mercoledì 31 dicembre 2008

chi cerca (ci trova) dicembre 2008

Potevamo far terminare l'anno senza le chiavi di ricerca???
Beh, si ... in effetti avremmo anche potuto ma ormai l'appuntamento con la rubrica "mi-sto-facendo-bellamente-i-cazzi-miei-su-internet-e-capito-a-casa-Derelitte-quando-si-dice-la-sfiga" è un punto saldo dei nostri mesi.

Prima di iniziare ad elencarvi le cose bizzarre che abbiamo trovato grazie a shinystat ci terrei a sottolineare che il 14.02% di chi capita innavvertitamente sul nostro blog lo fa cercando "biscotti allo zenzero" mentre un 12.08% arriva a noi digitando "bionde porche".

Ora, visto il nostro spiccato fiuto degli affari, stiamo valutando di modificare il nome del blog.
Siamo indecise tra "la cucina delle Derelitte" e "il bordello delle Derelitte".
Si accettano consigni

Ma torniamo alle nostre chiavi di ricerca.


CHIEDO ALLE DERELITTE
"Come convincere un uomo a sposarti?" stella del nord ... non riesco a farmi invitare da un uomo nemmeno per una pizza ... cosa vuoi che ne sappia? Scrivi a Marta Flavi. Lei era una che ne sapeva.
"a testa in giù passa la cistite?" oddio ... non lo so. Di sicuro ti vien mal di testa.
"che calze metto sotto al tubito nero per un matrimonio l'ultimo dell'anno" quelle imbottite con il pelo di orso ... ohhhh fa freddo l'ultimo dell'anno!
"è capricorno e quindi non risponde ai miei messaggi" no, tesoro, non è questione di segno zodiacale. E' uomo, quindi bastardo. per quello non risponde.

RICHIESTE BIZZARRE

"Telefonami trans" ... ma oggi ho la voce normale, niente tracheite e niente voce da trans. Ma sono previsti abbassamenti di temperature ... quindi si abbasserà anche la mia voce. Se hai pazienza un paio di giorni ... poi ti chiamo.
"fammi vedere il culo" ma anche no
"fammi vedere le tette" ... ma figurarsi!
"fammi vedere qualcosa" ... il polso va bene?

I SAGGI
"con una scarpa sola si cammina scomodi"
ma di giuro??? mica l'avrei mai detto.
"la sfiga ci vede benissimo" e ce ne siamo accorte
"la sofferenza fortifica" ... con il cuore ... ma vaffanculo va.

VE LO DEVO DIRE
"il giorno del matrimonio ho perso la giarrettiera in chiesa" beh ... meglio quella che le mutande
"la sera quando mi tolgo il trucco scopro che sono un pagliaccio anche sotto" secondo me sbagli latte detergente
"la mia amica ha regalato al suo amico per il compleanno un pompino" si sarà dimenticata di comprargli qualche cosa ...
"accompagnatrici tirano" cosa, benedetto? coda devono tirare le accompagnatrici? una scarpa in testa, ti tirano! Ahhhh ... ora tutto torna ... le accompagnatrici sono quelle che sono rimaste con una scarpa sola qualche riga sopra.
"Antonella Clerici ha uno strappo al polpaccio" noooooo ... povera antonellina. Vabbè, ha un uomo figo che le può fare i massaggi ... lei ... sob
"babbo Natale è tamarro" ma pover'uomooooo
"il blog è bellisssimisssimissssimo" ... grazie millissssimissssime.

A.A.A. CERCANSI
"cerco slitta" ... va bene che ha nevicato ... ma anche le macchine funzionano ancora benino
"cerco slitta con renne e lucine" ... se chiami Babbo Natale magari te la vende di seconda mano
"cercava carnevale e trovo fatalità" ... ehhh sono problemi
"cerco mutande uomo intimissimi con la renna" ma noooooooooo ... daiiii no, ti prego!

DERELITTE CHE PASSIONE
"diario delle derelitte amare" loro ci provano ad amare, sono gli uomini che scappano
"diario delle derelitte apettare" ahhh le derelitte sono bravissime ad aspettare
"diario delle derelitte bacio" ... pochi .. ma buoni
"diario delle derelitte cacca stitichezza" no, no, no ... loro incontrano stitici sentimentali ... le funzioni intestinali, invece, sono ok
"diario delle derelitte messaggi" quali??? ahhhh quelli tra cally e mafy. Gli uinici che partono e arrivano sui cellulari delle derelitte
"diario delle derelitte sparire" il corso di houdini pensavamo di tenerlo nei primi mesi del prossimo anno. Sono aperte le iscrizioni
"diario delle derelitte stuzzicante" ... ehhh ... nella teoria siamo bravissime. Stuzzichiamo che è un piacere. E' nella pratica che difettiamo.


TOP 5
"le palle del nonno degli uomini delle derelitte!" noooo ... guarda ... troppo complicato. Poi le derelitte non hanno un uomo ... quindi anche tutto il resto cade. Oddio ... in effetti ci cadono le palle ... ma non quelle del nonno.
"Acqua in bocca e fuoco al culo" ... meraviglioso!
"Le renne di babbo Natale ruttano" beh ... ecco spiegato come fa Babbo Natale ad attraversare tutto il mondo in una sola notte. Ha la slitta con le renne a reazione. Figoooo!
"se mi faccio uno spinello con la carta igienica funziona?" funziona cosa? la carta igienica o lo spinello?
"orso bianco nudo gay" ... tu sei quello che ti sei fumato lo spinello con la carta igienica, confessa!


Bene, amici ... non ci resta che farvi tanti tanti tanti tanti tanti tanti (sie è capito che sono tanti?) auguri per un felice 2009.



Un abbraccio
Cally e Mafy

martedì 30 dicembre 2008

Rifugiate speciali - parte seconda

Dopo che il sangue ha ripreso a circolare nei nostri derelitti vasi sanguigni, saliamo nella nostra camera per cambiarci: ci pittiamo da competizione, controlliamo lo stato della piega che incredibilmente ha retto anche alla seggiovia e alla neve e riscendiamo. La festa è già in pieno svolgimento: noi, per incrementare il tenore alcoolico, beviamo una tisana bollente e veniamo sfottute da ogni essere vivente in grado di comprendere, compresi un orso e uno stambecco.
Dopo un lunghissimo aperitivo e una lauta cena, il tasso alcoolico della baita è preoccupante: veniamo trascinate in una sessione di foto allusive a cui si deve sottoporre tutta la componente femminile della festa (ne ignoriamo ancora la destinazione, anche se un minimo sospetto lo abbiamo...). Ovviamente le derelitte sono costrette a posare in coppia e tutti sono stupiti della disinvoltura con cui si abbracciano: ci viene detto «Sembra quasi il vostro lavoro!». Francamente non sappiamo ancora se si è trattato di un complimento o di un modo carino per darci delle maiale. Evviva…
La festa scivola via veloce, tra balli, tentativi di abbordaggio più o meno riusciti, karaoke selvaggio. Verso fine serata, Callista, con la sua solita delicatezza ma con un’eleganza mai vista, piazza una cazziata paurosa a una tizia colpevole di spalmarsi su tutti i morosi altrui: da ora in poi chiamatela Vendicator.
Ma alle quattro passate arriva anche l’ora della nanna: le derelitte salgono in camera e trovano ad attenderle NON due uomini disponibili ma una temperatura glaciale. Si cambiano e si infilano (per la prima volta nella loro vita) nei sacchi a pelo, prudentemente stesi prima sulla stufa. Vengono immediatamente colte dalla risata stupidera. Mafalda si arrotola come una mummia e si copre perfino la testa, mentre Callista lotta con la zip che tende ad aprirsi per far passare un gelido spiffero. Una disperazione: soprattutto perché, come detto, le derelitte dormono su un materassone gonfiabile usurpato a un uomo alto, sexy e profumato con un accurato lavoro di sbattito di ciglia… E se una delle due si muove, l’altra ballonzola su e giù e rischia di vomitare.
(Abbiamo volutamente sorvolato sul fattore uomo alto, sexy e profumato che cede il suo letto mettendosi a dormire nel matrimoniale insieme ad altri due amici: ma ormai tanto vale sputtanarsi allegramente. No, non ne abbiamo profittato, né ci siamo offerte come ricompensa invitandolo a dormire in mezzo a noi: siamo deficienti, oltre che derelitte, lo sappiamo. Per chi, quindi, non l’avesse ancora capito, c’erano tre uomini che dormivano nel letto accanto al nostro. E noi eravamo due gomitoli di imbottitura. Che partano gli insulti).
Dormiamo forse mezz’ora in due: alle nove la baita inizia a svegliarsi, ma noi abbiamo il collo bloccato dal freddo e dalla carenza di sonno e non abbiamo manco il coraggio di muoverci. L’uomo alto, sexy e profumato vede le derelitte immobili nei loro bozzoli e ne tocca una per vedere se è viva, dicendo «PSSSST!». Rischia di perderle entrambe per infarto. In qualche modo riusciamo a sbrogliarci e a rimetterci in piedi.
Dopo una accurata preparazione per avere l’aspetto di due roselline di bosco nonostante la drammatica situazione occhiaie (grazie al correttore magico di Giogio tutto è possibile), scendiamo di sotto: veniamo accolte dalle urla di tripudio di un gruppo di sciatori di mezza età: uno osa un complimento e ci dice «Ma questi fiori crescono solo qui nelle montagne trentine? È un piacere vedere cose tanto belle a quest’ora…». Certo, intanto però non ci ha rimorchiato nemmeno un paracarro, ieri sera, gentile sciatore…
Dopo una colazione dei campioni, inizia la drammatica discesa verso l’impianto mediano: scartata l’idea di rifare il muro del giorno prima per evitare di pelarci il naso da quanto è verticale, optiamo per una passeggiata un po’ più lunga ma riposante, almeno dalle previsioni. Questo il resoconto:
Ruzzolate di Mafalda: due.
Ruzzolate di Callista: tre, di cui una doppia prima di culo e poi di faccia con scivolata laterale a pelle d’orso.
Ruzzolate contemporanee delle derelitte: una.
Complimenti sboccati ricevuti da maniaci in seggiovia che transitavano sopra la nostra testa: uno.
Offerte di aiuto da parte di sciatori: tre, di cui una in romano che stava per convincere Callista.
Maledizioni ai costruttori di Moon Boot che fanno le suole sciolinate invece che a presa sicura: ottocentotrentadue.
Maledizioni tra derelitte per aver accettato una festa in tanta malora: ventidue (una smozzicata dalla rovinosa caduta di Callista).
Discese fatte scivolando sul culo perché era impensabile poter mantenere una posizione eretta: cinque.
Discese fatte da Callista a passo del granchio, con mani appoggiate dietro per evitare di ribaltarsi: due.
Discese effettuate da Mafalda attaccata a reti, rami di pino, tronchi: due (le stesse in cui Callista, priva di qualsiasi dignità, si era già messa a granchio).
Colpi di reni per mantenere l’equilibrio: otto.
Volte in cui l’uomo apripista, dotato di gambe lunghe nonché di una pazienza infinita, è tornato indietro per vedere se le due disgrazie bionde erano ancora vive: tre.

