mercoledì 28 febbraio 2007

... se il buongiorno si vede dal mattino ...

Settembre 2006, Sud Italia, Primo giorno di vacanza.
Costume, pareo, canottierina in tinta (of corse), infradito, borsa da spiaggia stracolma, fascia ai capelli, occhiali da sole … e via … prontissime.
Usciamo, chiudiamo la nostra meravigliosa casa presa in affitto ed entriamo in macchina. Una corsa nera, bassa, grintosa, nuova di pacca, immatricolata nel maggio del 2006. Ok, non è la macchina che volevamo, ma bisogna ammettere che, a parte il fatto che un pelino rigida, è comoda e a bordo ci facciamo la nostra figura.
Partenza … essendo il primo giorno non possiamo esimerci dall’ ”operazione nostalgia” e andare alla spiaggia dove siamo state l’anno scorso … una bella spiaggia, anche se non la più bella, con un mare limpido, anche se non il più limpido, con una sabbia fina anche se non la più fina e la più bianca … nonostante questo per noi rimarrà sempre LA spiaggia …
Dalla nostra casetta dista, più o meno, una quindicina di chilometri che percorriamo guardandoci attorno osservando i posti che ci fanno tornare con la mente ad un anno fa. E’ una strana sensazione … un misto di felicità ed eccitazione per l’oggi con delle sfumature di nostalgia e malinconia per il passato. A destarci dalla nostra condizione di confuse e felici (che è sempre meglio di lucide e disperate) ci pensa il cellulare di Callista. L’imprecazione della mia amichetta, una volta visto il nome comparso sul display, mi fa capire al volo che dall’altra parte della linea non c'è persona gradita …. E ti credo …. È ‘spauracchia’ !!!
Ho quasi paura a spiegarvi chi è ‘spauracchia’ e poi capirete il perché … ma sono temeraria … immaginatevi una ragazza magra magra, pallidissima in qualsiasi stagione, capelli scuri, voce alla soglia dell’inquinamento acustico e degli orribili peli neri sulle sugli alluci … bene, questa meravigliosa creatura è, anzi era, una collega di Cally … una di quelle colleghe rompimaroni e incompetenti, simpatica come una colica di mal di pancia. Ottimi motivi per non parlarle.
Il telefono squilla ancora … non si risponde, ovvio, siamo in vacanza!
Alziamo il volume della radio, cantiamo felici, ridiamo e ci avviciniamo alla nostra meta il tutto inconsapevoli che la maledizione di ‘spauracchia’ vaga sopra le nostre teste, bionde e pettinate, come una spada di Damocle. Beata incoscienza!!!!
Arrivate ... ora dobbiamo soltanto oltrepassare il paese e ci siamo...Attraversiamo un incrocio ad una velocità che sfiora i 18 all’ora … il tempo di rendermi conto che c’è qualche cosa di strano … quella macchina è vicina, un po’ troppo vicina … perché non si ferma???? …badabam …. La nostra corsa sobbalza un po’ ferma due metri avanti spegnendosi con un rumore di disappunto.
Mi giro verso Callista … la guardo e agitata le chiedo “Oddio, Cally, stai bene? Ti sei fatta male?” mi risponde con un “ma che cavolo è successo? Stavo cercando una stazione radio decente” ... “ci sono praticamente entrati in macchina … dalla tua parte!” … lei mi guarda, sorride e dice “chissene … abbiamo la casco!!!” …
Io questa donna la adoro
Vabbè … scendiamo (Cally con qualche difficoltà in più visto che ha dovuto prendere a spallate la portiera) e veniamo ricoperte da una serie di insulti (almeno crediamo siano insulti, visto il dialetto stretto nel quale ci si è rivolto) da un personaggio bizzarro. Tra i 70 e gli 80 anni, abbronzatissimo, capelli bianchi bianchi, pantaloni corti azzurrini con sopra una meravigliosa canottiera bianca a coste … ecco … detto tutto, no??? Con l’aiuto di una signora uscita da una casa vicina (la corsa si è fermata praticamente sui gradini del suo ingresso) capiamo che il gioioso anziano ci accusa di aver saltato la precedenza quando un cartello alle sue spalle lo smentisce ampiamente. Ma la preoccupazione principale del nostro amico è per la sua povera macchina uscita nettamente sconfitta dallo scontro con la nostra coriacea opel ... “Chi la sposta?” “Chi me li paga i danni?” “come faccio a tornare a casa???”
Una serie di domande alle quali noi non sappiamo assolutamente rispondere … e poi noi dobbiamo andare al mare ad abbronzarci … chissene della uno del due …eh!!!
Ovviamente si opta per la constatazione amichevole … mi appoggio su un tavolino dell’ingresso della signora/traduttrice (che nel frattempo ci offre, nell’ordine … dell’acqua, del caffè, dei pasticcini, un piatto di pasta, un po’ d’impepata di cozze …) e comincio a scrivere dati …nel frattempo l’agitatissimo signore si avvicina alla sua povera macchina. Callista, per cercare di sdrammatizzare la situazione, gli dice “… beh … forse non c’è bisogno del carro-attrezzi, magari riesce a spostarla a lato della strada … no? Non mi sembra un danno così graveo …” … il tutto accompagnato con un sorriso rassicurante e gentile che lo quasi quasi lo convince…
L’omino esce dalla macchina con tutti i documenti nella cartellina, chiude la portiera e …badadammmmsfruuuuuuuuufffffff … il motore della uno crolla a terra … sbuffando e perdendo ogni sorta di liquido …
Cally ed io ci guardiamo negli occhi ed insieme commentiamo: “in effetti è il caso di chiamare qualcuno”…

