqua bollente e sapone, pregando di non ritrovarmi con le mutande di Barbie (in realtà, hanno retto bene la sterilizzazione, meno male...).
Una volta passata la ridarola, ho immediatamente messo al corrente Mafalda dell'accaduto: "Amica, stamattina ho buttato le mutande nel cesso".
M: "Perchè, non ti piacevano più?"
C: "No, ho confuso il gabinetto col cesto della roba sporca".
M: "Vabbè, era peggio se facevi la pipì in quello."
Quando si dice solidarietà femminile.
giovedì 17 giugno 2010
Aperitivo di ben ritrovati
Per riabituarvi alle nostre mirabolanti ma (ahinoi) ormai scarse avventure, resoconto dell’aperitivo di ieri sera.
Protagonisti: le derelitte e i rispettivi fidanzati, Coinquilino e morosa, collega di Mafalda, coppia di amici con lei in dolce attesa.
Ore 6.30: il ritrovo. La derelitta Mafalda, organizzatrice dell’evento, sbaglia a comunicare il punto di ritrovo confondendo due negozi. Collega e Donna Gestante rimangono un quarto d’ora a chiedersi se il bar Sport con dentro tre ubriaconi molesti sia il posto giusto per un aperitivo minimal chic, prima di telefonare per chiedere lumi.
Ore 7.00: arrivano Coinquilino e la morosa. Dieci minuti dopo, l’attenzione di lei viene attirata da un avventore del locale che gioca con un pappagallo. Si alza in piedi e urla: “Amò, adesso vado lì e gli chiedo se posso tenere in mano l’uccello”. Ovazione della curva sud.
Ore 7.10: il suddetto pappagallo, riportato al tavolo da MdC (Morosa di Coinquilino), di agita a vedere tutta la gente. Prima urla un versaccio in faccia alle derelitte che si additano l’un l’altra dicendo “ce l’aveva con te”, poi scacazza sui pantaloni di MdC. Lei, offesa, riporta il volatile al suo trespolo e va in bagno, solo dopo aver sentenziato: “Amò, vado a pulirmi che non posso andare in giro cacata”. We love her.
Ore 7.40: Gesticolando in maniera inconsulta, Callista ribalta lo spritz addosso a Donna Gestante (che so che legge e mi perdonerà dell’orrido soprannome nonché del bagno forzato). Speriamo che la creatura sia femmina e che ciò la aiuti a reggere l’alcool meglio della scrivente.
Ore 8.00: Mafalda ordina il secondo giro modello Oktoberfest: “Noch einmal!”. Ciò provocherà orrende conseguenze sulla capacità di intendere e di volere delle convitate-
Ore 8.35: Dialogo tra Callista e Collega (momentaneamente lontana dal fidanzato che lavora nell’altro emisfero) di fronte al buffet dell’aperitivo. “Uh, la pizza!”. “Sì, quella molle, a me piacciono quando sono così molli”. “Sì, anche a me, da morire, che ti si impasta tutto in bocca”. Quando la finezza.
E voi vi chiederete a questo punto: ma non c’erano degli uomini al vostro tavolo? Sì, poveracci, ma erano troppo impegnati a mimetizzarsi con gli schienali delle sedie. Chissà come mai, poi… ;-)
domenica 2 maggio 2010
Lepulizie di primavera...
martedì 13 aprile 2010
Il guru del capello
Tempo di grandi cambiamenti, per noi. Una fra tutte, la parrucchiera. Che per le derelitte è fonte di vitale biondo, visto che la natura ha spento il loro meraviglioso colore infantile creando un cenere panteganato. Ecco quindi che la mano sapiente del coiffeur è necessaria per ricreare il falso biondo naturale caratteristico di Callista e Mafalda.
Ma il cambio del salone si è reso obbligato dopo le ultime prove di meches riuscite male. Se il biondo non va dalla derelitta, la derelitta va al biondo. È iniziata così la frenetica ricerca della nuova dispensatrice di colore, che è iniziata con Callista.
