lunedì 16 aprile 2012

che ve lo dico a fà ...

Settimana scorsa.


Visita medica prenotata alle 11 di mattina.

Abbandono l'ufficio con una buona mezz'ora di anticipo e mi avvicino allo studio medico ubicato, che ve lo dico a fà, in centro. Praticità meno 15.

Piove, anzi diluvia e, che ve lo dico a fà, il mondo prende la macchina anche chi, solitamente, si dimentica di averla in garage.

Possibilità di arrivare in orario: praticamente nulla.

Con l'ottimismo che mi contraddistingue in questi giorni (chiamatemi Pollyanna) decido di tentare la sorte cercando parcheggio vicino all'ambulatorio ma, dopo due giri del circondario e alcune parole di cui Pollyanna ignora l'esistenza, decido di abbandonare il sogno per abbracciare la realtà, ovvero il parcheggio sotterraneo che garantisce sempre un posto libero.

Lo raggiungo e comincio a scendere i piani attraverso la rampa a chiocciola.

Piano meno 1: tutto occupato

Piano meno 2: chiuso per lavori

Mi immetto sulla rampa che porta al meno 3 cantanto "giro giro tondo casca il mondo casca la terra..." quando davanti a me trovo una macchina ferma sulla rampa. Guardando meglio vedo che davanti alla focus azzurrina (ahhhhhcheddddddolore ... questa cosa la capirà solo Callista, non fateci caso!) c'è un'altra macchina. E che è??? C'è un party nel parcheggio e nessuno mi ha invitata???

Nel giro di qualche secondo la fila si allunga e, tempo zero, inizia il festival del clacson. Beeep beeep beeep declinati in ogni nota musicale.

Neanche a dirvi che in un parcheggio chiuso, sottoterra, non è proprio il massimo!

Come da bravi automobilisti curiosi si esce tutti dalle macchine (mi pare di essere sull'autostrada del sole a ferragosto ... manca solo chi tira fuori dal baule la grata per fare le salsicce...).

Comincio a scendere a piedi la rampa e, dopo qualche mezzo giro (orientamento è il mio secondo nome) vedo che un pandino color crema è fermo.

Si... ma non si sa come è riuscito a mettersi orrizzontale rispetto alla strada.

Completamente di traverso sulla rampa. Praticamente impossibilitato a muoversi.

Sotto una raffica impietosa di clacson (che ormai arrivava anche dal piano strada) dalla macchina esce un nonnetto con tanto di cappello (ma che ve lo dico a fà!) e mani alzate in segno di resa.

Ma noooooo ... le mani alzate no, povero!!!!

Nel giro di un secondo dalla parte del passeggero esce pure una donna, credo la moglie del nonnetto, che comincia ad insultarlo in ogni modo (ok ... sicuramente era la moglie!)

Il pover uomo spiega che si è trovato in difficoltà ... vedeva la parete della rampa sempre più vicina così ha pensato bene di raddrizzare un po' la macchina (utilizzimo su una rampa a chiocciola, in effetti) e a forza di retro-prima, retro-prima, retro-prima si era incastrato.

Ma stella lui....

Il tizio della macchina dietro alla panda, dopo aver sacramentato in tutte le lingue conosciute e non, preso dal buon cuore è salito nella macchina del nonnetto e con minuziose manovre l'ha disincastrata e parcheggiata al piano vicino.

Macchina al sicuro e rampa liberata.

Tutto è bene quel che finisce bene.


Parcheggio e mi accorgo di essere in ritardo. Prendo l'ombrello e "volo" verso l'ambulatorio. Salto due pozzanghere, schivo una bici e attraverso la strada fuori dalle strisce (e il tutto senza avere l'assorbente con le ali ... quindi difficoltà più mille) e arrivo, bagnata come un pulcino (sapete, con la velocità lasciavo indietro anche l'ombrello), all'ambulatorio.


"Signorina Mafalda il dottore è in ritardo di una mezz'ora... può accomodarsi nella saletta d'aspetto"


... ma che ve lo dico a fà? ...

venerdì 6 aprile 2012

Bambi, perdonami.