Quando finalmente vediamo la seggiovia in lontananza, ci sembra un miraggio: non abbiamo manco più paura dell’altezza. Ci sediamo e cala un silenzio di tomba: facciamo fatica anche a parlare. Dieci minuti dopo siamo sedute in macchina, pronte per tornare a casa.

C: Bè, amica, è stato divertente, comunque.
M: Certo! Ma la prossima festa di compleanno chiediamo che la organizzino a Rimini, ok? Giusto per cambiare aria…

lunedì 29 dicembre 2008

Rifugiate speciali - parte prima


Siamo sopravvissute: non solo al Natale e a Santo Stefano, ma anche alla festa di compleanno più faticosa del mondo. Alcuni amici delle derelitte hanno deciso di festeggiare il loro «genetliaco» in un rifugio in mezzo alle piste da sci di una nota località montana del Trentino: si prevedevano un notevole numero di persone, potenziali uomini interessanti, divertimento a volontà. Così le vostre Callista e Mafalda hanno deciso di superare la loro poca simpatia per la neve e il freddo per unirsi alla compagnia: bisogna provare tutto nella vita…
La preparazione per l’evento è iniziata con modesto anticipo (tipo una settimana prima): visto che per giungere al rifugio era prevista una salita in seggiovia e una passeggiata di circa dieci minuti in mezzo alla neve, è partito il dramma da abbigliamento.

M: Amica, che cazzarola ci si mette?
C: Io vado di jeans. Con sotto le calze Everest, quelle con le stelle alpine, sennò muoio di freddo.
M: Pure io. Ma ti metti i doposci?
C: Certo, per forza. E il berrettino alla Caravaggio, che mi dona molto.
M: Brava: io metto la giacca bianca, così se rotolo in mezzo alla neve mi mimetizzo e non se ne accorge nessuno. E alla festa?
C: Alla festa ci cambiamo, ovviamente. Abbigliamento casualmente splendido da montagna.
M: Mmm… Jeans e tacco da dieci?
C: Amica, ho detto da montagna… Tacco da otto!
M: Ah, tu sì che sei avanti: scollatura mini, midi o maxi?
C: Da montagna, ho detto: quindi assolutamente maxi. Saranno tutti vestiti come gli yeti, se vogliamo rimorchiare andiamo giù con l’artiglieria pesante.
M: Bello, faremo come sempre la nostra porca figura: e «porca» non è una parola usata a caso.

Resta il problema della notte da trascorrere in condizioni non propriamente agevoli: ci muniamo di tuta da ginnastica e rubiamo a Coinquilino due sacchi a pelo dell’Esercito Italiano che diventeranno l’invidia di tutto il rifugio per il loro aspetto vintage. Uniti al materassone gonfiabile usurpato con le moine a un uomo alto, sexy e profumato ci permetteranno un riposo quasi confortevole.

Alle tre siamo pronte per la prima risalita in seggiovia della nostra vita: Callista in giacca e Moon Boot neri. Mafalda in giacca e Moon Boot bianchi. Sembriamo una la fotocopia dell’altra, con borsone a tracolla e zainetto. Due disperate… E camminare con i doposci è particolarmente disagevole, sono tutti morbidosi e molleggiati: Mafalda accusa immediatamente un leggero senso di «mal da doposci».
Alla base delle piste la temperatura è di «soli» meno cinque gradi. Considerando che dobbiamo salire fino a 1800 metri, ci assale un leggero senso di sconforto. Ma ci prepariamo. L’omino della seggiovia vede arrivare due bionde con borsoni giganteschi e una disinvoltura pari a quella di un pesce davanti a un phon: ci urla: «Forza bele, vegnir avanti e metterse en posizion: ma da ‘ndo vegnì?» (Ossia «Forza, belle fanciulle, avanzate e mettetevi in posizione: ma da dove venite?»). Noi, con un sorriso dentato: «Trento!». Lui ci guarda come due reiette e scuote la testa: come se una trentina dovesse per forza avere un rapporto confidenziale con le seggiovie. Ma anche no: siamo bravissime a parcheggiare e a prendere gli autobus, ma le seggiovie le temiamo. È la prima volta che ne prendiamo una in trent… ehm… vent’anni di vita. Ma sorridiamo. Guardiamo con orrore il mostro plurisedile che ci arriva alle spalle, temendo ci colpisca sul retro delle ginocchia e ci faccia finire a pelle d’orso nella neve. Invece barcolliamo appena e buttiamo il culo indietro: facciamo «splat» sulla poltroncina in plastica e siamo sedute. Dopo due minuti di urla isteriche, perché soffriamo un po’ di vertigini, abbassiamo il poggiapiedi (certo che avvertirci della sua esistenza poteva essere un gesto carino da parte dell’uomo scorbutico… Forse voleva farci fuori in quanto disonore regionale?). A metà salita, quando ormai le stalattiti avranno preso possesso del nostro corpo, ci rendiamo conto che possiamo anche far scendere un tetto in plexiglas che assicura visibilità ma ci fa guadagnare qualche grado: meglio tardi che mai.
Dopo un quarto d’ora di terrore (anche perché a metà risalita la seggiovia si è bloccata) ma con un panorama davvero meraviglioso, siamo in cima alla montagna. Peccato che per raggiungere il rifugio ci sia una discesa degna di una libera: siamo sulla pista più ripida di tutte, sono soddisfazioni. Ci paralizziamo come due gatti di marmo, pensiamo già di tornare a casa in seggiovia, ma gli impianti sono chiusi: quindi fingiamo felicità e ci avviamo con tutta la compagnia. A metà percorso Callista si blocca, come Aldo sulla scogliera in «Tre uomini e una gamba»: non riesce a muovere nessun piede perché scivola drammaticamente in ogni direzione e se cade rischia di arrivare a Trento dentro una valanga. Viene recuperata da uno dei festeggiati che se la prende per mano e la conduce in salvo: Callista lo guarda come l’eroe della sua vita, ma ha troppo freddo per offrirsi come ricompensa (potete insultarla, via!). Mafalda invece saltella come uno stambecco, rischia di cadere un paio di volte ma arriva in fondo alla discesa sana e salva. Dieci punti in più per lei.
Appena arrivate al rifugio, che vediamo come un miraggio, ci accoppiamo selvaggiamente con la stufa a olle per recuperare la funzionalità degli arti.

(To be continued…)

mercoledì 24 dicembre 2008

Buon Natale!

Dal pieno delirio per la preparazione del pranzo natalizio, vi facciamo i nostri migliori auguri per un Natale pieno di gioia, serenità e amore, che ce lo meritiamo un po' tutti.

