venerdì 15 maggio 2009

Reportage sardo

Ebbene sì, siamo ancora vive: a fatica siamo riuscite a sopravvivere al week end sardo e al tragico rientro trentino, ma eccoci pronte a raccontarvi le nostre avventure in trasferta…

30 aprile

La gita parte con la sveglia alle ore 3.30 di notte: no, non è uno scherzo né un errore. Il nostro aereo decolla alle 7.00 da Bergamo, e serve un po’ di tempo per arrivarci. Mentre nel letto ci guardiamo con gli occhi da rane, ci facciamo forza al pensiero che dopo poche ore riabbracceremo la Coniglia e Giogiò.
Il viaggio è misteriosamente tranquillo e arriviamo a Cagliari in perfetto orario: manco il tempo di uscire dalla sala arrivi e vediamo già la nostra bestiola pelosa preferita. Molliamo i bagagli in mezzo e in tre secondi siamo tutte strette in un abbraccio che ci ripaga di quasi un anno di lontananza.
Dopo i convenevoli, saliamo sulla nuovissima coniglia-car e ci facciamo portare a fare colazione in riva al mare. Dopo aver litigato con un passerotto goloso e grasso che mira alle nostre brioches, disfiamo le valige e siamo pronte per un giro a Cagliari. La Coniglia è una perfetta cicerona, ma le poche ore di sonno si fanno sentire: mentre lei ci sciorina la storia di Napoleone e della cannonata dal bastione, noi dormiamo in piedi. Così verso le due torniamo a casa per un pisolino rigenerante, seguito da doccia e perfetta rimessa in forma: così sembriamo due persone normali e non delle psicopatiche maniache.
In attesa di andare a recuperare Giogiò, che per colpa di un ritardo ha perso la coincidenza aerea a Roma e sta litigando con tutto l’aeroporto di Fiumicino, ci godiamo un po’ di sole in giardino. E inizia il delirio: perché entrambe le derelitte vengono divorate da una zanzara maledetta. Callista colleziona una puntura per spalla e una sul dorso del piede. Mafalda un solo morsico, ma direttamente in fronte, sopra l’occhio destro: in due secondi ha un bubbone di dimensioni inquietanti, tenuto a bada dal Gentalyn Beta di Callista. Cominciamo bene.
Visto che il pericolo in giardino è eccessivo, decidiamo per una passeggiata in riva al mare: Callista viene presa dal sacro fuoco della foto e si fa immortalare davanti a una bellissima pianta con delle infiorescenze rosse pelosette. Peccato sia una specie di carta moschicida: in meno di due secondi i miei biondi capelli sono cosparsi di pistilli rossi attaccaticci, che fanno effetto caramella mangiata. In preda al panico, mi faccio aiutare da Mafalda, che dopo una spulciatura degna di uno scimpanzè, mi libera le bionde chiome. Se qualche botanico mi sa spiegare che cazzarola di pianta è quella, gli offro un caffè sotto il Nettuno; nel dubbio, le girerò al largo.
Andiamo quindi a recuperare Giogiò che, minacciando di morte tutti gli impiegati aeroportuali romani, ha trovato un posto sul primo volo per Cagliari: altro abbraccio infinito, e poi le due belle gnocche (Giogiò e Coniglia) portano la cornuta (Mafalda, per via del ponfo) e la disperata (Callista, con la colla sui capelli) a mangiare una meravigliosa pizza modello «benessere e leggerezza», con salsiccia, scamorza, verdure fritte fritte unte unte, ma quando ce vo’ ce vo’.
Rientriamo a casa cantando in macchina, con i Negramaro a tutto volume: e ci rendiamo conto che i momenti di felicità perfetta esistono, e che a volte basta davvero poco per provarli.
Poco dopo l’una crolliamo nei nostri lettini, io in mutande e Mafalda tumulata in otto pigiami (evviva la termoregolazione delle derelitte).

1 maggio

Ci aspetta un pranzetto leggero in agritur, anche insieme al Coniglio e a Fratello Coniglio. Mafalda inizia a patire dolori di tonsilla, il che non lascia presagire niente di buono. Ma fischiettiamo e dopo una mezz’oretta di strada arriviamo in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini, dove mangeremo cose buonissime e iper caloriche. Tanto che io e la Mafy, perennemente a dieta, iniziamo a pensare quanto dovremo correre per smaltire le calorie. Ma ecco che, come già detto nel precedente post, Fratello Coniglio ci apre le porte della verità assoluta e ci consiglia la sua dieta. Dopo un rapido passaggio di scanner, che ci fa notare quanto siano asciutti e sodi i suoi glut… ehm, pardon, i suoi muscoli, decidiamo di provarci. Sapete già il resto… Vi aggiorneremo sui risultati.
Sazi e felici, ci dirigiamo in una splendida spiaggia dal nome rassicurante di Cala Domestica («che almeno non morde, ah ah ah»). Dopo aver bivaccato sulla sabbia per un po’, ci imbarchiamo in una traversata degli scogli (per vedere una caletta nascosta) soprannominata «Johnatan, dimensione avventura». Un figurone: sembriamo tanti bacarozzi che si contorcono sulle rocce, e sì che noi di montagna dovremmo saperne…
Miracolosamente riusciamo a non amputarci parti vitali e torniamo a casa con gli occhi pieni di mare (e le scarpe piene di sabbia, ma non volevo togliere poesia).
La sera Mafalda crolla sotto il peso delle sue tonsille dolenti: prende un Aulin e naviga su una nuvoletta rosa, mentre il resto della truppa decide per un giretto in città, accompagnato da ennesimo spuntino a base di schifezze. Sotto lo sguardo di Fratello Coniglio, la sottoscritta Callista rinuncia al carboidrato fritto fingendo indifferenza. La notte, mentre Mafalda ronfa e recupera le funzionalità vocali, sognerà panzerotti in abbondanza.