… mille scartoffie e un’ora dopo, siamo sdraiate sulla calda sabbia a goderci in nostro primo meritatissimo sole … canticchiando quella che diventerà la colonna sonora della nostra vacanza … avete presente la canzone di Neffa “è meglio una delusione vera che una gioia finta…” … la nostra versione è “è meglio una uno ieri che un fuoristrada oggi …”

… la maledizione di spauracchio ha colpito ancora … e se chi ben comincia è a metà dell’opera … immaginatevi il resto della vacanza …

To be continued …(prima o poi)

Smile... culo!

E per la serie «Il Club delle Derelitte per te», dopo il C.S.I. (Comitato Sms Importanti), ecco a voi il nuovo servizio di mutuo aiuto delle derelitte, il Co.De.Fa, Comitato di Decifrazione Faccine. Ovvero, come ti interpreto l’emoticon.

Per una donna che ha vissuto la sua adolescenza negli anni Novanta, l’uso a 360 gradi del cellulare resta un mistero. Noi siamo gli ultimi esseri umani ad aver telefonato a casa del ragazzo agognato, con il filtro della mamma che faceva il terzo grado: «Ah, sei una compagna di scuola… Ma di che classe? E come mai conosci mio figlio?». Signora, suo figlio mi ha infilato la lingua in gola durante l’ultima gita scolastica, ed essendomi non indifferente gradirei approfondire la sua conoscenza. Magari praticando del petting spinto. Chissà, potremmo anche fare sesso, ovviamente non protetto, e procreare una decina di marmocchi col moccio al naso, che poi abbandoneremo per strada o faremo a pezzi in un baccanale sotto la luna piena. Ma al momento devo solo chiedere i compiti di latino. Quindi, signora Torquemada, mi passi suo figlio. (Ok, non ho mai risposto così, ma sarebbe stato bello…).

I «Noi» odierni, invece, sono nati col cellulare in mano: comunicano in un modo impenetrabile ai non iniziati, fatto di squillini, abbreviazioni, sigle e faccine. Queste ultime usate anche dai trentenni più sgamati, ma che per me (che sono purista in quanto laureata in lettere) restano un affascinante mistero. Sono una fallita comunicatrice informatica, lo so. Le capisco, ma non riesco ad usarle: tuttavia le tollero, di buon grado, in messaggi adatti. Non in messaggi amorosi, sentimentali o che sono destinati a cambiare un’epoca. E non se sono completamente astruse e quindi incomprensibili. Ecco il fattaccio…

Giorno di Natale: LUI apre finalmente il sacchettino 25 del suo calendario dell’Avvento (da me interamente fatto a mano, a punto croce e in due lunghissimi mesi di tormento delle retine: grado di derelittaggine 8000). Al suo interno, una storia di Natale con i protagonisti velatamente ispirati a me e LUI, che non si accontentano del finale «e vissero felici e contenti» ma che – allusione meno velata ma riuscitissima – decidono di scrivere la loro storia piano piano, giorno per giorno (grado di derelittaggine tendente all’infinito). LUI chiama verso l’una per farmi gli auguri, non ha ancora letto, mi promette di farlo subito. Tempo un’ora, e arriva questo sms: «Non so cosa dire… Sei davvero una persona speciale… >o<». Per uno stitico sentimentale come lui, equivale a una dichiarazione di amore eterno. Sono solo turbata dal >o<, che non riesco a decifrare. Internet non mi aiuta: è una faccina inesistente. Disturbo le mie doti semantiche, mi illudo che sia un bacio passionale, ma somiglia più a un buco del culo. Faccio la finta tonta e mi rivolgo a Mafalda, l’altro membro del Co.De.Fa. Io: «Potrebbe essere un bacio, no? Un bacio forte… Tu che dici?». Lei, asciutta: «Sembra un culo». Evviva. Ho ricevuto il messaggio più bello della mia vita: «Non so cosa dire, sei una persona speciale, culo». Come dire: «Grazie, prendo atto, non so che dire, sono lusingato, ma terrorizzato, stai al tuo posto». Inutile dirlo: da allora «fare culo» è entrato di diritto nel vocabolario delle derelitte, come sinonimo di non prendere una posizione, non esporsi, ritirarsi piano piano. LUI fa culo. Azzurro fa culo. Tutti i nostri uomini fanno culo. E noi? Noi lo prendiamo nel culo. E sorridiamo… Ovviamente con una faccina. Smile…

PS: per i curiosi, ovviamente ho chiesto a LUI che cosa voleva dire quella benedetta faccina. Era un bacio. Gli ho spiegato la faccenda del culo. Si è scompisciato dalle risate, ma adesso grida «CULO!» ogni volta che non vuole rispondere a qualcosa. Ho creato un mostro.

