venerdì 30 gennaio 2009

Cof, cof, cof...

Le derelitte sono malate: dopo tre giorni passati a combattere contro la testa a pallone e dolori alle ossa diffusi, Callista si è arresa all’influenza e ora batte i denti con 38 e mezzo di febbre. Mafalda, invece, resiste ancora stoica perché deve consegnare un lavoro importante: ma alla sera si accascia sul divano e le due giovani (e nel pieno delle forze) fanciulle si lamentano insieme degli acciacchi.
Sono sempre belle serate.
In questo contesto, però, hanno scoperto delle verità nuove e inconfutabili:
- l’inventore dell’Aulin o dei suoi affini deve essere santificato subito (va bene, veniteci pure a dire che fa male, ma galleggiare su una soffice nuvoletta rosa invece che contorcersi per i dolori alle ossa vale assolutamente il rischio);
- "il papà" della Tachipirina deve essere beatificato (santo solo se riesce ad aumentare lo stato di grazia da 5 ad almeno 8 ore);
- un grazie a chi ha messo l’ennesima replica di Smallville al pomeriggio: vedere sullo schermo quel bonazzone di Lex Luthor allieva notevolmente le sofferenze;
- i fazzolettini della Tenderly, alla faccia del nome, non sono per niente tender e non assorbono una sega: in caso di soffiata di naso potente si rischia di riempirsi la mano (bonjour finesse).
A presto, se riusciamo a sopravvivere,
Baci germinosi a tutti
C&M

martedì 27 gennaio 2009

Mafy e i carabinieri - puntata 85

Ormai è un dato di fatto: i carabinieri mi amano. In un anno mi avranno fermata come minimo dieci volte.
Ultimo episodio sabato notte.
Esco assieme a Cally e un po' di amici. Verso le 3 e mezza decidiamo di andare a casa. Entro in macchina. Faccio, esagerando, un chilometro, e... Track: paletta.
Un carabiniere enorme si avvicina al finestrino con una torcia stile Grissom di csi?
Se mi cerca addosso delle impronte digitali di qualche uomo spreca il suo tempo, agente. Penso tra me e me.
A: "patente e libretto, grazie"
M: (porgendo i documenti) "eccoli... Magari non faccia troppo caso alla foto sulla patente. Sono come il whisky... Miglioro invecchiando"
A: (sorridendo) "in effetti non le fa molta giustizia questa fotografia"
Grazie, grazie, gentile agente che non mi dice in faccia che sulla patente sono un mostro. Capelli stile Maga Magò color topo muschiato (morto) e sopracciglia che fanno una gran concorrenza a quella di Peo Pericoli. A quel tempo mi avrebbero potuto tranquillamente bocciare all'esame di guida... No, non perchè fossi imbranata, ma per eccesso di peluria sopra gli occhi che poteva intralciare la vista!
A: "dove sta andando?" (allontanandosi un attimo per portare i documenti al collega seduto in macchina. Suppongo sia per verificare i dati al computer ma temo sia invece per far vedere la foto anche all'altro carabiniere in modo da burlarsi di me)
M: (e farti i gioiosi cazzi tuoi, no?) "sto tornando a casa"
A: "mmh... "
M: ... (mmh cosa? Ma dove vuoi che vada alle 4 di mattina? Al massimo vado a impastare il pane ma non ho l'abbigliamento adatto, stella!)
A: "ha bevuto?"
M: "no, non ho bevuto nulla di alcolico"
A: "dobbiamo fare ugualmente il test, le dispiace!"
M: "no, no, si figuri!"
A: "può soffiare dentro il tubicino? può fermarsi quando sente il bep"
M: "ok"
Prendo un sospirone e ...
pffffffffffffffff (uno) ffffffffffffffffffff (due) fffffffffffffffffffffffffffff (tre) fffffffffffffffffff(quattro) fffffffffff (allora questo beep?) fffffffffffffff
BEEP.
Grazie al cielo, rischiamo di morire per test alcolemico. Non sarebbe stato molto glamour.
A: "il test dice che non ha bevuto"
M: (pure io l'avevo detto) "bene"
A: (porgendomi i documenti) "può andare, grazie"
M: "grazie a lei"
A: "un po' tardino per andare in giro, non crede?"
M: "è la frase che mi dice sempre mia madre"
A: (ridendo) "nooo... Non fraintenda, non avevo intenzione di farmi i fatti suoi!"
M: (ah no??? Pareva tutt'altro) "... nessun problema"
A: "eh che vedendola così... Da sola"
M: (grazie, gentile carabiniere, che mi ricordi di essere da sola l'ennesimo sabato sera, grazie!) "ehhh... vita dura quella delle zitelle!"
A: "ahahahahah ... mi raccomando vada piano"
Metto la cintura, inserisco la prima e parto.
Ci mancava solo mi dicesse di mettere la canottiera di lana, poi eravamo a posto!