Dopo una lunga settimana di riflessione, è stata decisiva la frase di Fidanzato: «Amore, sei sempre bellissima, ma fai qualcosa per quei capelli, sembra che hai in testa una medusa». Quando la delicatezza. Il giorno dopo ero seduta di fronte a uno dei parrucchieri più consigliati, ma anche più gay, di tutto il panorama trentino.
Ha sollevato le mie ciocche con aria schifata: «Hai fatto le cartine l’ultima volta?»
C: A dire il vero i tappi…
Lui, scandalizzato: «I tappi?». Credo di avergli visto gli occhi andare al cielo. «Sì sì, ho già capito: Valeriaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa…»
Come per miracolo si è materializzata l’assistente: «Prendi nota: facciamo meches a spatola, due biondi, l’80-25 e il 47-68. Falle belle chiare, che con questa carnagione ha bisogno di luce».
Come dire, questa ha un colore da morto, cerchiamo di renderla almeno semi-viva. Non ho osato chiedere cosa fosse la spatola, visto che già coi tappi mi ero giocata tutta la credibilità glamour. Ho finto un falsissimo sguardo di assenso e ho lasciato fare.
Dopo 25 minuti avevo una testa meravigliosamente illuminata. E il guru dei capelli mi si è presentato accanto con pettine e forbice.
GdC: Hai visto che colore? Mi piace.
C: Sì, sul bagnato si vede poco, ma credo sia perfetto.
GdC: Fidati, è PER-FET-TO.
C (fingendomi improvvisamente convintissima): Assolutamente! (vedi la voce «credibilità giocata coi tappi» di poco sopra).
GdC: Adesso tagliamo?
C: E tagliamo…
GdC: Con questo biondo qui è un delitto accorciare: non chiedermi di tagliarti questi capelli, sai? In compenso ti farei una frangia.
C: …
GdC: Dai, fatti fare una frangia, con questi occhi da gatta qui, puoi fare anche a meno di farti il trucco, poi, risaltano il doppio.
C: Va bene, fai pure…
GdC: Brava! Vedrai che starai benissimo!
C: Ma sì, l’ho portata da ragazzina, e poi così posso evitare di farmi le sopracciglia! Ah ah!
GdC (con aria sempre più schifata): Sssssì… Appunto.
C: … (Bene, penserà che sono una sciattona anti glamour, maledizione al mio umorismo del cavolo).
Dopo venti minuti di taglio e una piega modello qualche-nome-francese-mai-sentito (e che ho ovviamente finto di conoscere per evitare di perdere quel briciolo di credibilità che mi rimaneva) mi sono ritrovata tutta bionda e con una sbarazzina e piastratissima frangetta ad altezza occhio. Risultato eccellente, e poi sembro molto più magra.
GdC: Sei bellissima, sembri Cleopatra!
Mi sono trattenuta dall’urlare «A me Marco Antonio» per evitare di farmi guardare di nuovo male. Ma mi sa che le derelitte hanno trovato il loro nuovo spacciatore di biondo. Almeno fino a prova contraria di Mafalda.
venerdì 9 aprile 2010
BB award
M: Fico, cos'è? Cento euro?
C: No, un BB award.
M: Cosa? Un Bilancia Bastarda award? Mi rifiuto. Sarà una di quelle cose oscene dove devi pesarti e vince chi perde più chili! Mi rifiuto di dire quanto peso, voglio un avvocato.
C: Amica, se sei diventata trasparente... Comunque niente a che fare con la Bilancia Bastarda. Si tratta di un Beautiful Blogger award.
M: Basta dirlo, mi hai fatto venire un colpo.
C: Ce l'ha gentilmente concesso la nostra nuova lettrice nonchè sorella derelitta e amica Dada.
M: Ma che carina, mi sta già simpatica: e poi ha un bel blog di cucina.