E visto che siamo state moooolto buone, andiamo ad attendere con fiducia l'arrivo di Babbo Natale...



Ci si risente a inizio settimana, se sopravviviamo alla lasagna da sei chili.


Baci pandorosi a tutti

Cally & Mafy

martedì 23 dicembre 2008

È Natale, siamo tutti più tamarri…

Vorremmo sapere cosa prende alle persone nel mese di Natale. Sarà un virus? Un black out neuronale che causa obnubilamento del gusto? Non riusciamo a spiegarcelo.
Cosa spinge un uomo o una donna media a conciare il balcone come un carro del carnevale di Viareggio? Quale maligna forza li costringe a appendere Babbi Natale fantoccio che sembrano arrampicarsi sulle ringhiere? Vicino a casa delle derelitte, un pazzo lega ogni anno all’angolo del poggiolo una specie di fuoco d’artificio con rami di lucette lunghi un metro, variopinti e sparati in ogni direzione. Il primo anno suonavano pure dei mix di canzoni natalizie, da Jingle Bells a Bianco Natal. Poi qualcuno deve aver provveduto ad impallinare la centralina: in effetti il risultato avrebbe segato i nervi anche a Gandhi. Il secondo anno, al posto delle musichine, sono apparse anche delle scoordinatissime palle luminescenti sulla ringhiera: un pugno in un occhio. Non contento, quest’anno l’uomo ha aggiunto delle lucine piccole piccole che brillano stentoree: una via di mezzo tra un branco di lucciole moribonde e dei fuochi fatui. Di ottimo gusto, veramente.
E che dire dei condomìni dove ogni balcone brilla e riluce per conto suo, senza nessun tipo di coordinamento con gli altri? Solo a guardarli si rischia l’epilessia. E poi Natale è il trionfo delle luci morbide: i neon blu elettrico sono più adatti a un rave party che alla nascita di Nostro Signore.
Apriamo poi una parentesi sull’abbigliamento, in particolar modo dei turisti. Perché una donna di mezza età, distinta e signorile, a Natale si sente autorizzata a girare per Trento con un cappello da Babbo Natale con stelline luminescenti? Perché c’è il mercatino e fa atmosfera? O solo perché, non essendo nella città natia, uno si sente autorizzato ad andare in giro conciato come un deficiente, perché tanto «non mi conosce nessuno»? Magari (e sarebbe da augurarselo) è solo l’effetto del vin brulè…
Anche perché, se si limitassero al copricapo di Babbo Natale, non sarebbe così tremendo… Ma al peggio non c’è mai fine: adesso vanno di moda i berretti di peluches a forma di orso bianco, cervo, renna. Come se noi andassimo in Tunisia e ci legassimo due gobbe di cammello sulla schiena, solo per ricordare la fauna locale: agghiacciante. E invece questi se ne vanno in giro felici, vagano sotto il Nettuno facendosi fotografare conciati come degli esploratori al ritorno dalla battuta di caccia, con una testa cornuta sulla capoccia: come se non bastassero le corna vere e inconsapevoli, bisogna mettersele anche finte! Ma complimentoni!
E un’ultima, doverosa, parentesi dobbiamo riservarla ai regali: perché, perché, perché uno dovrebbe comprare un set manicure uscito direttamente dagli anni Settanta, con confezione in finta pelle bordeaux? Per far morire il destinatario del regalo di tetano alla prima limatura di unghie? È un modo per uccidere qualcuno senza destare sospetto? Ditecelo. E quelle confezioni di dopobarba o colonia da donna che sono alcool etilico puro? Tipo «Rockford» per lui o «Arrogance» per lei. Roba riesumata dal vaso della fortuna. Forse vanno bene per conservarci i mirtilli sotto spirito, o per ammazzare un intero autobus di pendolari o un ufficio di colleghi al mattino. Facciamo un appello: se non sapete cosa regalare, devolvete un’offerta a qualche associazione che coi vostri soldi possa fare qualcosa di utile. Salverete capra e cavoli, oltre alla faccia.

Come si nota, le derelitte sono in piena atmosfera natalizia: a dire la verità stanno meditando di andare in letargo e di svegliarsi il due gennaio. Ma hanno da fare: devono abbattere una serie di lucine con la fionda.
Quindi buona antivigilia di Natale a tutti!

lunedì 22 dicembre 2008

Evviva la sincerità ...

Ora ... io non sono una sostenitrice della verità ad ogni costo, in ogni momento, in tutte le cose.
Certo, nelle questioni importanti preferisco, anzi esigo, sapere esattamente come stanno le cose ma ci sono situazioni dove, a mio avviso, una piccola bugia o un'elegante omissione stanno decisamente meglio.
Esempio di questi giorni.
Sono vittima di un'insonnia subdola e sono stata attaccata dal virus dello sgnaus che ha deciso di fare dei gran happy hour nel mio stomaco ... potete quindi immaginare che il mio aspetto non sia propriamente splendido.
MA
... la mattina mi trucco con cura, abbondando con il correttore per le occhiaie e sono anche andata a fare una lampada per coprire il colore verdognolo che si era bastardamente impossessato del mio viso.
Il risultato non è malissimo se messo in confronto con la Mafy versione "appena sveglia" (sveglia è una parola grossa visto che le notti le passo a vedere tutte le repliche dei telefilm anni 80) ma in confronto ad una condizione pseudo normale ne esco un po' malino ...
MA , mi chiedo, E' PROPRIO NECESSARIO FARMELO NOTARE???
Oggi ho collezionato un:
- "Mafyyyy ... ma cosa ti è successo??? Ti vedo distrutta!" (detto da collega incrociata in mensa)
- "Madonna che faccia" (detta da amico in palestra)
- "Te me pari 'na sdrazota (mi sembri uno straccetto)!" (detto dalla nonna mentre tentava di spacciarmi una manciata di cioccolatini.
Vabbè ... incasso il colpo da gran signora e me ne vado, ovviamente scuotendo i capelli, sorridendo e sculettando un po' sui tacchi (che fa sempre diversivo) ...

venerdì 19 dicembre 2008

Indovina chi???

Ieri dopo pranzo, in previsione di un lunghissimo e noiosissimo pomeriggio a scuola, io e la mia collega siamo andate al bar a prenderci un bel caffè serio.
Considerando che lavoriamo in un paesone, possiamo anche permetterci il lusso di entrare in un locale e ordinare «il solito»: ormai il barista ci conosce benissimo e ci saluta come fossimo di casa. Ma ieri mi aspettava al varco con una nuova scoperta.

B: Ma sai, Callista, che tu assomigli a un’attrice?
C: Eh, prima di ringraziarti aspetto che tu mi dica di che attrice si tratta.
B: No no, è un complimento. Hai gli occhi uguali. È quell’attrice lì, bionda, con la coda.
C: Eh, se potessi restringere il campo… Bionda con la coda è un tantino vago!
B: Ma dai, non te l’ha mai detto nessuno? Sei uguale, stesso taglio di occhi. Poi coi capelli raccolti… Identiche. Daiiii, quella che ha fatto un film dove interpretava una pazza depressa che aveva una gravidanza finta e alla fine rubava il bambino alla sua amica.
C: …
B: Non hai capito?
C: Guarda, preferisco non sapere…
B: Se torni domani te lo dico, il nome. Vedrai che me lo ricordo.

Credo andrò a bere il caffè da un’altra parte, domani. In attesa che qualche amico blogger cinefilo mi illumini… A quale psicopatica isterica assomiglia la vostra Callista?

martedì 16 dicembre 2008

Ti sposerò perchè

Callista e LUI stanno guardando la tv; a un certo punto appare la pubblicità di un enorme anello con tre brillanti: un gigantesco trilogy che troneggia in campo nero. Troppo chiassoso per Callista che ha un gusto assai minimale, seppure adori le pietre bianche e costose, specialmente all’anulare sinistro.

L: Cally, ti piace quell’anello?
C: Nooo, troppo grande, troppo lavorato, troppo tutto. Non lo metterei mai.
L: Ah.
C: …

Se ho sprecato l’occasione della mia vita, stavolta mi appendo davvero al Nettuno. Ma tanto non lo potrò mai sapere, quindi via con gli insulti, grazie.

lunedì 15 dicembre 2008

Chiamatemi Sampei

Visto il tempo infausto delle ultime settimane, la vostra Callista ha pensato di fare acquisti: mi servivano un paio di stivali da usare in caso di neve ma soprattutto nel post neve. Ossia quando per le strade si crea quel meraviglioso «plich ploch» fangoso con quindici centimetri di acqua zozza che attentano a qualsiasi tipo di calzatura. Considerando che quest’anno sono a scuola in mezza montagna e mi faccio una media di tre chilometri a piedi al giorno, restando così in splendida forma ma attentando all’incolumità di ogni tipo di scarpa, ho dovuto accantonare tutti i miei super glamour stivali con tacco per camminare raso terra, ma pur sempre con stile. Poi è arrivata la neve: e da lì è successo il disastro, perché nell’ordine ho provato:

a) gli anfibi Doctor Martins del liceo, ancora perfetti dopo anni di onorato servizio. Risultato? Piede destro umido dopo soli 4 minuti e sinistro con colore bluastro per il freddo, nonostante il calzino termico e la soletta di pelo di lana merinos (eccezionale e consigliatissima!). Bocciati.


b) I doposci Moon Boot, di quando da gggggiovine facevo sci di fondo (potete ridere, eh). Ma sono neri e non danno soddisfazione. Se devo sembrare una sciatrice deficiente almeno voglio farlo con qualcosa di estremo: rosa Callista o argento QueenIce (eh, cara regina, quanto ti capisco). Scartati.


c) Gli scarponcini da ciaspola, neri e cicciuti, che sulla neve sono eccellenti. Ma mi ingoffano la figura e non tengono l’acqua «alta». Rimandati a settembre.