lunedì 26 gennaio 2009

No Alpitour? Ahi ahi ahi ahi ahi...

Quest’anno la neve ha allietato e allieta periodicamente le giornate invernali delle vostre derelitte: il che capita a puntino, visto che Mafalda ha la macchina da bella figheira che teme il nevischio più della ruggine e Callista lavora a 40 km da casa. Le vostre derelitte sono costrette a prendere i mezzi pubblici molto più spesso di quanto vorrebbero (ci scusino gli ecologisti): con tragici risvolti.
Prendete ad esempio la sottoscritta Callista: ormai ho la sveglia puntata alle CINQUE E VENTI di mattina, in caso di previsioni nefaste (grazie agli amici di Meteotrentino che quest’anno non hanno sbagliato un colpo). Mi lavo, mi trucco, mi vesto, faccio colazione ripetendomi “amo il mio lavoro, amo il mio lavoro” e esco di casa, per essere in stazione alle sei e venti. Considerando che fino a un anno fa le uniche sei e venti mai viste erano quelle di pomeriggio, sto facendo enormi passi avanti. Adesso riesco anche a sorridere al controllore: il fatto che il sorriso somigli più a un ghigno da serial killer è del tutto secondario, ci sto lavorando.
Martedì scorso, quindi, mi sono goduta un’ora di treno sotto una nevicata talmente perfetta da sembrare finta. Quattro ore di lezione con l’occhio a mezz’asta, e poi eccomi di nuovo in stazione per tornare a casa. L’unica cosa che bramavo era un eterno silenzio: ho anche fatto le corse per riuscire a prendere il mezzo prima dell’uscita del branco studentesco, in modo da riposare le orecchie.
Ma avevo fatto i conti senza i turisti: sul treno, infatti, mi sono trovata in mezzo a una compagnia di sciatori intenzionati a scendere a Trento, visto che la nevicata non dava loro la possibilità di dilettarsi sulle piste. Tragedia. Prendete una decina di uomini e donne di mezza età, fategli lasciare il cervello nelle loro case, sommate una leggera euforia dovuta probabilmente all’aria rarefatta dall’altitudine o alla grappa del Trentino. Aggiungeteci Callista sofferente per le scarsissime ore di sonno e vogliosa di fare conversazione e scherzare quanto di ingoiare un crotalo vivo. Ed ecco quello che ho dovuto sopportare.

- Questo treno va troppo piano, non è che c’è un guasto? (No, è un binario dell’anteguerra, tesoro, non siamo sull’eurostar. Rassegnati)
- Questo treno va troppo veloce, adesso, non è che si sono rotti i freni? (L’ottimismo è il profumo della vita, eh…)
- Questo treno passa in alto sulla montagna, se deraglia siamo tutti morti, ah ah ah! (invece che ridere io penserei a toccare qualsiasi cosa possa scongiurare il menagramo)
- Cosa legge, signorina? (Callista alza svogliatamente il libro). Ah, ma è un libro serio, non pensavo! (Eccerto, sono bionda e giovane, quindi il massimo che mi posso concedere è Federico Moccia, no?)
- Ma le piacciono quei mattoni o legge solo per far colpo sugli altri viaggiatori? Ah ah ah! (No, mi servono per schiacciare gli esseri inutili e molesti. Vogliamo provare?)
- Beeeeee, beeeeee… (donna che imita il verso della pecora per circa cinque minuti di seguito)
- (uomo rivolto alla imitatrice di cui sopra) Oh, che fai, la pecorina? Ah ah ah… (qualsiasi commento è superfluo, direi)
- (donna rivolta a altro compagno di viaggio, dopo essersi tolta i doposci) Ma secondo te mi puzzano i piedi? (Credo che quello che puzza sia il cervello, ormai andato definitivamente in decomposizione, cara, ma se vuoi ti dico che sono i piedi, sì)
- (donna rivolta a amica con cui sta ascoltando l’mp3) Ma chi sono questi? I Negrita? Ma non si chiamano Negramaro? Ah, sono due gruppi diversi? Pensa te… (Giuliano, perdonala, non sa quello che dice)