C: Esatto: che non leggeremo mai, roba da ingrassare solo ad aprirlo. Adesso ti spiego come funziona: dobbiamo raccontare 7 cose di noi e poi passare la palla ad altri 7 blogger.
M: Ma se ci siamo smutandate su queste pagine, cosa vuoi che raccontiamo ancora?
C: Non lo so, inventiamoci qualcosa...
M: Uff... Impegnativo...
C: Senti, già ultimamente scriviamo poco, almeno facciamo vedere di essere vive...
1. Abbiamo il 38 di scarpe.
2. Ci siamo conosciute circa a 18 anni, quando eravamo le morose di due amici che giravano nella stessa compagnia. Il fatto di essere completamente estranee a quella gente ci ha fatto fare subito comunella (aggiunto al fatto che eravamo le uniche due a mettere maglie scollate e a essere per questo additate simpaticamente come "troie" dal resto delle donne del gruppo).
3. Abbiamo fatto tutte le malattie infantili tranne gli orecchioni (Mafalda) e la rosolia (Callista).
4. Abbiamo una tragica incapacità di resistere di fronte ai negozi di cartoleria e ci verrebbe da comprare di tutto: penne, quaderni, astucci... Solo per questo vorremmo tornare a scuola.
5. Ci facciamo sempre lo smalto anche sulle unghie dei piedini. Perfino d'inverno, perchè non si sa mai.
6. Una delle cose che odiamo di più è chi non è capace di mangiare decentemente a tavola, senza fare rumori molesti o parlare sputazzando pezzetti di cibo masticato.
7. Ci piace ballare i balli di gruppo.
Detto questo, passiamo la palla a chi vuole raccattarla. E buon venerdì a tutti!
lunedì 29 marzo 2010
Trentini e pubblicità ...
Vi sveliamo un segreto ... non è così!!! Ma in fondo voi ci conoscete anche (o meglio, solo) grazie alla pubblicità dei nostri prodotti tipici, che non aiutano certo a scardinare gli stereotipi.
Prendiamo ad esempio la regina dell’esportazione trentina, ossia la mela: in una pubblicità un albero gigantesco ballonzola felice, come se abitassimo nella foresta del Signore degli Anelli. Inquietante: e inoltre ciò avvalora il pensiero che noi trentini siamo ubriachi tutto il giorno, visto che vediamo muoversi le piante.
In un altro spot, una bella gnocca pedala felice per i meleti della Val di Non e l’unica preoccupazione del coltivatore è che la mela - che lei ha rubato - abbia il bollino: tanto per cominciare provate voi a pedalare per i frutteti, che manco Moser lo saprebbe fare, ma soprattutto il gioioso contadino noneso (che notoriamente non è particolarmente generoso - noneso sta a Trentino come genovese sta a Italia) il bollino te lo tatua in fronte, se provi a toccare una mela: ma con un randello. Altro che isola felice di bucolica serenità dove tutti sono belli, buoni, facili e sani come la Polenta Valsugana (e su questo non aggiungiamo altro, perché è come sparare sulla Croce Rossa).
Nell’ultima pubblicità, poi, una biondissima fanciulla addenta una mela sulle note di «varda che passa la villanella, os’ce che bella la fa ‘namorar». Che scelta raffinata: non che Giovanni Allevi ci facesse proprio schifo, ma già che ci siamo tanto valeva optare per qualcosa tipo «Gobo so pare, goba so mare, goba la fiola de so’ sorella…”: almeno passavamo per simpatici burloni goliardi.
Quindi volevamo dire ai pubblicitari di venire a fare un giro in Trentino prima di partorire questi capolavori del marketing: parlate con la gente comune, chiedete loro un’opinione sulle vostre idee geniali. Sarà anche vero che i trentini sono riservati e schivi: ma un caldo e affettuoso «vaffanculo» in questo caso non ve lo rifiuterebbero. Ovviamente offrendovi un bicchierino di grappa.