martedì 27 febbraio 2007

cuore e intestino

Dovrei essere felice. Dovrei. E non uso il condizionale a caso. Ieri decido di fare la pennichella post-pranzo; ci sta tutta perché la notte precedente ho dormito male e poco. Spengo il cellulare per non farmi svegliare sul più bello e mi faccio un’ora di sonno, profondo e senza sogni. Mi alzo decisamente in forma, e scopro che LUI ha chiamato. E io dormivo, col telefono spento. Pianeta porco-bastardo, ti tiro giù a sassate. Ma perchééé? Richiamo immediatamente, e cosa scopro? Che LUI passava dalle mie parti e voleva salutarmi. Ovviamente maschero la mia disperazione dietro un’asettica esclamazione di disappunto («Ma che peccato… Pensa, non dormo mai il pomeriggio…») e mastico il ventricolo sinistro che nel frattempo mi è saltato in bocca.
LUI ride: «Ehhh, ma è stato meglio così, perché potevo fermarmi solo un attimo… Dovevo correre…». E lì faccio la domanda sbagliata: «Correre? Cosa dovevi fare?». Ride ancora… «Eh, sai, mi è ritornato il virus, quello lì… Dovevo correre, ma correre…». Tradotto: gli è tornato il cagotto. Evviva…
Grazie, Signore, non mi hai abbandonato, i miei uomini mi aggiornano ancora sulle loro funzioni intestinali. Ma perché sempre a me? E tutti? Cos’è, ho la faccia che ispira? Nell’ultimo anno ho collezionato uno splendido «’Spetta n’attimo, c’ho da annà a cagà…» (bonjour finesse…), «Ti devo salutare, se non ti offendi ti dico anche perché…» (grazie, lasciami immaginare che tu vada a salvare il mondo), «Non aprite quella porta!» (detto, con aria tronfia, uscendo dal bagno e sventolando una manina…), « È stata una serata difficile, perché ogni dieci minuti ero in bagno, e poi avevo la pancia tutta gonfia, non potevo mica liberare quella, metti che usciva quell’altra…» (non entro in ulteriori dettagli…). A LUI l’ho anche chiesto una volta, perché sono condannata a sentirmi ragguagliare sullo stato dei visceri maschili a me vicini… Ha detto che dovrei essere felice, perché significa che sono una persona a cui si può dire tutto. E ALLORA PERCHÈ NON MI HAI ANCORA CHIESTO DI PASSARE CON TE TUTTA LA VITA MA TI MANCA (e cito testualmente) «L’ULTIMO PASSO»? Perché? È tutto chiaro: non mi ama abbastanza per stare con me, ma sufficientemente per chiarirmi che il suo intestino funziona. Sono soddisfazioni, enormi.
PS: Per i più masochisti, trascrivo l’inizio della telefonata serale. Io: «Ehi, ciao, come stai? Meglio?» LUI: «Grazie, sì, diciamo che sono passato alla fase solida… un po’ più solida almeno…». Inutile dire, mi sono tolta un peso, non so come avrei dormito altrimenti... Defecatio über alles
.

oggettivo o soggettivo???