E così via fino alla fermata prima di Trento centro, ossia la mia. Mi alzo, mi metto sciarpa, guanti e berrettino: “Guarda la signorina, vedi lei come è attrezzata per la neve, si vede che da queste parti siete montanari, eh”.
Trattengo l’istinto di sputargli in un occhio e mormoro un “Non è questione di essere montanari, ma intelligenti”, sperando colgano la velata ironia. Ma l’uomo insiste:
“Signorina, lei che è di queste parti, non è che ci consiglia un buon ristorante per il pranzo?”. Ecco il momento della vendetta: sorrido e li mando nel peggior posto della città, dove oltretutto si paga uno sproposito. Se sono fortunata, almeno un po’ di mal di stomaco (e di portafoglio) gliel’ho procurato… Con le mie migliori scuse all’assessore al turismo, naturalmente.

giovedì 22 gennaio 2009

Derelitte su FB!

Cari lettori,
un amico delle Derelitte ha creato appositamente per noi una pagina su Facebook.. Siamo diventate personaggi pubblici e avete la possibilità di diventare nostri fan...
Inutile dire che ci siamo immediamente montate la testa, come al nostro solito, e quindi ci facciamo pubblicità da sole! ;-)
La pagina è ancora in costruzione, ma promettiamo di fornire al più presto materiale utile per il miglioramento! Per incontrarci su FB, quindi, cliccate QUI.

Per il resto, ci si sente lunedì. Noi questo week-end, visto che ultimente le cose ci vanno quasi benino, saremo impegnate a cercare la telecamera nascosta di "Scherzi a parte". Come saggiamente suggerisce Mafalda, speriamo che sia almeno posizionata in basso, che sembriamo più alte e magre.
Baci a tutti.

mercoledì 21 gennaio 2009

Sussurrami tutta ...

La vostra Mafy è stata rimorchiata.
Eh sì, signori, un rimorchio con tutti gli elementi giusti per essere chiamato tale: sguardi di fuoco da una parte all'altra del locale, avvicinamento, richiesta del mio numero di telegno con successivo fitto scambio di sms per concordare un'uscita.
Ok, potete festeggiare. Palloncini, lingue di Menelicche, trenini a ritmo di samba… Scatenatevi pure.
Evitate solamente i fuochi d’artificio. Ero talmente sorpresa ed entusiasta di aver trovato un uomo dritto che li ho già sparati io. Peccato fossero in magazzino da un’infinità di tempo e appena accessi hanno fatto un triste “puf” e si sono spenti. Speriamo non siano sintomatici di un altro tipo di defaillance.
Ma torniamo all’argomento principale.
Vi dicevo che sono uscita con questo ragazzo. Carino, molto, molto carino, gentile, galante, interessante, simpatico, divertente… E sussurrante.
Ehhh già. Perché «l’uomo che non deve chiedere mai» conosciuto al locale, un marcantonio di ragazzo, quando è da solo con me si trasforma «nell’uomo zolletta di zucchero».
Mi accarezza il viso, mi scosta i capelli, mi bacia, mi dice mille cose carine e mi sussurra alle orecchie.
Bello, direte voi. E pure io lo direi… Se solo capissi una parola di quello che mi dice.
Perché… Sarà l’età, sarà che i miei timpani sono stati messi a dura prova da innumerevoli concerti di Giulianone, sarà che il ragazzo usa, oggettivamente, ad un tono di voce bassissimo, sarà che parla con l’inflessione del suo dialetto che non è facilmente comprensibile, sarà che non sono più abituata ad avere un uomo così vicino e mi agito andando in confusione, sarà… Sarà quel che sarà… Il risultato è che non capisco una cippa.
Ora, non potevo mica passare un intero pomeriggio a chiedere «Eh», «cosa?», «puoi ripetere che non ho capito?»
O meglio, l’ho fatto… Una, due, tre volte. Ma poi mi è sembrato eccessivo e ai successivi bisbigli ho sfoderato il miglior sorriso, inclinando la testa verso destra utilizzando anche lo sbattere di ciglia stile «cerbiatta indifesa».
Pare abbia funzionato. L’uomo non si è accolto della mia difficoltà uditiva e ha rilanciando invitandomi a cena.
Ora, ripensandoci. Non ho veramente capito nulla di quello che mi ha detto. Non ho nemmeno mezzo indizio. Potrebbe avermi sussurrato qualsiasi cosa da «mi sono follemente innamorato di te, ti prego sposami e facciamo 4 bambini assieme» o un «mi aiuti a montare il mobile che ho appena comprato all’Ikea» o, ancora «ti uccido, ti faccio a pezzettini e ti congelo nel freezer per darti da mangiare agli ospiti a Pasqua» oppure «mi fai sangue, ti farei ogni cosa… Te lo infilo in qualunque pertugio» o «mi piacciono da morire i tuoi stivali… Me li presti?»… Cpirete che la cosa è, francamente, inquiestante.
E io ho risposto sorridendo e inclinando la testa su un lato. Praticamente un segno di resa.
Questa sera dovrei vederlo… Che dite? Tiro bidone?