P.S. Ovviamente la regione trentino vi aspetta a braccia aperte per le prossime vacanze pasquali ... :-)
domenica 21 marzo 2010
... ahhh ecco ...
martedì 16 marzo 2010
e poteva essere altrimenti?
Impaziente di partire in modo da arrivare il prima possibile tra le braccia di Incanto, salgo le scalette dell'aereo.
Sulla porta un ragazzo bellissimo.
Alto, capello corto perfettamente gellato, mascella pronunciata, leggermente abbronzato e occhi verdi.
Un assistente di volo gnocco??? Praticamente un evento!
Mi sorride. Io ricambio.
ADVG (assistente di volo gnocco) "Buongiorno, benvenuta!" e guardando il mio biglietto "il tuo posto è in fondo sulla destra"
Ellamadonna... gnocco e pure gentile??? E' come vincere al superenalotto.
Ringrazio e mi avvio verso il fondo dell'aereo ma ADVG mi ferma. E' incuriosito dal libro che ho in mano.
ADVG: " Questo libro sta tornando di moda. Tra ieri ed oggi sei già la terza persona che lo sta leggendo"
M: "mah ... forse è l'unica cosa decente che vendono all'edicola dell'aeroporto!"
ADVG: "ahahaha ... forse è vero. Comunque poi vengo a sentire il tuo giudizio"
Il libro in questione è "Memorie di una geisha".
A dire la verità la mia intenzione era quella di comprare qualche cosa di cruento ... morti, serial killer, rapimenti, inseguimenti o affini ... ma, come detto a quel gran figaccione di steward, all'edicola dell'aeroporto i titoli a disposizione erano assolutamente imbarazzanti. Quindi la scelta è caduta sul libro di Arthur Golden.
Decolliamo e io mi immergo nella lettura delle prime pagine.
Dopo una mezz'ora abbondante ADVG si siede accanto a me.
ADVG: "allora... com'è questo libro? Promosso???"
M: "mah ... ho letto le prime trenta pagine ... non ti saprei ancora dire!"
E comincia a parlare ad una velocità inaudita di un sacco di cose.
Si vede che sono innamorata. La vicinanza di un bel ragazzo non mi provoca la benchè minima emozione, anzi ... mi perdo pure metà delle sue chiacchiere.
Io, sorrido e annuisco per gran parte del tempo.
Dopo cinque minuti di inutile ciarlare, ADVG si alza dicendo: "torno al mio posto che tra un attimo atterriamo. Tu continua a leggere!"
M: "ah, guarda ... se il libro da qualche suggerimento serio su come fare a tenersi un uomo, lo eleggerò come mia personale Bibbia".
A queste parole gli occhi di ADVG si illuminano. Con fare furtivo si siede nuovamente accanto a me e mi sussurra: "ah, cara, se scopri questo segreto, ti prego ... dillo anche a me".
Mi fa l'occhiolino e se ne va sorridendo.
Ahhhhh ... ecco!
mercoledì 3 marzo 2010
Callista SARTA subito!
F: Sì, Cally, ma c’erano già quando sono arrivato in questa casa, li ho tenuti.
C: Ma sono brutti. Sono cupi. Già la cucina è una stube anni Settanta, almeno un tocco di gentilezza…
F: Basta comprarne di nuovi, nessun problema.
C: Secondo me starebbero bene gialli. Si intonano con il pallino delle piastrelle… Che comunque sono brutte pure quelle, eh.
F: Perché non vai a casa tua a criticare le piastrelle, scusa?
C: Perché le mie sono bellissime. Allora ok per i cuscini gialli?
F: Fai quello che vuoi, basta che mi fai toccare le tette.
C: Certo. Se faccio pure qualcos’altro mi fai scegliere anche lo zerbino?