Ora, come poteva risolvere la vostra Callista? Andando in cerca di qualcosa di adatto. L’occasione si presenta inaspettata: LUI ha bisogno di un paio di scarpe e chiede l’aiuto della derelitta, in quanto dotata di gusto eccellente. Risparmiatemi l’antifona «Ma dovevi dirgli che si arrangiasse, a quel brutto mostro stitico». Me la sono ripetuta da sola fino alla nausea. E infatti mezz’ora dopo la sua telefonata ero nel reparto calzature di un negozio, guardandolo da sotto in su (in quanto alto, nonché sexy e profumato) con occhi sognanti.

LUI: Cally, ti piacciono queste?
C: No, sembrano pedule ortopediche. Queste, invece?
L: Ma ho freddo, sono leggere.
C: Appunto: magari muori di polmonite, tesoro.
L: Grazie!
C: Figurati.

Dopo mezz’ora di scarpe provate e rimesse a posto, LUI getta la spugna.

L: Niente, non mi piace niente. Mannaggia.
C: Eh, manco con le scarpe non riesci a deciderti? Ora capisco tante cose…

Ci avviamo verso l’uscita: ma poi la mia attenzione viene attirata da QUESTI


visti su tutte le passerelle della stagione. Sono quelli che mi possono salvare i piedi e pure il look.
Mi ci fiondo.
LUI: Ma sono stivali di gomma?
C: Non capisci niente. Sono bellissimi. E comodi. E di super moda. Li ho visti anche a Parigi quest’estate.
L: Se vai nel negozio di caccia e pesca sotto casa mia li trovi uguali. E costano un decimo.
C: Prima di tutto lì non ci sono né con le fragole né con le margherite, ma solo in quel tristissimo color grigio verde e io non sono né un pescatore né un alpino. Io li voglio vezzosi. Adesso li provo.

Decido per una via di mezzo: né troppo estrosi né in colori seri. Li provo di un bellissimo rosso scarlatto, che va in tinta col fiore di lana cotta grigia che medito già di applicare sul laccetto destro.
Sono comodissimi e pure slanciati, per essere stivali di gomma. Mi piacciono. Ma LUI ha un’aria strana. Decido di interpellarlo:

C: Cosa c’è, non ti piacciono?
L: No no, sono belli.
C: Davvero? Guarda che poi li metto anche a uscire, eh.
L: Va bene.
C: Tanto non ci esco mai con te, per forza non te ne frega.
L: Ma no, ti stanno bene. Veramente. Prendili.
Credendo ciecamente alla sua affermazione e felice dell’approvazione (sono derelitta nell’anima), mi avvio alla cassa, pago e esco col mio borsone.

C: Oh, che bello ho gli stivali di gomma. Posso usarli domani!
L: Ma li metti per andare a scuola?
C: Anche.
L: Ah.
C: Perché?
L: No no, così. Io non li metterei.
C: Ma tu sei un uomo!
L: E poi io non li avrei presi rossi. Ma tu sei tu.
C: Non sono rossi: sono scarlatti. Asino.
L: E poi secondo me sono anche freddi. Non erano meglio quelli di Goretex col pelo?
C: Ma sono foderati anche questi. E poi ho la soletta pelosa che tiene il freddo.
L: Forse gli altri li mettevi di più, no?
C: Ma scusa, eri con me dentro al negozio? Mi hai fatto comprare una cosa che ritieni inutile e pure orrenda?
L: Ma no, mi piacciono, eh!
C: …
L: Perché non dici niente?
C: Perché sono una signora. Ecco perché.

Donne, datemi soddisfazione almeno voi: anche mentendo, ovviamente, ma con convinzione, così non me ne accorgo.

mercoledì 10 dicembre 2008

Le abominevoli donne delle nevi

Cari amici di Quark,
nel documentario di oggi vi mostreremo la vita e l’habitat di un animale molto raro della zona alpina: la derelicta nivis. Ne esistono ancora solamente due esemplari!

La derelicta nivis è un mammifero a sangue caldo, anzi, caliente: bipede, tranne in rari casi di quadrupedia dovuti a ubriachezza molesta, posizioni sessuali alternative, sessioni di yoga in palestra, la derelicta nivis mostra una liscissima criniera bionda che scuote spesso. La criniera è l’unica parte pelosa dell’animale: grazie alla natura e all’intervento di un altro mammifero, Saraminchius, la derelicta mostra una scarsicrinita pelle eburnea, occhi azzurri (Derelicta nivis Mafaldi) o verdi (Derelicta nivis Callisti), un fisico morbido ma tonico, piumaggio dai colori sgargianti. Per lo meno durante la bella stagione.
Peccato sia costretta a vivere in un habitat decisamente complicato: la città di Trento e i dintorni, che si trasformano durante l’inverno nel mondo delle nevi, da cui la derelicta prende il nome. Ecco quindi che la nostra bestia si prepara per la stagione rigida: non cade in letargo (anche se le piacerebbe), non si ricopre di strati di adipe per proteggersi dal freddo (anche se sarebbe il suo sogno). Semplicemente si fornisce di singolari e vezzosi berrettini, guanti da maniaco omicida, giacconi imbottiti, scarponcini poco glamour ma portati con classe estrema: e affronta la bufera per procacciarsi il cibo quotidiano.
L’andatura della derelicta nivis durante le abbondanti nevicate è molto curiosa: mette un passo dopo l’altro cercando di mantenersi in piedi o quanto meno di cadere al suolo con dignità, sculetta moderatamente perché non si sa mai che qualcuno la stia guardando, si ferma ogni dieci passi per scuotere via la neve da sotto le suole che fa effetto pattino e emette un curioso verso reiterato: «Ma vaffanculo, tempo del cavolo, porca miseria che freddo, basta neve che mi si smoscia la piega».
Giunta la sera e terminata la giornata di ricerca del cibo, la derelicta si ricovera nel suo nido: soffre molto nel rinunciare alla sua intensa vita sociale (ah ah ah) a causa del tempo infausto, ma si organizza. Durante la stagione delle nevi, infatti, la derelicta si dedica intensivamente al punto croce e realizza corredini per i cuccioli di un’altra specie di femmina alpina, la mater felix, solitamente simbiotica con lei.
Il periodo dell’accoppiamento della derelicta dura tutto l’anno: anche sotto la neve, infatti, la nostra animalessa ha un ormone che sbranerebbe perfino i sassi. E poi vuoi mettere fare all’amore con un bel maschio mentre fuori impazza il tempo più scandaloso del mondo? E poi la neve è così romantica… Ahhhhh (sospiro)!
Ehm, scusate, mi sono fatto prendere dall’enfasi: che dicevamo? Ah, l’accoppiamento…
Ma come sempre tra il dire e il fare c’è di mezzo la meraviglia: infatti le derelictae prediligono per l’atto amoroso una forma particolare di maschio, il cosiddetto homo meravilia. L’homo meravilia è una mina vagante, che si concede con parsimonia estrema (sottospecie stiticus): e sparisce con l’abilità mimetica di un camaleonte. Ecco quindi che d’inverno e d’estate la derelicta è spesso costretta a restare a bocca asciutta e a sprecare inutilmente ovuli destinati a diventare figli bellissimi e affettuosi.
Per questa suo particolare destino, la derelicta è diventata specie protetta dal WWF: se volete fare un opera pia, a Natale adottate una derelicta, specialmente se abitate in paesi caldi e soleggiati. Che se le lasciate a Trento, rischiate di trovarle surgelate come gli spinaci in cubetto.
Dal magico mondo di Quark anche oggi è tutto. A presto!

lunedì 8 dicembre 2008

Beep ... oroscopo via sms

Oroscop Vodafone.
"06.12.2008. Gemelli. Sta iniziando per te un periodo promettente. Se sei single, senza che tu muova un dito saranno realizzati tutti i tuoi desideri"
"07.12.2008. Gemelli. Se sei single, Venere aumenterà le tue doti di fascino: approfittane e preparati a fare conquiste"
"08.12.2008. Gemelli. Non sottovalutare chi da poco ha conquistato il tuo cuore. Hai trovato finalmente la persona che fa per te"
Bene.
Considerando che proprio in questi giorni ho collezionato l'ennesimo due di picche da un ragazzo che mi piace ... beh ... ho come il sospetto che anche l'oroscopo della Vodafone mi stia prendendo per il culo.
"ma nooo, Mafy, sorridi, è Natale!"
... eh già ... è Natale e bisogna essere tutti più buoni, no?
Si amano tutti, ci sono le luci, Babbi da tute le parti, alberelli decorati, le luminarie, il vischio, i mercatini, le renne, i pacchi regali, le canzoncine, la neve, le lucine, i bambini che ridono, il vin brulè in piazza, le scritte di auguri, le vetrine tutte rosse e argento, ...
... evviva!

venerdì 5 dicembre 2008

biscotti allo zenzero ...