lunedì 19 gennaio 2009

Dialettiamoci!

Io e la Mafy abbiamo fatto una scoperta inconfutabile: il dialetto trentino è una lingua geniale. Non solo perché è nostro (e si sa che ogni scarafone è bello a mamma sua) e ne facciamo un discreto uso, ma perché alcune parole sono così onomatopeiche, o alcuni modi di dire così immediati che meriterebbero di entrare nel dizionario al posto del corrispondente italiano. Non ci credete? Benvenuti alla prima lezione del corso di trentino delle derelitte (per la collaborazione, ringraziamo quella gnocca della collega di inglese di Callista, che è pure magra oltre che d'aiuto. Maledetta!).

Ad esempio, come si definisce un cocktail «shakerato» a dovere? In italiano non c’è una parola che sostituisca bene l’inglese: «agitato» o «mescolato» non rendono. Usiamo il trentino «scolobià»: da proprio l’idea di un giusto rimescolio. E poi vogliamo parlare dell’eleganza di ordinare un caffè freddo «scolobià»? Très chic!
Oltretutto, funziona anche per gli esseri umani: «son chi tuta scolobiàda» a indicare un senso persistente di nausea. Oppure «meti zo quel matelòt, che l’è tut scolobià», per una mamma che dondola un bambino con troppa veemenza.

Altro esempio: volete descrivere una ragazza pallida, magra, emaciata, dall’aspetto malsano? «La par la mort embriàga»: sembra la morte ubriaca. Peggio di così non si può. In alternativa, si può andare sul classico «el par ciucià for dale strie», ossia «sembra succhiato dalle streghe» (e non inziate a farvi domande sul punto di suzione, maliziosi!). Deliziosamente diabolico con quel tocco di sana superstizione paesana che non guasta mai. Promosso.

Vogliamo poi dare l’idea di qualcosa che ci fa schifo schifo schifo? Basta una parola a indicare il disgusto: «Barèa!». Vedete un essere immondo o una cosa di ignota provenienza, ma evidentemente poco attraente? Bastano due parole: «Coss’elo, barea!», ossia «Cos’è, ma che schifo!». Noi trentini siamo gente sintetica, che ha poco tempo da spendere in chiacchiere. Se poi all'espressione aggiungete una faccia raccapricciata con bocca tirata di traverso, funziona meglio.

E se ci capita in mano un aggeggino di poco conto, una robetta, una trappolotta, un ingranaggino insignificante? Signori e signore, ecco a voi «el pimpignègol»: «Da ‘ndò vegnelo for ‘sto pimpignegol?», ossia «da dove esce fuori questo cosetto?». Identica concisione, ma vogliamo confrontare l’onomatopea? Impareggiabile!