Domanda diretta: "un sms è bello, diretto, adeguato, interessante … insomma 'giusto' in se o diventa tale in relazione alla risposta che si riceve? … sempre ammettendo che il Lui in questione si degni di utilizzare la fantastica dote del pollice opponibile e risponda???"
Bando alle ciance … la questione è questa …
Sabato sera, di ritorno dal ristorante messicano (forse anche in preda ai deliri da peperoncino), ho deciso di fare la splendida e madarGli (all’innominabile) un messaggio un po’ aggressivo, malizioso, curioso … insomma un po’ 'grrrrr'.
Dopo aver concordato il testo con il C.S.I (nooo, non con grissom … con il Comitato Sms Importanti … formato da Callista e me) ho mandato il messaggio. Breve, semplice, d’impatto.
Nelle poche righe che lo componevano lo invitavo a raggiungermi, volevo fare la donna che sa quello che vuole (lui, ovviamente), libera (non bado all’ora … ti scrivo quando voglio…), indipendente (ovvio che mi fa piacere vederti ma se non succede pace … non muoio mica … o meglio … non subito … mi consumo lentamente dal dolore), aggressiva (non sai cosa ti farei … grr) ma anche un po’ bambina (agli uomini piace tanto) … insomma …quel che sembrava un bel messaggio …ovviamente leggendo da destra verso sinistra, a lettere alternate e partendo dal basso , si poteva leggere “ti prego amami per sempreeeeeee” … ma quella è un’interpretazione alla quale soltanto una derelitta esperta può arrivare …
Dopo aver controllato mille volte il messaggio, impostato il rapporto di consegna (assolutamente indispensabile nel caso di sms importanti) mi sono presa coraggio e via … spedito e subito consegnato.
La risposta è arrivata un’ora e mezza dopo. Roba che mi ero già provata tutte le cose nell’armadio per vedere cosa mi avrebbe donato di più nella foto bianco e nero in prima pagina sul quotidiano della domenica … già vedevo il titolo “giovane ragazza si attacca al forcone del nettuno in piazza duomo per protesta sentimentale … un monito per tutti gli uomini: rispondete agli sms”
Ecco la sua risposta ... Breve, concisa .. tipico messaggio maschile.
“Purtroppo questa sera non posso … peccato … un bacio dolcezza”
Ecco … ecco … ecco … mi ha bidonata … carinamente, per carità … ma mi ha detto di no!!!
Ha usato “putroppo” e “peccato” segno che, probabilmente, la mia proposta tanto schifo non gli faceva …e mi ha salutato chiamandomi “dolcezza” … ok, ok, fa un po’ truzzo come aggettivo ma io sono talmente cotta di quest’uomo che andrei in brodo di giuggiole anche se mi dicessi “un bacio merdaccia”.
A parte l’immane tragedia di non averlo visto il problema ora è questo. Ho fatto una figura orribile. Come posso ritrovare la faccia e scrivergli nuovamente???
Il mio messaggio tutto bello grintoso, da donna emancipata si trasforma, alla luce del suo rifiuto, in un sms patetico e triste per attirare la sua attenzione… vero? no? forse????
Ma perché non hanno dotato gli uomini di un libretto di istruzioni???
Perché????????
Ora saprei come comportarmi … andrei al capitolo “come affrontarlo dopo un rifiuto” e magicamente risolto tutto … invece sono qui a tirarmi mille menate, su cosa devo fare … aspettare che si faccia vivo lui, scrivere nuovamente io, cercare di incontrarlo da qualche parte fingendo la sorpresa anche se frutto di scientifici appostamenti??
Cosa devo fare??? Cosaaaa???? Oltre che insultarlo tansissimo … mentalmente???
Uomini complicati … ufff… sexy e complicati …
Vista l’ora tarda direi che è il caso di tornare al quesito principale … mi Marzullizzo un attimo, metto un po’ di musica tristissssssima in sottofondo e vi chiedo “… secondo il vostro pensiero, quello più intimo e segreto, quello che non confidate nemmeno a voi stessi, un messaggio si può ritenere bello in quanto tale, ovviamente tenuto conto di cosa vuol dire bello soggettivamente parlando, oppure la sua beltà, se di beltà si può parlare visto che ci stiamo riferendo ad un semplice messaggio per telefonino, è legata alla risposta che il messaggio stesso, medesimo riceve ... o non riceve??? ... e ancora ... la vita è un sms o gli sms aiutano a vivere meglio???"
Non avete capito nulla??? Nemmeno io …
Quindi … fatevi una domanda, datevi una risposta … e buonanotte!!!!

lunedì 26 febbraio 2007

que viva mexico!

E inizia un’altra settimana… Figlia di un week-end assolutamente piatto. Se ve lo state chiedendo, sabato sera io e Mafalda non siamo finite alle undici al solito posto a farci le solite domande. Semplicemente perché a quell’ora dovevamo ancora iniziare a mangiare…

Ore nove e trenta arriviamo al locale, ci danno il tavolo in ritardo, siamo in tanti: i due amici invitanti, Callista e Mafalda, i single prescritti, una ragazza non identificata e anche una coppia di fidanzati… Lui che fissa con nonchalance le tette derelitte che sbucano dalle nostre scollature (siamo bionde, come dice Mafalda, dovremmo pure fare qualcosa di sconveniente…), lei che dopo mezz’ora di attesa dell’antipasto ferma la cameriera e chiede «Ma ci state prendendo in giro? Stiamo aspettando da un’ora…». Era ovvio, che serata sarebbe stata senza la signorina polemica? Anzi, non polemica, decisamente spaccacazzi. Ma comunque fidanzata, anche se con l’uomo dall’occhio lungo (il mondo è profondamente ingiusto, già…). Ci rassegniamo a mangiare burritos al guttalax, chili con saliva e chi più ne ha più ne metta.

La serata scivola comunque via, tra chiacchiere, cibo e versioni arrangiate di «Chi vuol essere milionario», alle quali partecipa la metà del tavolo dove siamo io e Mafalda. L’altra metà è ottenebrata dalle numerose birre e dalla signorina Spaccacazzi che sostiene che le donne non sono incostanti, ma semplicemente vittime del ciclo mestruale. Evviva il femminismo. Mi trattengo dal chiederle qual è la sua teoria a proposito degli uomini storti, perchè sono troppo impegnata a trovare cinque titoli di film di Renato Pozzetto…

Alla fine ci salutiamo, e rientriamo verso casa, ovviamente senza single, ma probabilmente è il male minore… Siamo ingolfate di cibo, e il cervello naviga in un mare di salsina piccante e nachos. La vita è bella, con la pancia piena, anche se non lo vedo da 18 giorni.

domenica 25 febbraio 2007

Mac Giver cercasi ....