Cari amici vicini e lontani, bentornati alla nostra rubrica «Le ricette di suor Derelitta». Il Natale si avvicina a grandi passi, il mercatino di Trento lavora a pieno ritmo, i profumi delle spezie del vin brulè inebriano le nostre narici: e noi siamo perennemente ubriache. Ciò nonostante, in un raro momento di lucidità, abbiamo deciso di postare per voi la ricetta dei biscottini di pan di zenzero, che noi nordiche donne adoriamo e cuciniamo con infinito amore.

Ingredienti (per due teglie abbondanti di biscotti, quindi pochissimi per la gola delle Derelitte che raddoppiano sempre le dosi)

200 grammi di farina
110 grammi di burro
100 grammi di melassa o, in alternativa, di miele scuro
100 grammi di zucchero di canna
un cucchiaino di zenzero in polvere
un cucchiaino di spezie miste per biscotti tedeschi o, in alternativa, di cannella

Preparazione

C: Amica, prendi il mixer che impastiamo.
M: Che balle, è già Natale. Non ne ho voglia.
C: Daiii, ci sono gli alberi illuminati, le stelle, le palle…
M: Pure io le ho le palle: due. E girano vorticosamente.
C: Non essere maleducata: adesso invoco lo spirito natalizio, che si impossessi di te.
M: Speriamo almeno sia un bell’uomo… Dimmi che cosa devo fare.
C: Butta tutti gli ingredienti nel mixer e via, finché non diventa una bella pasta omogenea.
M: A posto: adesso, come sempre, avvolgo nella pellicola e faccio riposare un po’ la pasta in frigorifero, così poi si stende meglio.
C: Nel frattempo possiamo dedicarci alle nostre attività preferite: il lancio del telefonino silente, la gara di cappio sul tridente del Nettuno, il pattinaggio artistico con la crema sui piedi.
M: Punto mio, sono imbattibile. Il triplo axel con la Nivea è il mio asso nella manica.
C: Bene, mentre io stendo la pasta col matterello a uno spessore di circa 3 mm, tu prepara gli stampini da biscotto. Scegli quelli che preferisci.
M: Le letterine: e ci scrivo «CULOOOOOOO».
C: Non è affatto natalizio come messaggio. Almeno «Auguri».
M: «Auguri per finta»?
C: Va bene: io invece scelgo quelle invernali. Il pupazzo di neve…
M: Madonna se è brutto.
C: Appunto. Allora la renna!
M: Non è un alce?
C: Vabbè, questa bestia cornuta. E pure il cerbiatto.
M: Cosa c’entra col Natale?
C: Non lo so, mi piaceva. Il pino! E pure la stellina.
M: Io prendo l’omino, l’orsetto e la stella cometa.
C: Che bello… Intanto accendi il forno a 200°.
M: Va bene: una volta stampati, posso decorare i biscotti con gli zuccherini colorati?
C: Certo, si deve fare: ma non disegnare il cazzetto all’omino. Che l’anno scorso stavo per portare a scuola i biscottini osè.
M: Ehh, vabbé, un po’ di folclore… Quando il forno è a temperatura, ci si possono infilare le placche su cui avremo appoggiato i biscotti. Non dimenticarti la carta da forno, sennò «se taca su tut».
C: Fatto. Inforniamo e aspettiamo 8 minuti. Non uno in più, mi raccomando: i biscotti usciranno dal forno ancora morbidi, ma diventeranno immediatamente della giusta consistenza una volta raffreddati. In caso contrario, possono essere usati come oggetto contundente contro parenti molesti o come pavimentazione del giardino.
M: Per non sbagliare i tempi, ripeto a voce alta «Ahhhhh, come soffro» per 96 volte. Sono esattamente otto minuti.
C: Ottimo: una volta raffreddati, i biscotti di pan di zenzero sono pronti per essere degustati o regalati. Si possono anche preparare con molto anticipo, perché si conservano a lungo se tenuti in una scatola ben sigillata.
M: Adesso li mangio tutti, così almeno muoio felice.
C: Io metto su una tisanina, per accompagnarli…

E buon pan di zenzero a tutti!

martedì 2 dicembre 2008

Carissimo Lorenzo...

Carissimo presidente Dellai,

ci permettiamo di disturbarla solo un attimo, oggi. D'altronde è appena stato rinominato presidente della nostra gloriosa regione e un po' di tempo per il suo elettorato forse se lo può ritagliare. Siamo due trentine DOC, come il teroldego: Callista e Mafalda, alias le Derelitte.

Il problema che le poniamo oggi è di primaria importanza: molto più dell’orso vagabondo, del murales del Centro Sociale Bruno (a tal proposito, senza nulla togliere al fatto che sia abusivo, dobbiamo confessarle che a una di noi piace moltissimo, mentre l’altra lo toglierebbe con la calce viva – par condicio!), della cassa integrazione degli operai o delle poltrone speciali per Grisenti. Ma chissenefrega. Il vero problema del Trentino sono i marciapiedi dopo la nevicata.

Caro Lorenzo (ci permette la confidenza?), lei con quella bella barba capirà i problemi di chi si deve spostare a piedi in questi giorni. Non importa se la Val di Non e di Sole sono rimaste senza luce per 24 ore, sono tutte emergenze secondarie. Va bene, le strade sono tutte tornate praticabili a tempi da record: complimenti. Le ferrovie hanno subito ritardi irrisori: ci sta pure un blando battimani. Avete perfino rimosso gli alberi caduti per il peso della neve con un efficienza svizzera. Evviva.

Ma sui marciapiedi si scivola drammaticamente: o sono tutto un pacioccone di neve sciolta, acqua e fanghiglia o dei lastroni di neve calpestata che si trasforma in ghiaccio. In certi punti sono pure stati sommersi dalla neve spalata dalle strade: non esistono più.

Ora, caro Lorenzuccio, non vorrà mica che noi ce ne andiamo in giro con degli orrendi doposci o con degli scarponcini che di glamour hanno solo il sottopiede in pura lana merinos? O, ancora peggio, con dei ramponi e la corda doppia per calarci dalle montagne di neve ammucchiata? Capirà, presidente, noi dobbiamo trovarci un uomo, non possiamo giocarci le possibilità così: dobbiamo usare gli stivali sexy sempre e comunque. E non possiamo nemmeno mettere a repentaglio l’incolumità delle nostre terga cadendo sonoramente sul ghiaccio: già la nostra vita sociale è inesistente, cerchiamo di non aggiungerci anche l’impossibilità di muoversi causa infortunio. Quindi l’idea di camminare con ciaspole, sci da fondo, pattini da ghiaccio è da scartare a priori: siamo derelitte e poco sportive, ci perdonerà l’assessore Dalmaso (che è assessore allo sport e all’istruzione, due attività strettamente legate visto che mai come adesso è il caso di prendere sportivamente quello che arriva da Roma per quanto riguarda il futuro della scuola e della ricerca…). Ma siamo sicure che, in quanto donna, anche lei concorderà con noi sull’importanza del tacco, sempre e comunque.

Caro presidente, ci pulisca i marciapiedi, per favore: siamo anche ecologiche, guardi, lasciamo a casa la macchina, così non facciamo saltare la centralina per il rilevamento delle polveri sottili di piazza Venezia. Ci accontenti. Oppure ci presti uno spalatore personale che ci segua passo passo, magari sexy. Non chiediamo poi moltissimo. Altrimenti potrebbe iscriverci alla prossima edizione di Holiday on Ice, come rappresentanti onorarie del Trentino: ma non assicuriamo sulla riuscita finale.

Cordialmente sue

Le Derelitte.


PS: Il Nettuno lo abbiamo scongelato noi col phon: sa com'è, ci sembrava vagamente in difficoltà...




venerdì 28 novembre 2008

Tale cane tale padrone...

Le derelitte hanno comprato un cane... E lo hanno pure perfettamente addestrato!
Non ci credete? Guardate il video qui sotto...


giovedì 27 novembre 2008

Mi compro una slitta ...