Ancora: tutti abbiamo un amico un po’ matto, svampito, o con qualche rotella mancante. In italiano sarebbe «matto come un cavallo», o «fuori come un balcone». In trentino il suddetto personaggio è semplicemente «’na zorla», letteralmente «un maggiolino». «Valà, zorla» è un attenuativo del comune «dai, pirla»: ma invece della metafora triviale, affidiamoci a quella animale. Moooolto raffinata anche in bocca a una signora (la metafora, non la zorla stessa, barea!): e poi, se l’insultato non è autoctono, potete fargli credere che si tratti di un complimento.

Concludiamo la nostra prima lezione di trentino con un detto importato dal Veneto, ma che è tanto caro alla Coniglia e di evidente buon auspicio: quando si brinda, in Trentino uno degli usi è far tintinnare i bicchieri tra loro come nei comuni «cin cin» per poi battere il calice sul tavolo prima di bere: perché «Chi no bussa no guzza», ossia «chi non bussa non tromba». Giusto ed evidente, ma chiaramente inutile, perché le derelitte lo fanno sempre e i risultati sono evidenti a tutti… Ma hai visto mai…

A presto con la seconda lezione!

giovedì 15 gennaio 2009

Driiiiin!

E ci risiamo: dopo le feste, in cui ci hanno proposto suonerie tremende tipo il gattino Virgola travestito da Babbo Natale (credevano di spacciarlo per una novità, ma era facilmente riconoscibile grazie alla consueta boccuccia a buco di culo e all’occhio pallato), i creativi del mondo cellulare hanno dato fondo alla tanica della grappa e ci hanno regalato due nuovi amici. Talmente irresistibili che ti viene voglia di sparare al video.
Il primo è Lello il paperello, che canta sulla melodia de «Lo sai che i papaveri». E in effetti il nostro simpatico amichetto saltella in tondo in uno spiazzo libero di un campo di papaveri: evidentemente quelli che mancano se li è fumati uno per uno. Analizziamo il testo: «Lo sai chi sono io / son Lello il paperello / son giovane son bello / io squillo squillo squillo»: fai un po’ quello che vuoi, datti pure fuoco, magari… Che potrebbe anche essere un’idea migliore.
«Lo sai chi sono io / che squillo squillo squillo / e tu non mi rispondi / che cosa ci vuoi far»: a parte il fatto che l’hai detto tre secondi fa che sei Lello il paperello e non ci vuole una laurea in criminologia per scoprirlo, prova a chiederti perché nessuno ti risponde, razza di uccellaccio demente e fastidiosissimo.
Ma il peggio deve ancora arrivare: è la volta dello scoiattolo Tappolo. Una pantegana spelacchiata tutta occhi che ci regala una canzone dalle sinistre assonanze con «Per fare un tavolo ci vuole il legno...»: «Io sono Tappolo / sono scoiattolo / se non rispondi / io mi appallottolo». Le derelitte suggerivano una rima migliore: tipo «se non rispondi / mi viene un embolo», che magari è la volta buona che ce ne liberiamo. E poi, come cazzo si fa a scegliere il nome Tappolo per una bestia? Ma chiamiamolo Arturo, Gervasio o, se proprio la rima è indispensabile e vitale per queste orrende suonerie, Bugigattolo, Ciottolo, Ergastolo, Pianerottolo: ma Tappolo no, sa di generatore di stitichezza. E stona con il carattere diarroico delle suonerie, che aiutano (e di molto) l’evacuazione.
Ora, chiedersi chi ha il coraggio di mettersi una cosa del genere sul telefono è superfluo: se continuano a inventare tali atrocità, evidentemente il mercato è florido, (anche se in tanti anni solo a un barista dell’aeroporto di Bari abbiamo sentito la suoneria di Virgola). Noi, quindi, vogliamo fare un passo in più: vogliamo proporci come creatrici di suonerie. Ne abbiamo giusto una pronta per i maschi che fanno culo: Callista e Mafalda che cantano in coro «Rispondi subito / bestiaccia ingrata / sennò stasera / ti faccio la fiancata». Dopo cinque squilli, poi, sullo schermo appare un dito medio. Dite che avremmo successo?

martedì 13 gennaio 2009

Meraviglioso ... una cippa!