Mi serve un uomo.
Lo so che lo dico ogni cinque minuti ma questa volta ho una motivazione più che seria e posso argomentare questa mia esigenza.
Non si tratta della mancanza di qualcuno da amare e che ricambi (o quantomeno finga decentemente) il sentimento, oppure la voglia di condividere la vita con una persona, di voler addormentarsi e svegliarsi acanto ad un uomo (il fatto che sia sempre lo stesso in questo caso assume una rilevanza significativa!) di avere un ragazzo al quale stringersi forte mentre si passeggia sotto la pioggia, …
No … dopo un anno, sei mesi e dodici giorni (ma non che io ci faccia caso) di singletudine e la conoscenza di alcuni soggetti che fanno pensare all’eremitaggio come al male minore, ho perso ogni speranza e qualsiasi pensiero romantico.
Qui la necessità riguarda il piano pratico.
Ho bisogno di un uomo che si occupi delle piccole seccature che possono scalfire il roseo mondo di una single felice (lo sto scrivendo in una giornata in cui la sfumatura più chiara del mio rosa tira al corvino … quindi pochi commenti altrimenti mordo…) e che trasformano quella che doveva essere una tranquilla domenica passata in famiglia in un incubo.
Il tutto è colpa del faro destro della mia macchina che ha deciso di mettersi a funzionare ad intermittenza trasformando la mia simpatica utilitaria in una baldracca-machine che fa l’occhiolino a tutti … ora … non essendo provvista del fidanzato sopraccitato mi sono dovuta rivolgere a quel sant’uomo di mio padre.
Oggi omeriggio, dopo aver mangiato un quintale di gnocchi di patate (che dopo il kebab di venerdì e il messicano di ieri hanno dato il colpo di grazia alle mie maniglie dell’amore trasformandole in maniglioni antipanico) siamo scesi in cortile ad affrontare la missione “sostituzione lampadina”.
Mentre mio padre armeggiava dietro al faro io ho approfittato di aspirare e pulire la macchina. Ora sbrilluccica e profuma tutta. E qui scatterà la ola di Cally che ogni volta che la passavo a prendere rischiava il contagio con qualche virus sconosciuto ma che aveva trovato nelle mia macchina l’habitat ideale.
... ma tornando ad oggi ... Un’ora e mezza e svariate imprecazioni dopo non avevamo risolto nulla.
Abbiamo provato a smontare tutto, cambiare le lampadine, togliere e sostituire i fusibili … ma nulla … il fanale non funziona.
Ma la vera tragedia si è consumata quando abbiamo sentito il sopraggiungere zoppicante (il menisco le si è rivoltato contro) di mia madre che scendeva in cortile per vedere come procedevano i lavori.
Ora … la mia mamma è una donna fantastica ma ha lo stramaledetto vizio di voler saper tutto … di tutto.
Le si trasforma nel dott. House, anzi, nella dott.ssa Weawer (visto il passo claudicante) quando qualcuno in famiglia ha un malessere, diventa il giudice Santi Licheri quando c’è da decidere chi ha torto o ragione, Vissani le fa un baffo quando è ora di mettersi ai fornelli, Super Mario è un idraulico dilettante in confronto a lei …
Si è avvicinata con il sacro fuoco del piccolo elettrauto che le scorreva nelle vene e ha cominciato a formulare, a raffica le seguenti domande “… avete provato a vedere se adesso funziona?” “… avete guardato il libretto delle istruzioni?” “ma perché non controllate i fusibili?” “ma non è che la lampadina che hai messo era rotta???” “… ma non sei più comodo se invece che quel cacciavite lì ne usi un altro???”
… Momento di silenzio … dopo il quale mio padre ha alzato la testa dalla scatola dei fusibili e con occhi che lanciavano fuoco le ha chiesto “amore, non dovevi andare a trovare tua madre???” peccato che l'innoqua frasetta suonasse come un “ma perché devi sempre rompere le palle???”
Non l’avesse mai fatto … Ora, a tre ore dal misfatto la situazione è questa … io sono al pc, mio padre è nel suo studio a sentire i risultati delle partite di calcio e mia madre vaga, da una camera all’altra accusandoci (io sono rientrata di default nella lite) di non considerare mai il suo pensiero e di coalizzarci contro di lei.
Mio padre ed io ci siamo appellati al sesto emendamento, ci riserviamo il diritto di non rispondere e ci rimettiamo alla clemenza della corte … cazzo … il giudice è Santi Licheri … ma è sfiga però!

… ahhh … ovviamente il mio faro ancora non va!

sabato 24 febbraio 2007

sabato pian piano se ne va...

Tempo bigio e sabato pigro, da pigiama e ciabatte (le mie sono arancioni, con un gatto diviso a metà tra l’uno e l’altro piede, che i baci-otti di Mafalda mi fanno una pippa). Ieri serata aperitivo, quattro donne a un tavolo a biascicare maledizioni: finale in gloria con kebab, carne-fagiolini-pomodori-insalata-carote-salse (tutte le salse, of course) e cipolla. Tanta cipolla. Troppa cipolla. Talmente tanta che stanotte ho sognato mia cugina, rapita da un branco di pazzi assassini: la base delle ricerche era in un ristorante tirolese, dove poliziotti e parenti disperati mangiavano quantità imbarazzanti di strudel salato con funghi, mozzarella e speck. Devo farmi curare.