Effettivamente quello che dice la Mafy deve essere vero. Le giornate non sono più quelle di una volta. Anche alla vostra Cally ultimamente manca il tempo per fare tutto, compreso lo smalto: devo confessarvi che sono uscita più di una volta di casa con le unghie sbeccate... Il che per una derelitta equivale all'andare a lavorare in pigiama...
Ma per fortuna sono arrivate le vacanze pasquali, momento di grande relax e riposo... almeno fino all'anno scorso. Quest'anno con la casa da ristrutturare in mezzo (sì, sto facendo lavori, no, non mi sposo, sì, ho maledetto cento volte il momento in cui ho deciso di uscire dallo status di affittuaria e no, non ho ancora ammazzato alcun operaio) mi riposo più andando al lavoro.
Stamattina, ad esempio, sono andata a informarmi per il cambio di residenza. Per la legge enunciata dalla Mafy nel post scorso, la madre ne ha subito approfittato per darmi un'incombenza correlata: "Callyyyy, visto che vai all'anagrafe, passeresti in macelleria a ritirare il mezzo capretto che ha ordinato la zia per domenica?".
Ma certo, non vedo l'ora: uno perchè il capretto mi fa senso sia crudo che cotto, due perchè quella non è una macelleria, è una gioielleria in cui si aspetta per ore di essere serviti e tre... boh, non lo so. Ma si dice che non c'è due senza tre, quindi...
Ovviamente sorrido e annuisco con la faccia della brava figlia/nipote ecc ecc. Parcheggio. Entro in macelleria e prendo il numero: ho davanti solo 10 persone. Mi metto in attesa.
Ora, se c'è una cosa che io non riesco assolutamente a mangiare è il coniglio. Mi fa orrorissimo vederlo: questo perchè (e vai con la storia lacrimosa) quando ero bambina, i miei nonni avevano in casa i conigli. Io ne avevo scelto uno, Stella, a cui portavo quotidianamente le carotine e le verdurine... Insomma, Heidi mi faceva una pippa. Un brutto giorno, però, non ho più trovato Stella nella sua gabbietta. Davanti alle mie richieste di sapere che fine avesse fatto il coniglio, il nonno (se fossi stata più sveglia lo avrei visto impallidire, pover'uomo) rispose con un generico "la Stella è scappata". Dopo un piantino, me ne feci una ragione. Tutto sarebbe filato liscio se non avessi visto, la mattina dopo, un coniglio spelato pronto per essere cucinato con la polenta sul lavandino della nonna. La scena isterica che ne seguì ve la lascio immaginare... Così da allora non tocco più niente che sia coniglio, e se posso evitare di vederlo sono anche più felice.
Sembra, però, che il coniglio sia una delle carni più richieste per il pranzo di Pasqua. Mentre aspettavo di essere servita, infatti, i macellai me ne hanno fatti a pezzetti e puliti davanti almeno 4: roba da film horror, come se facessero a pezzi un cane o un gatto, per me. Per evitare di vedere, mi sono imparata a memoria tutti i tipi di hamburger e di lucanica presenti nel negozio: che torna sempre utile.

FInalmente è il mio turno: ormai ho lo stomaco grande come un'oliva. Ma fingo indifferenza e scuoto i capelli.

MGES (Macellaio giovane e simpatico): 51!
C: Eccomi! Ho mezzo capretto da ritirare, nome Callisti.
MGES: Certo, te lo prendo subito.

Ed esce con il mezzo bestio in mano.

MGES: Eccolo, va bene?
C (Fingendo di guardare e deglutendo): Benissimo!
MGES: Te lo taglio a pezzi io o fai tu?
C: NONO, taglia pure, grazie.
MGES: La testa te la lascio? E le interiora?
C (Gesùmmaria): Ehm... lascia tutto... grazie
MGES: Ok, allora ti pulisco l'occhio e quelle cose lì, ok?
C (pensando a verdi pascoli dove saltellano felici altri capretti e con un groppo in gola): Sisì, grazie.

E pensare che ero innamorata di un macellaio (Er bistecca, per i più curiosi) e che mi vedevo già in cassa a fare gli scontrini come nei film. Certo, avrei vomitato l'anima ogni giornata: ma almeno sarei stata magrissima...

Dopo dieci minuti (e SEI, giuro, SEI arrotolati di coniglio), il giovane torna con due sacchetti: "Ecco, qui c'è la carne, qui invece testa, cervello, interiora... insomma, tutto il resto, che se non ti serve lo puoi buttare!".
C (coi brividi): Grazie... me lo metti in una borsa, per favore? (Così non vedo...)
MGES: Certo... E in omaggio ti do una lucanica, così la assaggi... Di cervo va bene?
C: Eh... benissimo... e pensare che una volta alle donne si regalavano i fiori... Ah ah...
MGES: Ahah... Bella questa!

Bambi, perdonami.

Auguri di Buona Pasqua a tutti dalle vostre Derelitte.