Ciao, Giuliano, ciao! (formula virgola, nome, virgola... Tu che sei uomo che usa bene le parole dovresti apprezzare)

Sono la tua Mafy.

Senti... Sai che ti adoro, che ogni volta che la tua voce esce dalla radio mi fermo in estatico ascolto, che ti guardo ululando quando sculetti sexy sul palco, che quando passa un tuo video in tv ti contemplo leccando lo schermo...

MA

Giuly mio... Cosa cazzazzo ti è venuto in mente di rifare la canzone "Meraviglioso"? Non ne avevi altre che ti piacevano? Modugno ne ha scritte tantissime e tutte belle. Tu mi vai a scegliere proprio quella???

Ma come, perchè??? Hai letto il testo???

Ascolta la tua Mafaldina (se qualunque uomo mi chiamasse così potrei ucciderlo con le mie nude mani ma Giuliano... E' Giuliano!). Mezza Italia si sta interrogando sui tuoi gusti sessuali. Basta fare un giro tra le nostre chiavi di ricerca e puoi notare che almeno in quaranta arrivano a noi cercando "Giuliano è fidanzato?" o "a Giuliano piacciono le donne?"... Nelle lunghe attese per entrare ai concerti le voci che si rincorrono sono, alternate, "Giuliano si sposa con la fidanzata storica" e "Giuliano ama uno dei componenti del gruppo"...

Ora. Sinceramente a me poco importa. I miei ormoni fanno festa grande ogni volta che vedono te, le tue belle mani ornate da mille anelli, il tuo collo con le catenine glamour, le tue magliette "piccole" e attillate... mi piaci pure quando metti gli stivali sopra ai pantaloni. Sono un caso patologico. Per me rimani un sogno erotico, a prescindere.

Ma andiamo ad analizzare il testo. Ammetterai pure tu che non sono io maliziosa. Sei tu esplicito!


E' vero, credetemi è accaduto (ma tesooooro, certo che ti credo. Racconta tutto alla tua Mafy. Cos'è successo?)
di notte du di un ponte (Giuly, che fai di giro, da solo, di notte? Ma stare a casa ti pare brutto?)
con la dannata voglia di fare un tuffo giù (noooooooooo... Ma che sei matto??? Vabbè che sei salentino e "lu mare, lu sole, lu ventu" sono elementi a te congeniali ma buttarti giù da un ponte non mi pare un'idea brillantissima!)

D'un tratto qualcuno alle mie spalle (ooooccchioooo... Giuliano, occhio!)
forse un angelo vestito da passente (ma che angelo e angelo??? Santa pazienza! Ti devo spiegare tutto?)
mi portò via dicendomi così (ussignur... Che ti ha detto?)

"Meraviglioso (senta, gentile passante/angelo, a Giuliano può anche raccontare la favola dell'orso ma io sono un donnino sgamato e le ho capite le sue intenzioni)
ma non ti accorgi di quanto il mondo sia Meraviglioso (Giulyyy... Questo ti vuole incantonare, sta attento!!!)

Meraviglioso ("aridaie")
Perfino il tuo dolore potrà guarire poi... (ecco... Il danno è fatto! E poi non dire io che sono maliziosa. Più esplicito di così! Della serie "vedrai che passa tutto... e vedrai poi che bello")
Meraviglioso (oddio che brutta immagine!)

Ma guarda intorno a te (sta cercando di distrarti!!! Giuliano ripigliati!!!)
che doni ti hanno fatto (e il dono non mi sembra nemmeno tanto metaforico)
ti hanno inventato il mare (ti avranno anche inventato il mare... Ma intanto un angelo/passante è alle tue spalle che ti fa dei doni... vogliamo parlarne?)

Tu dici non ho niente (mah... l'angelo/passante ha qualche dubbio sulla sua "dotazione"?)
ti sembra niente il sole (sempre con questo tentativo di sviare l'attenzione)
la vita, l'amore (amore??? Ma che stiamo scherzando??? Questo ti incontra su un ponte e ti incantona e parla già di amore??? Io e la mia amichetta ti abbiamo visto a mille concerti e ti abbiamo pure annusato il collo. A noi ci devi, come minimo, sposare, allora!)