Stomaco acidofilo anche oggi, ma pazienza. Perché mi voglio molto bene e perché non si lasciano mai le cose a metà, stasera cena messicana: io e Mafalda invitate da un’amica e rispettivo compagno, con contorno di otto amici di lui, tutti uomini, tutti single. Sembrerebbe il sogno di ogni derelitta, ma lasciatemi un margine di scetticismo: potrà essere un pensiero banale (scusate, la cipolla non lascia tregua neanche al neurone…) ma se fossero quanto meno non terrificanti, non sarebbero tutti single, no? Quindi lasciatemi anche prevedere l’esito della cena: alle undici molto probabilmente io e Mafy saremo al nostro solito posto a porci le nostre solite domande (Perché non chiama, perché non mi ama abbastanza, perché i peli crescono alla velocità della luce e i capelli no, perchéperchéperché…). Se ho ragione, lo leggerete domani. Se invece ho torto (e lo spero con tutto il cuore, pianeta porco-bastardo voltati in là), allora ci risentiamo quando avrò esaurito il giro dei quattro single che mi spettano (Mafalda, fifty-fifty come sempre, no?).

Detto questo, vado a farmi le unghie: molto affilate, che se la serata volge al peggio, provo a tagliarmici le vene.

venerdì 23 febbraio 2007

Grissom ... perdonaci!!!!

Un’adolescenza sprecata … ore ed ore passate a guardare Miami Vice, Adam 12, A-team, la Signora in giallo, il tenente Colombo, Starsky and Hutch, Magnum P.I… e NIENTE!!!
A forza di guardare CSI saremmo capaci di rilevare le impronte digitali anche dalla superficie più problematica, potremmo scoprire le bizzarre abitudini sessuali del nostro vicino soltanto dando una rapida occhiata alle sue spazzature, potremmo anche vivisezionare un Enicospilus Cerebrator (come non sapete cos’è??? Uff… bisogna proprio spiegarvi tutto … un notissimo insetto tropicale della famiglia dei lepidotteri, ovvio) e capire, esaminando una microgoccia di sangue, chi ha punto, dove e perché.
... ma siamo incapaci di portare a termine un semplice appostamento…
Dobbiamo ammetterlo: siamo due fallite!!!!
Ieri sera, ore 18.45. Callista passa a prendermi con la macchina di suo padre (siamo in incognita!). Alle 18.47 siamo già appostate. Parcheggio perfetto a 50 metri dall’obiettivo. Visuale eccellente. Spegniamo i fari, accendiamo la radio (qualche canzone menosa ci sta sempre) e abbassiamo i parasole … Siamo pronte.
Missione: scoprire dove abita Azzurro, seguendolo dal negozio fino a casa.
I dieci minuti che ci dividono dall’orario di chiusura sono interminabili … ma eccoli … si muove qualche cosa. Prepariamoci. Le luci si spengono. Noi ci spalmiamo sui sedili e scrutiamo con attenzione in rigoroso silenzio.
Esce Righetta seguito da Azzurro …. E da una ragazza… Chi è la stronza????????
La tizia se ne va … sculettando …
troia!!!
Se ne va da sola, a piedi… nessuno l’accompagna … ah, ah, ah … sfigata!!!
Righetta sale in macchina mentre Azzurro accende una sigaretta e si appoggia alla moto.
I fari della macchina si accendono … Callista fa lo stesso, accende macchina e fari … Righetta fa retro e parte … e noi??? Noi lo seguiamo … Perché? Perche?? Perché??? Non arrivo nemmeno a dire nulla che siamo in strada. E proprio davanti al negozio Callista decide di fare un cambio marcia da rally … probabilmente usando il metodo della doppietta… fatto sta che tutto il branco di cavalli racchiuso nel motore della macchina ha risposto alla chiamata per il passaggio dalla seconda alla terza nitrendo in coro … e attirando l’attenzione di Azzurro che ha alzato la testa guardandosi attorno ….
Callistaaaa … perché stiamo seguendo il fratello sbagliato????”
Ma Azzurro non è salito con lui in macchina???”
Noooo … è ancora appoggiato alla moto e fuma in modo sexy buttando indietro la testa …
Ah... oooopppssss … vabbè … non perdiamoci d’animo … ritorniamo...
Ridendo della nostra incapacità investigativa facciamo il giro dell’isolato, ripassiamo davanti al negozio e … sparito …. Azzurro è sparito … ma come è possibile????
Gironzoliamo un po’ senza speranza per la zona in prossimità del negozio e all’improvviso, da un parcheggio, eccolo spuntare … ovviamente nel senso di marcia contrario al nostro …. Ma Noooooooooooooooooooo … è sfiga …
Ok, rapida inversione di marcia e via all’inseguimento ….. ma niente … con la moto è più veloce, molto più veloce di noi … uff …
Missione fallita ….
Ma non possiamo mica perderci d’animo … ehhhh no!!!! Siamo le derelitte mica ci fermiamo davanti ad un piccolo insuccesso.
Settimana prossima ci organizziamo bene.
Cambiamo macchina (ormai Azzurro riconosce il nitrito dei cavalli della macchina di Callista) ci compriamo due cappuccini da asporto e mille ciambelle unte unte con tanto zucchero … se dobbiamo fare le cose facciamole come i professionisti … e se proprio proprio ci va male anche la prossima volta … beh … almeno ingrassiamo felici … no???