Normale dialogo tra fidanzati, direte voi, tra Callista e l’uomo dei sogni che le fa pure comprare i cuscini nuovi per le sedie. Certo. Ma avete fatto i conti senza i designer di arredamento per la casa…
Missione della domenica pomeriggio piovosa: centro commerciale e acquisto cuscini gialli. Esito della missione: non portata a termine (ma in compenso siamo tornati con due paia di jeans e una maglietta per Fidanzato e un giubbottino in cuoio e una scarpina a pallini per Callista. Evviva). Ma il tutto non per cattiva volontà…
C: Niente, neanche in questo negozio…
F: Cally, è il terzo che giriamo. Non potevi prendere quelli nel primo?
C: 13 euro e 50 il cuscino? Stiamo scherzando? Figurati se spendo 80 euro per poggiarci il sedere.
F: E quelli nel secondo?
C: No, non mi piaceva il giallo.
F: Il giallo è giallo!
C: No! Quello era giallo canarino, io li voglio giallo oro.
F: Ah ecco. Questi nemmeno vanno bene?
C: Ma amore, hanno tutta una balza svolazzante, e poi sono a quadretti. Poi casa tua sembra una speckhaus. Vabbè, guarda, nessun problema. Li faccio io.
F: Cosa fai tu? I cuscini?
C: Ti ricordo che sono una bravissima ricamatrice e so pure cucire. Mia zia mi ha regalato la macchina da cucire qualche anno fa.
F: Madonna, sono fidanzato con Suor Germana.
C: Ah ah ah. Intanto però il paraspifferi con ricamati i cagnolini della carica dei 101 lo usi, eh.
F: Voglio un avvocato.
Inutile dire che quando una donna si mette in mente una cosa… Ora ho la scrivania invasa di stoffa color girasole. Riuscirà la vostra eroina o avrà le pezze per la polvere più glamour di Trento e dintorni?
martedì 2 marzo 2010
... suona tu che suono anch'io ...
martedì 23 febbraio 2010
Ahò, professorè...
Per altro, e devo dirlo per dovere di cronaca, i ragazzi sono stati anche troppo bravi: sempre puntuali, educati, perfino simpatici. Niente ubriacature moleste, niente accoppiamenti selvaggi, niente lanci di mobili dell’hotel dalle finestre. Almeno, questo è quanto è apparso, ma come dice il proverbio «occhio non vede, cuore non duole» (e, soprattutto, palle non girano).
L’unico avvenimento degno di nota si è verificato l’ultima notte: alle tre sono stata svegliata da un vociare (eufemismo per «urlare a squarciagola») sul corridoio. Allungando l’orecchio da prof, mi sono accorta che non erano studenti italiani, ma spagnoli. Ho quindi aspettato qualche minuto per vedere se smettevano da soli, prima di chiamare la reception. Ma ecco che all’improvviso sento parlare dialetto trentino: quattro decerebrati della classe accoppiata alla mia che cercavano di interagire con gli spagnoli parlando dialetto (la leggenda dice che il trentino e lo spagnolo siano particolarmente simili… Bè, niente di più falso). Ho aspettato qualche secondo, non tanto per vedere se smettevano da soli, quanto perché uscire sul corridoio in pigiama non rientrava tra i miei desideri pre-gita. Ma di fronte all’alzarsi dei toni e alle risate, ho svolto il mio ruolo di educatrice. E ho spalancato la porta uscendo in corridoio.
Mi sono trovata davanti un gruppetto di circa otto ragazzi, alcuni comodamente accomodati sulle sedie, che tenevano bordone. Dei geni, soprattutto davanti alla camera di un’insegnante… Al mio vocativo “SIGNORI!” due si sono tappati direttamente in camera. Gli altri sono rimasti come inebetiti: probabilmente per via del mio abbigliamento: pigiama bianco con topolino rosa sul davanti (credibilità pari allo zero assoluto), piedi scalzi, capelli di chi si è appena alzato, zero trucco, colore da pollo congelato. A quel punto ho dato inizio al consueto insulto trifasico, di cui sono specialista: “Uno, sono le tre di notte e siete in un hotel dove ci sono altre persone che vogliono dormire, due, vi avevo già detto ieri sera di non fare rumore sui corridoi e siete anche rimbambiti visto che siete davanti alla mia camera, tre, domattina facciamo i conti. VIA!”.