Meraviglioso (oddio... Che angoscia!)
Il bene di una donna che ama solo te (amerà pure solo te... Ma quì di donne manco l'ombra!)
Meraviglioso (pare che l'angelo/passante si sia divertendo un gran bel po'... La vogliamo smettere?)
La luce del mattino (o madonna è passato già così tanto tempo?)
L'abbraccio di un amico (e mi sa che non si parla solo di abbraccio)
Il viso di un bambino

Meraviglioso" (ma bastaaaaaaaa!)

...

La notte era finita (ohhhh, Giuly... Finalmente ti sei ripigliato! Si, sì, la notte è finita... Ed era anche ora!)
e ti sentivo ancora (noooooooooo... dimentica l'angelo/passante, ti pregooooo!)
sapore della vita (ussignur! ok, ho capito... Non dico più nulla)
Meraviglioso (ah beh... Contento te!)

Senti, Giuly, non è che la prossima volta puoi rifare... Che ne so... "La lontananza"?

"... la lontananza sai è come il vento
che fa dimenticare chi non s'ama
è già passato un anno ed è un incendio
che mi brucia l'animaaaaaa"

... Almeno non faccio brutti pensieri.

Con immenso amore e devozione infinita

tua Mafy

lunedì 12 gennaio 2009

Al supermercato si cucca ...

M: Amicaaaaaaaaa, ma perché?
C: Che c’è?
M: Siamo rimaste le ultime single sulla faccia della terra.
C: Vabbè, ci dichiareranno specie protetta e saremo obbligate a riprodurci per assicurare la prosecuzione, lamentati…
M: Ah ah ah. Simpatica. Intanto anche la Simo si è trovata un uomo.
C: La Simo quella?
M: E chi sennò?
C: Ma se è stata scaricata dal moroso dieci giorni prima di Natale dopo tre anni di convivenza…
M: Appunto: e ci ha inondato di lacrime e dolore. Lei. È felice come una pasqua.
C: Ma cos’ha, un disturbo bipolare?
M: Noooo, ha trovato un uomo, capisci l’italiano?
C: Racconta.
M: L’ha conosciuto al supermercato: lui le stava rubando le ultime mozzarelle. Si sono scambiati il numero di telefono, sono usciti a cena e adesso lui le ha appena recapitato a casa dodici rose rosse con un biglietto strappamutande.
C: …
M: Non dici niente?
C: No, ho promesso che con l’anno nuovo avrei diminuito il numero di parolacce. Bè, senti, almeno dimmi che è brutto o stupido.
M: No, fa l’avvocato ed è decisamente belloccio. Il pianeta porco bastardo ci odia.
C: Amica, fatti dire il supermercato dove è andata che incominciamo a fare la spesa lì.
M: Ma siamo sempre a dieta, cosa vuoi fare la spesa… E poi le mozzarelle sono latticini. Proibitissimi!
C: Piuttosto muoio obesa, ma accoppiata.
Se da oggi, quindi, in un supermercato trentino vedete due bionde appostate dietro il bancone dello scatolame in attesa di scattare per l’attacco all’ultima mozzarella, scoprirete l’identità di Callista e Mafalda. Saranno le stesse che, vista la fortuna che hanno, litigheranno con un’agguerrita casalinga, altro che single figaccione

giovedì 8 gennaio 2009

(Ac)chiappata!

Dopo che ci avete aiutato a risolvere i quesiti insoluti, con il cuore più in pace abbiamo deciso di ringraziarvi con una delle nostre patetiche avventure. Che come ringraziamento, magari, non è un granché, ma questo passa il convento, c’è la crisi economica, santiddio.
Venerdì sera: le derelitte sono in un locale trentino insieme all’amico Denì (ciao Denì, tanto lo sappiamo che ci leggi!). A un certo punto transita una vecchia fiamma di Callista, sulla quale la vostra derelitta aveva fatto un pensierino qualche tempo fa. Ma poi non se ne era fatto niente. Ora, dal cappello a cilindro del passato, il pelato in questione, per gli amici Cirio, le si ripresenta davanti. Callista è impassibile in apparenza.