riflessioni di bellezza

La domanda di oggi è una sola e di vitale importanza: ma chi è che inventa i nomi per i prodotti di «Lush»? Io lo voglio conoscere: un genio assoluto davanti al quale inchinarsi. Uno legge il nome e la descrizione di qualsiasi cagata (di cui non ha bisogno) e gli viene voglia di comprarla. Immediatamente.
Un esempio? Restringiamo il campo delle analisi ai balsami per le labbra: «Sfiorami, balsamo alla rosa per labbra da accarezzare»… Promettente… «Gustami, balsamo labbra con cioccolato bianco, dolce come il miele e buono ancor di più!»… Mmmhh… «Baciami, ricco balsamo per labbra morbidissime. Con un nome che è tutto un programma!» … Sarà mio… Mordimi, gustoso balsamo per labbra al cioccolato!» … Grrr…
Ma arriviamo al top della linea: «Limonami, lucidalabbra al limone e frutta tropicale per baci che fanno scintille!». E qui ogni commento è inutile. Ma una proposta ci sta tutta…
Cara «Lush», a parte la scontatezza di qualsiasi battuta sulla possibilità di dedicare un qualcosa allo step successivo di tanto mordimi-limonami-gustami, il prossimo balsamo chiamalo «Amami per sempre». Farai i miliardi.

giovedì 22 febbraio 2007

... l'abito non farà il monaco ... ma le ciabatte sì ...

“Mafalda, amore, devi asssssssssolutamente comprarti un paio di ciabatte per quando ti fermi a casa da noi …” … con questa frase mia madre mi si è avvicinata, con passo deciso e sguardo risoluto, mentre pensierosa e con in mano una ballerina tutta tempestata di paiettes e uno stivale stile cow boy che avrebbe fatto gola a Gary Cooper in “Mezzogiorno di fuoco” constatavo tristemente che anche quest’anno, viste le proposte della primavera, sarò costretta a passare dallo stivale invernale all’infradito fingendo anche gioiosa disinvoltura.
Tutti sappiamo che quando le mamme dicono le cose con quel tono non c’è via di scampo … quello è e quello si fa … Così, alla soglia dei 29 anni (ma ne dimostro 22, giuro!) mi sono trovata a seguire mesta e buona mia madre fino al reparto incriminato!
Eccomi davanti al variegato mondo delle ciabatte …si passa dal modello “zitella acida” con suola in marmo (quella che ovviamente indossa la tua vicina del piano di sopra che cammina a passetti corti corti e fastidiosi a qualsiasi ora del giorno) a quello “tigre del materasso” (con tanto di piume rosso sangue di piccione infetto) oppure la mitica babbuccia in lana merinos a fantasie triiiiiiiiiiiiisti, con quadretti rossi e verdi.
… dio me ne scampi … se ciabatta deve essere almeno che sia glamour … no????
La scelta è finita su un paio di celesti con una scritta in fucsia. Se si avvicinano si forma la parola BACI-OTTI … Per favore niente commenti … era l'opzione “meno peggio” il che è tutto dire … ho anche evitato di prendere quelle verdi acido con la scritta TROPPO-SEXY che nemmeno Alena Seredova può permettersi di indossare senza essere derisa.
Vado a casa tronfia di orgoglio per il mio acquisto … tolgo gli stivali tacco dieci e le indosso …
… faccio due passi …
...
... oddio soffro il mal da ciabatta …!!!!
Ussignur che schifo!!!!! Una sensazione più brutta penso di averla provata poche altre volte … sono assolutamente immettibili … oltre a non avere una destra e una sinistra (sono completamente dritte) hanno anche una consistenza bizzarra … la prima impressione che ho avuto è stata quella di … si può dire???? … mah … io lo dico ugualmente … di mettere il piede nel culo di un gatto! Tutto molliccio con tanto peluches attorno e sotto una suola rimbalzante che ti fa perdere l’equilibrio e ti procura un senso di malessere …
E’ ufficiale … posseggo le ciabatte più brutte e inutili del mondo… sono soddisfazioni!!!

divergenze politiche

Ore 21 e 30 di ieri: LUI chiama. Io sono al pc: il tempo di guardare il suo nome sul display, di rispondere, ed è lì che canta. LUI canta, e ride… Mi piace quando telefona e canta, anche se dice di essere stonato, ma al telefono con me canta spesso. Gongolo di gioia, finché non sento cosa canta… Lo stronzo ha intonato «E forza Italia…». Sorrido ancora, respingendo il getto di sangue da naso… Lo perdono, perché è alto, sexy e profumato.
Ecchissenefrega della crisi di governo.

mercoledì 21 febbraio 2007

... Azzurro...