Ennesimo capitolo Mafy e la sua macchina.
Lunedì, dopo averla lasciata ferma 4 giorni durante il mio week end pugliese, l'ho usata per andare in palestra. Ho tolto la copertina dal parabrezza, ho aggiunto un po' di antigelo nell'acqua, ho messo il liquido per pulire i vetri e via.
Fatti duecento metri il dramma. Tutti, e dico tutti, i sensori dei pneumatici hanno cominciato a suonare.
Un beep beep assordante accompagnava il disegno luminoso sul display che segnava a momenti alterni "pressione pneumatici insufficiente" per l'anteriore destro e il posteriore sinistro e "pneumatico forato" per gli altri due.
Non bastasse ciò, una spia rossa, campeggiava minacciosa sul cruscotto illuminandosi a intermittenza dicendomi "STOP".
Aiuto!!!
Faccio il ritorno dalla palestra andando ad una velocità di crociera dei 2 chilometri all'ora.
La mattina seguente telefono alla concessionaria cercando conforto e consiglio. Mi passano il capo officina.
M: "Buongiorno, scusi se la disturbo, ma avrei bisogno di un consiglio"
CO: "Buongiorno, dimmi "
M: (ok, ci diamo del tu ... perfetto!) "io ho comprato da voi la macchina l'anno scorso ... ma ho un piccolo problema con i sensori dei pneumatici"
CO: "ti segnala che hai la pressione insufficiente?"
M: "esatto... non è solo la mia che è impazzita?"
CO: "no, tranquilla. Sono un paio di giorni che ci chiamano in tanti. E' colpa del freddo"
M: "come del freddo??? Ha fatto freddo pure l'anno scorso eppure non ho avuto questo problema"
CO: "beh, innanzitutto l'anno scorso faceva meno freddo. Ma in realtà il problema è lo sbalzo termico. Il pneumatico perde un po' di pressione e il sensore va in crisi"
M: "ahhh ho capito ... quindi che devo fare? Basta portarla dal gommista o è un problema elettronico?"
CO: "no, no ... portala dal gommista e fai gonfiare i pneumatici a 2 e 8 ... si risolve tutto"
M (ehhhh ... tutto chiarissimo, proprio!): "ahhhh ... ho capito"
CO (sentendomi perplessa): "vai tranquilla che risolvi il problema ... dovesse ricapitare richiamami, ci porti la macchina e la controlliamo noi. Comunque non preoccuparti ... è solo il freddo!"
M: "mmm ... ho capito che è il freddo ... ma io che faccio? devo mettere il pigiamino di flanella alla macchina?"
CO: "ahahahahahahahahah ... potrebbe essere una soluzione ... ahahahahah"
M: " si, si, si ... tu ridi ... ma io, intanto, suono e lampeggio"
... sob ...
ho deciso che mi compro una slitta. Secondo voi ... pago tanto di bollo con 4 renne???

lunedì 24 novembre 2008

Evviva i controlli di sicurezza ...

Questo week end la vostra Mafy è andata a fare un giretto al sud a trovare due pugliesi doc.

Noooo ... non sono andata a trovare Giuliano e Lele dei Negramaro ... anche se quelli li ho visti venerdì sera in concerto (e che concerto) ... sono andata ad abbracciare due mitiche fanciulle: Giò Giò e la ragazza dagli occhi a cuoricino, ovvero, Roxy.


Ovviamente la mia trasferta non poteva iniziare tranquilla.

Sia mai.


Arrivo all'aeroporto di Verona e trovo il chek in aperto ... il tempo di bere un caffè assieme a papy Mafaldi che già chiamano il mio volo.


Mi avvio al controllo di sicurezza.

Davanti a me una signora impellicciata con i capelli cotonati e degli occhiali alla Sandra Mondaini. Appoggia la borsa nel cestino e poi cerca di mettere sul rullo i millemila sacchettini di carta contenenti palline per l'albero di Natele. Ovviamente ne sparge in giro una decina. Raccolgo due palle rosse cadute ai miei piedi (che detta così pare un'immagine brutta brutta brutta) e le riconsegno alla legittima proprietaria.

Mentre la signora delle palle passa dodici volte sotto il sensore, suonando ogni volta di più, io comincio a mettere tutte le mie cose sul nastro trasportatore. Sono una viaggiatrice ordinata, io. Tolgo il cappotto, poggio il sacchettino con i regalini per le mie amichette, levo la collana e l'orologio e mi tolgo pure la cintura.

Vado verso la porta di controllo (che sembra un po' quella di stargate) sicura e tranquilla ma non riesco nemmeno ad avvicinarmi che il poliziotto (tra le altre cose anche un gran bonazzo) mi ferma.


PGB (poliziotto gran bonazzo) : "signorina, scusi."

M: (pensando ... siiii lo so ... sono irresistibile. Dimmi caro. Il tutto, ovviamente, scuotendo i capelli): "Si?"

PGB: "può togliersi gli stivali, cortesemente?"

M: (manco morta) "cooooosa scusi?"

PGB: "dovrebbe togliersi gli stivali."

M: (no, no, no, no ...) "ma perchè, scusi? la signora è passata con gli stivali"

PGB: "sono le nuove regole ... dovrebbe toglierli"

M: (ma to sorela ...) "ok, nuove regole ... ma la signora è passata tranquillamente"

PGB: "ma lei hai il tacco alto e sicuramente suona ... "

M: (facendo gli occhi da cerbiatto) "ma devo proprio?"

PGB (sorridendo) "si, mi spiace, ma c'è qualche problema?"

M: "siiiiiiiiiiiiiiiiii ... ho i calzini a righe!!!"

PGB (mettendosi a ridere) "ahh ... capisco ... "


Levo gli stivali, li appoggio sul rullo e saltello simpaticamente con delle meravigliose calze a righe colorate attraverso la porta guardando con occhio truce il mio nuovo amico PGB.


Nel frattempo il cappotto, il pacchettino regalo, e tutte le mie cosine sono finite mille metri più avanti accatastandosi contro la paretina che separa il nastro trasportatore dalla postazione del poliziotto addetto al controllo del monitor.


Mentre tento di infilare il secondo stivale sento che PGB, rivolgendosi al collega, dice "Mauro, non ti preoccupare, tutte quelle cose sono della signorina ... siii ... questa con i calzini a righe" ed andando verso la sua porta stargate mi passa accanto strizzandomi l'occhio.


Considerando che è iniziato in questo modo ... il seguito del week end ve lo lascio immaginare.

giovedì 20 novembre 2008

Fiocco azzurro

Ero appena tornata dalla gita scolastica a Roma quando mi sono trovata con la tua futura mamma per bere qualcosa e spettegolare (pensavo) sugli ultimi giorni in cui non ci eravamo viste. E invece lei, mentre mescolavo con disinvoltura la spremuta, mi ha chiesto se ero pronta per diventare zia. Credo di aver iniziato ad amarti in quel giorno, quando ancora non eri che un’idea e un piccolo puntino nella pancia della mia amica di sempre.

Adesso non sei più solo un’idea: sei occhi che si socchiudono, pugnetti che si stringono, capelli neri neri pettinati all’insù, una bocca a cuore che si imbroncia quando fai la nanna. Sei profumo di ammorbidente, come la tua mamma quando dorme. Sei vero, sei tiepido, sei qui con noi, finalmente, ed è impossibile amarti più di quanto ti amo. Mi hai fregato appena ti ho visto, piccolo rubacuori: e hai raggiunto la tua mamma sul podio delle persone più importanti della mia vita.

Prometto che per te cercherò di essere la zia migliore del mondo: mi farò rovinare la piega appena fatta, mi lascerò togliere il trucco da quelle tue ditine piccole piccole, ti permetterò di farmi il rigurgitino sul vestito nuovo, non vomiterò cambiandoti i pannolini. E magari ti troverò anche uno zio decente, già che sono in vena di buoni propositi: perché per fare la zia zitella come si deve dovrei comprarmi almeno un paio di gatti; e purtroppo sono allergica.

Ben arrivato, nipo.

La tua zia Cally

A ferro e a fuoco

Sembrava troppo bello… Cosa? Che il pianeta porco bastardo si fosse momentaneamente dimenticato di noi. Abbiamo vissuto un periodo di singolare e pacifica apatia, senza combinare disastri o finire involontariamente dentro romanzetti d’appendice di quart’ultimo ordine. Ma ovviamente la tregua doveva finire…

Callista esce con LUI: vanno a pranzo insieme. L’occasione è ghiotta e rapida, perché l’uomo deve cominciare a lavorare presto. Ma decide di dedicare l’ora della pausa pranzo alla vostra derelitta. Che, ovviamente, si presenta con abbigliamento casualmente splendido e capello fresco di piega: sfodera anche il gloss delle grandi occasioni, color rosso «ti ciuccio come una cozza». Uno spettacolo.

Per l’appuntamento si sceglie un bar del centro raggiungibile comodamente da entrambi. LUI è tutto un trionfo di profumo, maglietta piccola e jeans vagamente calati. Ha pure i boxer che sbucano maliziosi dalla cintura. Non so se ordinare qualcosa da mangiare, che tanto è partito l’effetto cornutazzo e mi si è chiuso lo stomaco, o saltargli direttamente in braccio. Alla fine lo imito: prendiamo due insalatone.