2 maggio

Dopo una sosta in spiaggia e un rifornimento di dolcetti sardi e pecorino da importare al nord, ci dirigiamo verso Barumini, il nuraghe più grande della Sardegna. In macchina la Coniglia e la sottoscritta, professore nell’anima, attaccano un pippone colossale sulle meraviglie della letteratura italiana dopo aver visto le rovine del castello del conte Ugolino. Si fermano giusto in tempo per evitare un suicidio di massa di Mafalda e Giogiò, che molto dignitosamente ci hanno sopportato (grazie, amichine!).
Dopo aver allungato la strada di un nonnulla, solo 30 chilometri, ed esserci prese una lavata di capo dalla macchina degli uomini che ci seguiva (eh, se eravate tanto bravi potevate andare avanti voi, gne gne gne), arriviamo finalmente a Barumini: e veniamo colpiti da un temporale clamoroso, l’unico di tutta la Sardegna, probabilmente, visto che a Cagliari splendeva un sole favoloso. Dopo un'altra «Dimensione avventura» fatta sui resti nuragici resi viscidi dalla pioggia, torniamo verso Cagliari, ingaggiando una serratissima gara con la macchina degli uomini che, forti del loro cromosoma Y vogliono primeggiare precedendoci. Ma la nostra pilotessa Giogiò non è dello stesso avviso e li sorpassa un paio di volte in tangenziale. Loro rispondono ad ogni nostro attacco superandoci a loro volta. Ma le derelitte hanno in mente un piano diabolico e, mentre Giogiò lancia la Conigliacar all'ultimo sorpasso, al momento dell'affiancamento della macchina degli uomini alzano la maglietta rimanendo in reggiseno ... e la vittoria è delle donne!
A casa ci aspetta l'ultima cena calorica prima del regime coniglio: stavolta con i blogger sardi.
La sorpresa è grande quando ci troviamo davanti Miranda e Piulina, entrambe bellissime e fornite di «pardulas» per somma gioia di Callista, e Morettina, che è magra magra nonostante le sue ricette: il desiderio di odiarla è forte, ma ci compra con due focacce e una crostata. Ci sono anche Andrea e Matt, che spacciano vino sardo con generosità: noi lo centelliniamo onde evitare figure peggiori di quelle che facciamo di solito, ma è talmente buono che non resistiamo. Tutte persone davvero simpatiche e piacevolissime, che speriamo di vedere presto di nuovo in terra sarda, o di ospitare a Trento: casa Derelitti è sempre aperta per gli amici di blog.
Ma come nelle migliori canzoni, «la musica è finita, gli amici se ne vanno»: restiamo noi derelitte, Giogiò e la Coniglia, quattro donzelle a chiacchierare e a ridere finché gli occhi non ci si chiudono.

3 maggio

La mattina la sveglia suona prestissimo: l’aereo che ci riporterà al nord parte alle nove. La Coniglia e Giogiò ci accompagnano in aeroporto, dove versiamo le solite lacrime di arrivederci: maledizione ai nostri cuori teneri…
Dopo un litigio al check-in per permetterci di portare a bordo i preziosi dolcetti sardi senza pigiarli nel bagaglio a mano, a suon di «Se ce li fanno lasciare qui glieli apro davanti e glieli calpesto, poi gli lascio il vassoio vuoto all’imbarco», siamo sedute in aereo, con gli occhi lucidi e il cuore gonfio di gioia.
Grazie alla Coniglia e a Giogiò per ogni momento bellissimo passato insieme. Vi vogliamo bene, amiche! A prestissimissimo!

10 commenti:

Francesca Palmas ha detto...

ah che bello quando eravate qui...e che magone che è già finito!!!! Mille bacissimi...

Anonimo ha detto...

la pianta dalla descrizione potrebbe essere il callistemo... è quella?

Mafalda ha detto...

Coniglia: ma si fa in fretta a riorganizzarsiiiii ...!!!

Anonimo. NOOOOOO non ci posso credere. Ho controllato ... è proprio quella. Un callistemon che attacca una callista... non c'è più religione!

Fra ha detto...

Deve essere stato uno splendido fine settimana!!!
Un bacione
fra

Francesca Palmas ha detto...

callistemo???? ma allora era destino!!!!
Si si riorganizziamo presto, ti porto un bel mazzone di callistemoni e ci spariamo un altro pippone su un altro personaggio letterario! Chi proponi?

annunci gratuiti ha detto...

callistemo.. che' parola... che' significa?:D

AndreA ha detto...

Eccolooooooooooo!! :-)

E' stata una bella serata ( anche il vino ha fatto la sua parte...) :-D
evviva il Buio* !!!

*Per chi non c'era: è il nome della "bevanda" eh!!

a presto!

Ghepp Roovj ha detto...

Simpaticamente in viaggio per un lungo viaggio tra le storie di simpatiche "derelitte".
Siete divertenti : ) non fa mai male in una quotidianità di lunghe ombre.
Se volete, quando volete, anche io sono in viaggio...

http://senonsaicomedirloscrivilo.blogspot.com/

Piulina ha detto...

Sono felice di avervi conosciuto, siete molto simpatiche.

Spero ci siano altre occasioni per incontrarci.

Unknown ha detto...

mmhh l'agriturismo sardo, luogo di perdizione per eccellenza! :-)