Partiamo dal presupposto che tutti gli uomini che popolano il mondo di noi derelitte non possono avere un semplice e banale nome di battesimo … per regola hanno un soprannome che li caratterizza, che li distingue dal GianFranMaria di turno, li rende speciali, particolari … li rende “nostri” …
Quindi … chi è Azzurro???
No, niente a che fare con principe, maniero, cavalli e compagnia danzante… il nome deriva dal colore della maglia, che dire aderente è un eufemismo, indossata, sopra ad un paio di pantaloni che esaltavano le qualità “posteriori” (leggesi culo da urlo) del soggetto in questione, la prima volta che Callista ed io l’abbiamo incontrato … da quel momento lui e il fratello sono diventati, rispettivamente, Azzurro e Righetta (grazie ad una meravigliosa T-Shirt a righe orizzontali con un effetto ottico della serie “se non ti conquisto quantomeno ti ipnotizzo).
Azzurro è, o meglio, rappresenta “l’altra metà della mela” a livello fisico … è quel ragazzo che se solo ti sfiora ti fa sentire un gran calore ma contemporaneamente anche i brividi … che quando ti bacia ti fa sperare che il tempo si fermi, ti stravolge i sensi, ti fa cedere le ginocchia peggio di un’entrata da dietro (niente malizia … per ora!) di Gattuso … è quell’uomo che a letto è semplicemente splendido!
Una meraviglia quindi???? NO … perchè pur avendo tutte le qualità appena descritte, si trova soltanto al secondo grado della scala uomini C&M (ovviamente Callista e Mafalda, … scala che vede al primo posto “la Meraviglia” e all’ultima “l’inqualificabile”) per il semplice motivo che nella vita, fortunatamente o sfortunatamente, di Meraviglia se ne incontra una sola perché uno solo è l’uomo che ha la capacità di trasformarti da ragazza “normale” a derelitta.
Verrebbe da dire … che fortuna sfacciata cara Mafalda! Nel giro di un anno incontri l’uomo dei sogni e anche un suo degno “successore”!
Ma la fortuna non viaggia mai da sola, anzi, solitamente è accompagnata da una dose considerevole di sfiga!
Infatti, per non andare contro a questa verità assoluta Azzurro è incredibilmente intricato, sfuggente, non mi permette di avvicinarmi abbastanza per conoscerlo ma al tempo stesso non scappa ma rimane fermo e aspetta le mie mosse. Il suo essere sexy, affascinante, intrigante, a volte sorprendentemente premuroso è direttamente proporzionale al suo essere complicato, misterioso e storto.
Riassumendo: tanto è fastidiosamente fantastico … quanto è stronzo.

sogni ricorrenti...

Di nuovo, lo stesso incubo. Io che devo andare a casa sua, LUI che mi aspetta. Io che parcheggio di malo modo in mezzo alla strada (chissà perché quando sono agitata non riesco a parcheggiare…), LUI che mi chiama per vedere se sono arrivata. Io che esco di corsa dalla macchina e entro nella sua strada, LUI che ride al telefono. La sua voce, la sua risata… E poi il panico: la sua casa non è più lì… Al suo posto un complesso di condomini disposti su quattro file e ordinati alfabeticamente: roba da perdere la testa. Comincio a correre freneticamente tra un palazzo e l’altro, cercando casa sua, poi gli telefono: «Mi sono persa…» Lui ride ancora, «Sei sempre la solita», mi dice, «adesso ti vengo incontro». Cerco ancora, non lo trovo, lo richiamo, ma non risponde, e nel frattempo ricevo una telefonata di un amico che mi occupa il telefono mentre lui cerca di contattarmi…

E finalmente mi sveglio, il cuore in gola, il respiro corto: ancora, ancora, ancora lo stesso sogno. E per fortuna è solo un sogno…

Datemi il telefono…

«Mafalda, sai, l’ho rifatto ancora, lo stesso sogno… Io lo cerco e non riesco a trovarlo… Cosa vorrà dire?»

«Che devi comprarti un navigatore…»


A buon intenditor poche parole...

martedì 20 febbraio 2007

e si comincia... da dove?


In tutta questa faccenda, c’è solo una cosa chiara davvero: derelitte non si nasce, si diventa. E contrariamente a tutte le altre cose che una donna può diventare (sexy, stronza, ricca, piena di uomini, single ma felice, il tutto a seconda del manuale per migliorarsi che avete comprato/avuto in prestito/ricevuto in regalo), essere derelitta permette contemporaneamente due interessanti alternative: soffrire per amore e fingere che questo non stia accadendo. Questo blog sarà solo una spietata disamina di quanto l’uomo sbagliato può scompigliare l’animo (ma non solo) di una donna mediamente sicura di sé, di bell’aspetto, con un buon lavoro e magari una storia d’amore collaudata… Una donna come tutte, insomma.

Qual è la variabile che trasforma una donna così in potenziale derelitta? Inutile chiederselo: un uomo. Ma una tipologia particolare di uomo: quello dei sogni. Attenzione: non il principe azzurro che arriva per salvarci da una vita di stenti amorosi e prometterci fedeltà eterna. Non stiamo parlando di quel tipo di sogni. L’uomo che crea la derelitta è quello talmente bello, talmente sexy, talmente irraggiungibile che solitamente si sogna soltanto… Si incontra per caso, quando meno lo si aspetta, e solitamente ricopre un ruolo di grande visibilità: ovvero, può avere tutte le donne del mondo. Ma inaspettatamente questo insieme di bellezza e testosterone guarda proprio te: e quando ti si avvicina per la prima volta, malauguratamente ti accorgi che non è solo talmente bello da rivoltare lo stomaco, ma ha una voce da urlo, due occhi che ti fanno tremare le ginocchia, un profumo da capogiro ed è pure simpatico.

Sommare i fattori e il risultato è uno solo: si chiama «tranvata», ovvero sia la voglia di seguire l’essere sovrannaturale in qualunque luogo e di fare per lui qualsiasi cosa. Ecco cosa trasforma la donna media in derelitta: una «meraviglia».