Mentre aspettiamo le ordinazioni, chiacchieriamo amabilmente: quando poi arriva il cibo, l’uomo, al grido di «che fame che ho», si infila in bocca la prima forchettata e mastica vigorosamente. Un po’ troppo vigorosamente… Mentre rumina della verdurina, infatti, lo vedo strabuzzare gli occhi e smozzicare un imprecazione. Poi ingoia il boccone mezzo intero e inizia a lamentarsi: «Mi sono morsicato la lingua, ahhhhhhh». Gli chiedo, ridacchiando, di tirare fuori il moncherino e di farmi vedere. Ma scatta il panico: non si è morsicato, si è martoriato un angolo di lingua. Il sangue scorre copioso e un pezzettino di mucosa pende sinistro. Oddio no, che ci sai fare tante belle cose con quella lingua lì, perchèèèèè…

Ma immediatamente dopo il momento di sconforto, scatta lo spirito da crocerossina della vostra Callista: gli faccio bere un po’ d’acqua fredda e intanto tamponiamo il disastro con un fazzolettino. Dopo una decina di minuti il sangue si ferma e l’uomo prova a mangiare. Un disastro: l’insalata con l’aceto non è l’alimento più adatto per una mucosa sforacchiata, in effetti…

Mentre LUI cincischia triste con una foglia di rucola, ecco che scatta l’attacco subdolo: io gli carezzo languida una manina dicendogli «Ma povero, ti fa molto male?». LUI mi prende la mano e mi ci stampa sopra un bacino. Io sto per saltargli al collo, ma sul bancone del bar vedo delle fiamme alte almeno mezzo metro. Passi che ho l’ormone rovente, ma questo mi pare un po’ troppo: «Ehm, mi sa che c’è qualcosa che non va…». Mentre pronuncio queste parole, il titolare del locale inizia a chiedere a tutti di uscire e chiama i pompieri.
Affumicati, evacuati e senza pranzo: se volessimo aggiungere ancora qualche sfiga, credo avremmo problemi seri a trovarne una ulteriore.

Ah, ovviamente l’ora di pausa era pressoché finita: ma che ve lo dico a fare, no?

mercoledì 19 novembre 2008

E Natale, non soffrire più ...

Sono le sei e cinquanta di mattina e la vostra Callista se ne esce come ogni giorno per farsi i 40 km che la separano da scuola. Giro l’angolo di casa, alzo il bavero del cappottino rosso che mi dona moltissimo, penso «Fanculo che freddo» e mi metto sul ciglio della strada ad aspettare la collega che mi passa a prendere. Nel frattempo, come ogni giorno, butto un occhio alla vetrina della cartoleria lì accanto, che svaligerei ogni volta che ci passo davanti. E mi viene un dubbio atroce. Ossia di essermi addormentata non per le consuete sette ore, ma per sette settimane (cosa smentita immediatamente dalle occhiaie accuratamente coperte). Caspita, è già Natale? Ieri sera c’erano in vetrina i quaderni dei Gormiti e dei Mini Pony.
Stamattina, invece, oltre a un’illuminazione degna dello stadio di San Siro, troneggia un tripudio di Babbi Natale, palline colorate, stelle comete. Ci sono degli omini di neve panciuti, nel cui ventre si può inserire una candelina (brrrr). C’è un Babbo Natale a grandezza naturale, con tanto di barba sintetica e occhialetti, tutto vestito d’oro. Con quei boccoli e quell’abbigliamento sembra uno dei Cugini di Campagna. Ma chi è che si mette in casa una roba del genere? Che se parte una scintilla ti fa la torcia umana? E poi a che pro? Ci getti sopra i cappotti quando rientri? Ti fai abbracciare quando la sera guardi la Tv sul divano? Non me lo so spiegare, io… (nnananananananananaaaaa…).

Faccio due passi e guardo la vetrina a lato: qui c’è un Babbino Natale piccino e plasticoso tanto che l’altro, con una renna al guinzaglio. Questo è pure animato e gira la parte alta del busto in quella che dovrebbe sembrare una risata: in realtà pare posseduto dal demonio o da un attacco forte di colite spastica.

Ma la migliore delle vetrine è la terza: qui si va sul sacro con un accenno di presepe. La Madonna e San Giuseppe, alti almeno 50 centimetri e vestiti come dei nababbi orientali, stanno in espressione estatica fissando il vuoto in mezzo a loro. Il bambinello non c’è ancora, in effetti giustamente, ma manco c’è la mangiatoia: niente. Maria e Giuseppe guardano il nulla: sembrano due impasticcati. Ai loro piedi, per dissuadere gli avventori, un cartello avverte «Non in vendita, solo esposizione». E per fortuna, sennò chi resisteva a metterseli in casa…

A fianco della santa rappresentazione, un ultimo e più laico Babbo Natale alla scrivania compila una lettera con tanto di penna d’oca in mano e candelina finta accesa. Orrendo. Roba che se lo vedi di notte, con quella faccia lì e quella lucetta tetra, ti viene un coccolone e volti via diretto.

Mentre rifletto sull’inutilità queste cose, arriva la collega. Di fronte alla domanda «Ma hai visto, è già Natale, praticamente? », mi viene detto che sabato apre anche il mercatino di piazza Fiera. Questo significa splendide serate a gelarsi il naso ridendo con gli amici con in mano un vin brulè, ma anche che all’8 dicembre ne avrò già le palle piene dell’atmosfera natalizia e dei turisti che sbarcano a Trento vestiti come se scalassero l’Everest. Salvo poi dirti «Ah, ma pensavo fosse molto più freddo, oddio, si muore». Per forza, imbecilla, hai la pelliccia, il colbacco di volpe e i doposci. Mica siamo su un ghiacciaio, o a casa del nonno di Heidi. E poi vieni da Milano, non da Catania, che puoi non essere preparata alla latitudine…

Quindi, per favore, ridateci il Natale a Natale. Non a novembre. Non se ne può più. E togliete il Cugino di Campagna dalla vetrina sotto casa, che me lo sogno di notte.

domenica 16 novembre 2008

E luce fu ...

L'altra sera sono tornata a casa dalla palestra stanca come un mulo. Giornata devastante e lezione abbastanza pesante.
Piano di battaglia della serata: doccia-pappa-nanna. (manca il ruttino e pare una sequenza tipo di un neonato)
Entro in casa, getto il borsone nel corridoio e comincio a tirare fuori le cose da lavare. Come prima cosa preparo la lavatrice. Detersivo, sbiancatutto e ammorbidente ....
sono troooooppo desperate housewives!
Attacco il fornelletto elettrico in bagno in modo da trovare tutto caldo quando faccio la doccia.
Vado in cucina e cerco qualche cosa da mangiare. Ricordo di avere delle verdurine in freezer ... metto la carta antiaderente sulla teglia, e dispongo un po' di peperoni, pomodoro, zucchine e chi più ne ha più ne metta ... accendo il forno e me ne vado verso la camera canticchiando.
Firuliiiii firulaaaaa ... adesso mi butto sotto l'acqua calda evvivaaaaa
Arrivo in camera, tolgo la gonna, butto in un angolo gli stivali ... sto per togliere le calze quando ...
pufff ... buio
Oddio oddio sono diventata ciecaaaaaaaaaaa!
No, imbecilla ... è saltata la corrente.
E per forza, scemona che non sei altro ... il forno, la lavatrice e il fornelletto elettrico ... cosa volevi attaccare ancora?
Vado nello sgabuzzino a cercare di riparare il danno ... ma è questione di contatore generale.
Bene, sono scalza e in mutande e devo andare da basso dai padroni di casa a chiedere aiuto ... sob.
A tentoni arrivo all'armadio e cerco una gonna a caso, la indosso e metto un paio di scarpe.
Arrivo al giro scale che è antipaticamente illuminato.
Busso alla signora Maria e al signor Aldo.
Spiego la situazione e chiedo aiuto. Il buon Aldo esce, va in giardino e fa scattare nuovamente il mio gioioso contatore.
Ringraziando in tutte le lingue e me ne risalgo verso casa. Facendo le scale mi rendo conto di aver indossato la gonna storta ...
Beneeeee ... che figurone!!!
In queste situazioni mi rendo conto che mi serve proprio un uomo.
Insomma ... se avessi un fidanzato potrei mandare lui a rimettere in ordine il contatore e salvarmi dalle tenebre.
E poi ... se ci fosse potrei anche chiedergli di cambiare la lampadina del faretto dello specchio del bagno che io non ci riesco.
Uhhh ... e poi potrei convincerlo ad attaccare quella mensola che è da aprile che l'ho comprata e non ancora montata ...
ohhh ... e anche pregarlo di spalmarmi la crema sulla schiena che c'è sempre un pezzettino sulle spalle che non ci arrivo ....
... ok ... non serve che me lo diciate voi ... lo so da me
... dovrò disturbare Aldo se salta la corrente
... continuerò a truccarmi in penombra
... la mia mensola rimarrà mestamente appoggiata all'amadio
e avrò sempre un quadratino di pelle seeeeecca sulla schiena alta ...
ahhhhhcomesoffrooooo!!!

venerdì 14 novembre 2008

Porno prof due, la vendetta ...

