giovedì 23 aprile 2009

Andiam, andiam, andiam a lavorar

L'altro ieri ho accompagnato i nani di prima liceo in gita. Ignara del programma dettagliato della giornata, mi sono fidata della collega di tedesco e mi sono offerta come suo braccio destro: la meta, Innsbruck, mi suggeriva splendidi palazzi e suggestivi giardini.
Infatti.
Ma alla mattina era prevista la visita alle miniere di Schwaz. Evviva, una cosa nuova, ho pensato tra me e me. Ma l’entusiasmo si è spento quando la guida ci ha portato in uno stanzone pieno di elmetti e mantelle, abbaiandoci in tedesco di metterne uno a testa. Ma è possibile che tutte le volte che vado in gita ci sia un elmetto da mettere? L’ultima volta è stato il casco da bici della tragica biciclettata in val Venosta, e adesso la tenuta da minatore, con una mantella color argento che mi faceva somigliare a una specie di supereroe obeso. Se non altro era in tinta con le scarpe da ginnastica.
Una delle ragazzine ha chiesto «Ma prof, perché ci fanno mettere la mantella?». La guida ha capito e ha risposto «Wasser». Acqua? Umidità? Cazzo, la piega…
Ho finto un sorrisino e ho seguito il gruppo all’apertura delle miniere: e lì è iniziato il cabaret. Perché ci hanno fatto sedere su un trenino microscopico che si sarebbe addentrato a 800 metri di profondità. Un trenino con panche di legno a cui ci si doveva mettere a cavalcioni: e le panche erano fradice. Ma pensa che culo, i miei germi della cistite ringraziano ancora. Mi sono avvolta nel pastrano come un baco da seta e mi sono infilata nell’ultimo posto del vagoncino, incastrata a una mia studentessa. E siamo partiti in mezzo a cunicoli semibui con stalattiti, ruscelletti d’acqua che cadevano in testa, strani rumori. Inutile dire che la mia poca simpatia del buio non ha aiutato… E ciò è dimostrato dalla foto che i simpatici austriaci scattano a ogni vagoncino a metà percorso. Oltre ad avere il bavero della mantella fino alle orecchie, ho una faccia tra lo schifato e il terrorizzato che parla da sola. Maria che paura. Ho comprato la foto per testimonianza alla Mafy della mia impresa, perché temevo non mi avrebbe creduto: ma tu dimmi se devo studiare vent'anni per trasformarmi un uno dei sette nani.
Ma il peggio doveva ancora arrivare: scesi dal trenino, abbiamo iniziato ad addentrare nei cunicoli; tutto molto interessante e suggestivo, devo dire la verità. Ma ero pervasa da una sottile inquietudine. Quando siamo arrivati alla sala aperta dalla dinamite, una voce preregistrata ha iniziato a raccontare come l’acqua sia stata la causa dei numerosi crolli delle gallerie e di moltissime morti. Ah, a quel punto ero proprio tranquilla. Buddha è un dilettante in confronto: ho mantenuto un sorriso estatico e sereno. Soprattutto quando è partito il rimbombo fasullo del crollo della galleria.
Ma nooo, cosa credete… Ho capito subito che era finto, e lo stesso la mia collega e due studentesse: infatti abbiamo fatto un saltello sgomento indietro, appoggiandoci alla ringhiera di legno che separava lo spiazzo dove eravamo noi da un piccolo dirupo sottostante. Ottima mossa, perché da sopra le nostre teste si è aperta una botola che ha fatto cadere una secchiata d’acqua, mentre dall’altra parte si staccava una finta frana. Inutile dire che l’acqua l’abbiamo tutta presa sulla capoccia, tra le risate della guida che ci ha detto che non era mai successa una cosa del genere. Ma tu pensa che culo, eh? Per fortuna che avevamo l’elmo e la mantella…
Ora, visto e considerato che oggi parto per tre giorni per andare al Certamen Lucretianum (e gradirei non avere ulteriori sfottò), dite che è meglio se vado con uno scafandro o con un vescovo esorcista? Si accettano suggerimenti. Intanto pensatemi intensamente.

2 commenti:

Petit chocolat belge ha detto...

E il termine "derelitta" ti calza sempre più a pennello..in tutte le sue sfaccettature!..

Ste ha detto...

Più passa il tempo più penso che il mondo del web senza di voi non avrebbe senso!
Ste