Cirio: Ohhh, ma chi si vede! La Cally, la Mafy, e pure Denì.
D: Ciao, Cirio, come stai? Che fine avevi fatto?
M: Ciao.
C: Sgrunt.
M (sottovoce): Cally, saluta.
C: No, mi ha fatto culo ancora prima di combinarci qualcosa. Non saluto affatto.
M: Cally… Dai…
Cirio: Cally? Tutto bene?
C: Sì.
Cirio: Sei sempre in splendida forma, tu e le tue tette. Un giorno o l’altro mi devi dare la soddisfazione di metterle sulla bilancia per vedere quanto pesano… Ah ah ah!
C: Pesati il cervello, invece, che ti basta un bilancino da farmacia.
M (sottovoce): Amica, non essere acida: vuoi rimanere zitella a vita?

Dopo qualche minuto di stentata conversazione, Cirio se ne va al bar. Le derelitte trascinano Denì in pista e si danno al ballo scatenato. Per circa una decina di minuti: finché il dj, in preda ai fumi alcoolici, crede di essere al Cocoricò e spara della musica da impasticcati. Pausa.
I vostri tre eroi si posizionano in un angolo del locale, pigiati tra un disastro di persone: non notato, Cirio transita dietro Callista e le mormora qualcosa in un orecchio. Gesù che caldo. I buoni propositi di indifferenza vanno vagamente in fumo: chi non tromba a Capodanno non tromba tutto l’anno, no? (Sorvolerei sul fatto che è abbondantemente passata l’epifania, grazie.)
Dieci minuti dopo tocca a Callista lanciare un’occhiata in tralice a Cirio mentre sorbisce un colorato cocktail con la cannuccia: il messaggio «Ti ciuccio come la capifragola» è chiaro e immediato. L’uomo reagisce con un occhiolino.
Il gioco procede tutta la sera: fino all’epilogo. Mentre le derelitte e Denì si scatenano di nuovo in pista, Cirio passa e piazza una mano sulla chiappa della Cally. Mooolto raffinato, deve aver studiato seduzione a Parigi.
La Cally si irrigidisce come uno stoccafisso: ma non per quello che credete voi… No, la mano sul lombo non l’ha offesa. Si gira verso la Mafy, ma la trova impegnata in una conversazione con un bel moro. Resta solo il povero Denì.
C: Denì, devi farmi un favore.
D: Dimmi.
C: Toccami il culo!
D: Ma sei scema?
C: Nooo, toccami il culo! Cirio mi ha appena toccato la chiappa sinistra.
D: E prenditela con lui! Cosa posso fare io?
C: Non hai capitooooo… Toccami il culo e dimmi cosa si sente.
D: Tu sei scema.
C: No, ho le mutandeeeeee! Ti rendi conto??? L’unica volta che un uomo mi tocca il culo in un locale, io ho le mutande.
D: E volevi essere senza?
C: No, nel senso, ho le mutande della nonna, non un sexy perizoma o qualcosa del genere. Devi toccarmi il culo e sentire se in mezzo alla chiappa si sente l’elastico. Ti prego. Ne va del mio titolo di derelitta. Sono una fallita.
D: Ehm… Ok.

E l’amico sfiora il lombo della vostra Cally.

C: Non così! Più forte che altrimenti non senti!

Palp.

C: Allora?
D: Vai tranquilla, non si sente niente.
C: Sicuro? Non me lo dici per consolarmi?
D: No, ma se vuoi ricontrollo.
C: Non esageriamo, adesso…

Per la cronaca, comunque, due palpate di lombi sono state l’unica cosa che ho portato a casa. E sono sempre più soddisfazioni.

domenica 4 gennaio 2009

Domande insolute

Cari amici,
le derelitte sono sopravvissute al capodanno, alle lenticchie, allo spumante e pure al pandoro. Dopo quattro giorni di limbo nel quale hanno cercato di buttare dalla finestra le cose vecchie per iniziare il 2009 alla grande, ecco il primo post dell’anno nuovo, pieno di interrogativi fondamentali. Siorre e siorri, a voi le domande alle quali le derelitte non hanno saputo dare una risposta nel 2008. Aiutatele a rispondere e a dare un taglio al passato.

1. Perché tutti gli altri si amano?
2. Perché le derelitte sono costrette ad amarsi tra loro?
3. I Moon Boot hanno un destro e un sinistro?

Buon anno a tutti e ci si risente dopo la Befana.