Non so se spaventati dalle minacce o dal mio aspetto, i trentini se ne sono andati di corsa senza aprire bocca. Gli spagnoli invece sono rimasti a guardarmi ancora un attimo, finché non ho replicato: “Vale anche per voi. ANDARE!”, con eloquente gesto della mano.
Mentre i ragazzi sloggiavano, mi sono resa conto che in mezzo a loro c’era anche il portiere di notte, salito per vedere chi faceva chiasso al primo piano: un giovanissimo ragazzo romano, moro, giovane e piuttosto carino, per altro. E io avevo un sonno del diavolo e un pigiama con due orecchie di topo che brillano nel buio (oh, ditelo voi a Benetton, che fa queste cose, la prima volta che l'ho messo ho rischiato la morte per spavento, vista la fluorescenza sul mio petto...). Voglia di conversazione pari allo zero assoluto.
Il fanciullo mi ha sorriso e ha detto «Ahò, professorè, complimenti, c’hanno paura de lei, eh? A me manco me stavano ad ascoltà…». Io ho accennato un gesto di diniego sistemandomi i capelli: «Ma no, è che io ho un arma che lei non ha… Il registro…». Lui, implacabile: «Nooo, nun se direbbe a vederla, che sembra n’angiolino, ma me sa che è una che li fa annà… Grande, professorèèè, bona notte!». E se ne è andato facendomi il segno col pollice alzato.
Alla prossima gita devo ricordarmi di andare a dormire vestita.
martedì 16 febbraio 2010
Perle di saggezza
Giusto per consolarmi, quindi, condivido con voi le perle dei miei studenti collezionate negli ultimi due mesi. Pensatemi molto, e che il Pianeta Porco Bastardo me la mandi buona.
1. Il piccolo diavolo
Studentessa beccata a copiare con libro aperto sotto il banco: «Prof, mi perdoni, non so neanche io perché l’ho fatto…»
C: «Ma pensa… Sei stata posseduta dal demonio?»
2. La speranza è l’ultima a morire
C: «Vorrei che questo verso di Dante lo scriveste su un bel cartellone sopra la lavagna, che magari vi ispira: “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Rappresentante di classe, ci pensi tu a dividere il lavoro?»
RDC: «Prof, ma “canoscenza” va con o senza i?»
C: «Appunto. Forse se ve lo tatuo con un marchio da bestiame funziona meglio…»
3. Il dottor House
Studente: «Prof, ma ha un occhio che lacrima… Si è commossa a vedere noi?»
C: «No, ho la congiuntivite. E poi a vedere voi non mi piangono solo gli occhi, ma anche l’ano».
4. Rocco Siffredi sono io
Studente: «Machiavelli sostiene che il buon principe deve essere mezzo uomo e mezzo animale… Cioè, deve essere un uomo, ma quando serve deve saper tirar fuori anche la bestia…»
C: «…»
5. La sceneggiatrice
C: «Dai, studentessa, fammi un confronto tra la spiritualità di San Francesco e quella di Jacopone da Todi…»
Studentessa: «Jacopone da Todi è molto triste perché ha scoperto che la moglie che ehm… Era morta durante un ballo perché, cioè, le era caduto il soffitto in testa… E poverina, non usciva mai, e lui scopre che porta un cilicio per espiare le sue colpe, cioè, anche quelle del marito, che è lui, quindi si fa frate. Ah, e poi odiava il papa».
C: «Tesoro, ti ho fatto una domanda di letteratura, non è una puntata di una soap opera brasiliana…».
