venerdì 13 aprile 2007

L'ABC delle Derelitte parte quarta Q-S

Q


Quorum [quò-rum] s.m. inv. 1. Numero di componenti di un organo collegiale indispensabile per la validità di una votazione o di un’adunanza. 2. agg, di tinovica origine usato dalle derelitte per indicare un uomo storto (per la genesi dell’aggettivo, provate a scrivere «storto» con un qualsiasi telefonino dotato di T9 e controllate la prima ipotesi di parola): «Ma guarda che saranno robe... prima fa tutto il carino e poi sparisce... ma perchè?« «semplice, è un uomo quindi è quorum» «fffffffffffffffff (vedi)».


R


Rattaria [rat-ta-rì-a] s.f. 1. dal trentino, cosa di poco conto, brutta, raffazzonata alla bell'e meglio: «Non comprare quella rattaria, sai?». 2. traslato, indica una persona poco piacevole: «Ecco, pure quella si è trovata l’uomo…» «Dai valà, piuttosto che tirarmi su quella rattaria sto da sola a vita».


S

Salve [sàl-ve] inter. 1. formula di saluto o augurio: «Salve, amici!» «Che cazzo vuoi?» 2. s. m. pr. comune in provincia di Lecce, a circa 30 chilometri da Santa Maria di Leuca, da dove le derelitte transitano ogni giorno durante i soggiorni salentini 3. Salve salve!, esclamazione associata a sventolamento di mano prodotta dalle derelitte alla vista di ogni cartello riportante il nome della località sopraccitata. A forza di sentirlo ripetuto ossessivamente, pure il povero Lex, adesso, imita la frase a pappagallo ogni volta che vede il cartello, e ride: i suoi amici non se ne fanno ancora una ragione.


Sciacquetta [sciac-quét-ta] s.f. 1. lavapiatti, sguattera 2. per estensione, donna mediocre e insignificante, che si comporta in modo frivolo e leggero. 3. per proprietà transitiva, rientrano in questa categorie tutte le ragazze che per qualsiasi motivo non vanno propriamente a genio alle derelitte; in particolare qualsiasi essere femminile (dai 2 agli 88 anni) che si avvicini alle meraviglie: «Chi cazzo è quella sciacquetta che gli si è avvicinata? Brutta, guardala, guardala, e poi come minimo sarà anche stupida». «È sua sorella…». «Ah. Bei capelli però… Magari è simpatica!».


Stitico [stì-ti-co] agg. 1. che è affetto da stipsi 2. fig., chi è restio nel concedere, avaro. 3. in particolare, stitico sentimentale: chi non è in grado di dimostrare i sentimenti: «Ma ti pare? Io gli dico che gli voglio bene, che per me è importante, che vorrei che il nostro rapporto crescesse e lui? Fa culo, fa (vedi)!». «Eh, hai beccato lo stitico sentimentale…» «Che provi con le prugne, allora!». (Nota: gran parte degli uomini delle derelitte sono affetti da questa caratteristica stipsi sentimentale: ci viene il dubbio di essere come la cioccolata, buone buone ma se ingerite in grande quantità «stringiamo».)


Splendida [splen-dì-da] agg. f. 1. di mirabile bellezza, di eccezionale perfezione: «Mi ha detto “stasera sei splendida”». «Ah, e poi?». «Mi sono svegliata». 2. fras. der. fare la splendida: fingere di non preoccuparsi, di non curarsi di qualcosa o qualcuno, di infischiarsene, possibilmente cercando di apparire perfetta, una gran donna moderna e indipendente: «Ma ti ha detto di scendere la sera perché il pomeriggio gioca la maggica?» «Sì, proprio così...». «E tu?». «Ho fatto la splendida e gli ho detto che devo guardare come organizzarmi». «Ah. E adesso? Cosa pensi di fare?». «Intanto piango... Passami i fazzoletti, va…»


Sgnaus [sgnà-us] s.m. 1. odore, sapore di ciò che è vecchio e ha perso freschezza, che sa di muffito, di stantio, di umidiccio mal asciugato: Guarda, non solo era antipatico, ma puzzava pure di sgnaus. 2. in particolare, odore di sgnaus, odore non meglio identificato che soggiornava nella casa affittata dalle derelitte per la prima vacanza in Salento. Dopo una battaglia a colpi di Oust durata due giorni, per un fortuito caso le Derelitte trovano il mocio vileda abbandonato umido dietro una porta dai precedenti inquilini. Il mocio finisce la vacanza abbandonato in una doccia all’aperto sotto la scala esterna: eliminata la fonte di sgnaus, in casa Zaccaria (vedi) torna il sereno.



Stelline [stel-lì-ne] s.f. vezz. 1. piccole stelle 2. formato di pastina da minestra adorato dalle derelitte, specialmente se all’uovo. Alimento consolatorio obbligatorio nelle serate tristi e menose: a seconda della gravità della malinconia aumentano il numero delle stelline nel brodo («spesse» o meno) e la quantità di formaggino sciolto: «Cosa mangi stasera?» «Stelline…» «Ah. Ma spesse?» «Sì, e col formaggino…» «Capisco» «Ahcomesoffro (vedi)».