Callista spiega i verbi passivi in latino.

C: Allora, branco di mentecatti, avete capito? Il passivo si può fare solo con verbi transitivi. Per i verbi intransitivi, esiste solo la terza persona singolare, che in italiano si traduce con un impersonale. Facciamo un esempio… Chi mi sa dire un verbo intransitivo?

SSdPB (Studentessa Secchiona dal Primo Banco): Venire!

C (che –mea culpa- non si accorge che il verbo che ha tra le mani è come una bomba da disinnescare): Brava! In latino la terza persona «venitur» si traduce con «si viene, si giunge», come ad esempio «si giunge a una soluzione, si viene a un compromesso…». È chiaro?

SOdUB (Studente ottuso dall’ultimo banco): Prof, ma perché non posso dire «egli è venuto a una soluzione»?

C: Perché non è un passivo! È un tempo composto e «essere» è usato come ausiliare. Capisci? Prova a sostituire il verbo «essere» con «venire». Puoi dire «egli viene venuto a una soluzione»? No, perché un soggetto non può subire l’azione di «venire», può solo compierla. Se dici «Io sono venuto» tu hai fatto l’azione, non…
E qui partono le risatine dei soliti due maliziosi ragazzini ormonati. E parte pure l’ira funesta della vostra Callista, che ormai non ne fa passare manco una…

C: Ehi, voi due, maiali che non siete altro! Avete finito? Preferite che usi un sinonimo tipo «arrivare, giungere» o vi fa ridere pure quello? Perché va bene che siete giovani e pieni di ormoni, ma trovare erotico anche il latino mi fa seriamente dubitare delle vostre capacità di discernimento e dei vostri gusti in materia. Quindi adesso basta, sennò vi stronco la crescita.

Ma capitano tutti a me?

giovedì 13 novembre 2008

Tutta colpa dei film

L’altro giorno stavo meditando sulla mia condizione di derelitta.
Stavo pensando a tutti i fattori che mi hanno portato ad essere degna di portare, orgogliosamente, cotanto titolo.
Una storia d’amore finita male, l’incontro deleterio con la meraviglia, la successiva frequentazione di uomini balordi … è vero, sono tutti fattori importanti ma … deve esserci un motivo profondo alla base di tutto.
Poi … trac … l’illuminazione.
In tv stavano trasmettendo, per la milleduecentottantatreesima volta, il film Ghost.

Pensiamoci. Se una ragazza durante gli anni importantissimi, a livello sentimentalmente formativo, viene a contatto con pellicole del genere ha il futuro segnato; sono bombe a orologeria pronte ad esplodere nel cuoricino di giovani fanciulle destinate ad una vita di sofferenze.

Proviamo ad analizzare Ghost.
La storia la sappiamo tutti. Lui muore. Incontra per caso una medium in grado di sentirlo. Così tenta in tutti i modi di salvare la sua amata cercando disperatamente di proteggerla dal “bruto” (che nel frattempo ci sta provando spudoratamente con lei) che ha organizzato la sua morte.
Allora … già è tanto che uno non ti faccia culo da vivo …questo povero disgraziato si fa in quattro pure da morto e lei ha il coraggio, dopo che lui si fa ammazzare per salvarla da un’aggressione, di smenargliela in largo e in lungo perché lui risponde “idem” al suo, più romantico, “ti amo”.
Senti, mia cara Demi, passi che sei stragnocca, passi che ti sei sposata con quel gran figo di Bruce e poi ti sei accasata con un ragazzo più giovane di te (e chiamati scema) ma ti pare giusto far credere a tutte le ragazze che gli uomini sono pronti a modellare un orribile vaso di creta pur di starti vicina? E hai il coraggio di lamentarti???
Nella vita reale quel vaso sarebbe stato usato per spegnere le sigarette del tuo uomo e dei suoi amici, seduti sul tuo divano, a sgranocchiare schifezze mentre guardano la partita.

Per forza una ragazza cresce traviata.
Non siete convinti?

Prendiamo ad esempio un altro cult di quegli anni: “Ufficiale gentiluomo”.
Ma daiiiiiiiiiiiiiiiiiii …. Ma ti pare che lui arriva, tutto bello, divisa bianca candida, sorriso a 187 denti, passo sicuro … ti cerca tra decine di colleghe invidiose e ti porta via prendendoti in braccio?
Tu sei pure sudata, spettinata e vestita in maniera imbarazzante …
Non raccontiamoci cazzate.
Ok, sorvoliamo sul fatto che se uno si facesse tutto il salone con me in braccio sarebbe a rischio ernia ... è un dettaglio!
Nella realtà è già tanto se uno sa che lavoro fai.
Se si ricorda in quale palazzo lavori puoi anche accendere un cero.
Se ti fa recapitare un fiore per il tuo compleanno puoi anche smettere di insultare pesantemente il pianeta porco bastardo …

Ora pensate ad una ragazzina giovane e innocente (io) che vede queste scene meravigliose di romanticismo e amore … ovvio che cresce con l’idea che gli uomini sono tutti principi azzurri …
Volete un altro esempio?

Ok, prendiamo il film menoso per eccellenza: Dirty dancing.
Lei, ragazzina diciasettene e pure un pochino bruttarella, arriva in questo villaggio dove l’animatore più figo di tutti non solo si interessa a lei (che già sarebbe un miracolo) noooo … si innamora perdutamente e lotta contro tutti pur di difendere il loro amore.
Ora, parliamoci chiaramente.
Ma quanto maiiiii??? A chi è che succede una cosa del genere? Antonellina Clerici esclusa?
Ohhh … noi ci siamo state nel villaggio turistico e ci siamo pure prese una tranvata clamorosa per le due meraviglie … ma di grandi amori, incontri romantici e tutto l’ambaradan che ne consegue … nemmeno l’ombra.

Ora … mi credete che è tutta colpa dei film?
A forza di vedere tutto questo “miele” una cresce con l’idea del grande amore, della storia romantica, del principe, del cavallo bianco…

Noooo … errore gravissimo. Nella vita bisogna essere concreti, cinici e con i piedi per terra.

I grandi amori? Non esistono
Storie romantiche? Ma quando mai
Il principe? Macchè … tutti estinti
Cavalli bianchi? Sia maiiii che poi mi fanno la cacca in cortile

… e ora scusate ... ho un impegno.
Devo correre in edicola che è uscito l’ultimo libro Harmony.

… sob …

mercoledì 12 novembre 2008

A te ...

Prima di postarvi la nuova canzone frutto di un'intensa collaborazione delle vostre derelitte con Jovanotti, vogliamo fare gli auguri ad una ragazza carinissima, biondissima, intelligentissima e petturutissima (e mica per niente e mia parente ... ) ...
Auguri Cugiiiiiiiiiiiiiiii!!!!





Per il tuo compleanno ti dedichiamo una canzoncina ... la puoi usare contro qualsiasi uomo ti faccia girare le scatole.


A TE - Derelitte feat Jovanotti

A te che sei l’unico al mondo
L’unico coglione
Che non apprezzi fino in fondo
Chi c’è vicino a te
Quando ti guardo sento forte dentro l’intenzione
Di assoldare un serial killer e di mandarlo da te
A te che ormai mi hai fatto culo centomila volte
Ma prima o poi un culo tanto
Lo faccio fare anche a te
Perché alla fine tu lo sai che io non chiedo tanto
Solo un anello con brillanti e due gemelli o anche tre
A te io canto una canzone
Perché ti sia chiaro
Che prima o poi la mia vendetta grande ti coglierà
Controlla sempre alle tue spalle, stupido somaro
Che sarò pure derelitta
Ma non rimbambita

A te che sei
Che meraviglia sei
Uno sfogo agli zebedei
È quello che augurerei
Perché lo sai
Grattandoti vedrai
Non mi scorderai mai
Non mi scorderai mai…

A te che sei un grande imbecille
E un imbecille grande
A te che hai preso i miei ventricoli
Masticandoli un po’
Ricordati che in fin dei conti
Ognuno ha quel che merita
E quattro ruote su una macchina
Sono troppe per te
A te io canto una canzone come avvertimento
Che tu non cada dalle nuvole quando mi rivedrai
Passare sotto casa tua con un armamento
Che mi ha prestato un amichetto
Che di nome fa Bin

A te che sei
Che meraviglia sei
Uno sfogo agli zebedei
È quello che augurerei
Perché lo sai
Grattandoti vedrai
Non mi scorderai mai
Non mi scorderai mai…