A presto!
lunedì 15 febbraio 2010
San Valentino: the day after
Che poi, diciamocela tutta, noi donne siamo un tantino ridicole: facciamo tanto le superiori dicendo che no, San Valentino è solo un giorno come tutti gli altri. Peccato che poi, quando gli uomini si scordano di farci gli auguri, ci rimaniamo proprio male. Vabbè, se non fossimo complicate non saremo noi… Ma torniamo alla storia e abbandoniamo la dissertazione.
Fidanzato è proprio bravo: non solo mi ha portato fuori a cena la sera di sabato, ma mi ha anche fatto un regalino. Quando sono arrivata a casa sua, nel pomeriggio, mi ha detto di controllare dalla parte del letto dove dormo.
F: A dire la verità volevo che lo trovassi stasera, il regalo, ma ho pensato che magari ti butti sul letto e va a finire che ti fai male o che fai danni.
C: Cosa stai insinuando? Che mi getto a letto come un bisonte, di solito?
F: No, ehm, ma magari sei stanca…
C: Non stai migliorando la tua posizione…
Ho alzato il piumone e ho trovato un quadro con le nostre foto più belle e un romantico bigliettino. Scatta l’applauso, la ola, il lancio di coriandoli e pure la lacrimuccia delle più romantiche.
C: Ma amore… Grazie, che pensiero carino…
F: Figurati, è solo una stupidaggine.
C: Ma non è una stupidaggine. È bellissimo.
Ovvio che di fronte a tanto ammmmore non potevo che ringraziare: ribaltando Fidanzato sul suddetto letto (ovviamente dopo aver spostato il quadro).
F: Cosa stai scrivendo?
C: Ussignur, amore, non farlo mai più. Non arrivarmi più alle spalle mentre scrivo al pc che sono concentrata.
F: Appunto: volevo vedere cosa facevi.
C: Sto scrivendo un post.
F: Fammi leggere… Ma? Non starai mica scrivendo di sabato?
C: Perché?
F: DAIIIII, non scrivere quelle cose! Che figura ci faccio? E poi lo sai che legge anche mia madre.
C: Peggio per te: dovevi fare a meno di darle l’indirizzo del blog. Possibile che abbiamo mantenuto l’anonimato per tre anni e tu in un mese hai fatto Radio Scarpa? Adesso ci conoscono tutti?
F: Ma daiiiiii, è perché siete brave che l’ho detto.
C: Grazie. Ma ora paghi le conseguenze delle tue azioni!
F: Cally… Almeno non scrivere che facciamo certe cose.
C: Amore, suvvia, non credo che qualcuno pensi che quando siamo soli ci teniamo per mano. E poi abbiamo dei lettori da accontentare. Sciò, adesso vai a fare il pranzo.
F: Crudele.
C: Anch’io ti amo. Bacinoooo…
Scusate l’interruzione in tempo reale… Dicevamo? Ah, sì, che ho ribaltato Fidanzato sul letto.
F: Maledettaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa…
C: Smettilaaaaaaaaaaaaa!
Ma Fidanzato aveva un problema: la gomma in bocca. Il che è stato risolto appoggiando il chewing-gum masticato sul comodino.
Dopo cinque minuti, mentre non c’era assolutamente nulla da ridere, Fidanzato ha iniziato a sghignazzare.
C: Amore, cosa succede?
F: Niente, è che… Ah ah ah… No, scusa, non volevo ridere…
C: Eh, ma stai ridendo.
F: Sì… Mi si è incollata la gomma sul piede.
E mi ha mostrato mortificato (ma con le lacrime agli occhi per il ridere) il piedino di fata con attaccato il moncherino masticato. Come il piede sia finito sul comodino per permettere il contatto fatale... Bè, magari quello ve lo racconto un'altra volta... (Salve, gentile futura suocera, salve...)
Dire che l’atmosfera sexy è andata a farsi benedire è poco. Ma le risate sono la parte più bella dell’amore, nevvero?
F: Sì, però adesso scrivi anche che la sera ci siamo rifatti, peròòòòòòòòòòòòòòòòò…
C: Ma tu non eri quello che ci teneva alla privacy?