Sushi?

Ieri sera io, Callista, ho fatto l’errore del secolo: ho portato LUI a mangiare il sushi. Roba da donne, direte voi: ma visto che l’uomo era incuriosito dal pesce crudo e dai gridolini di libidine che io e la Ubi emettiamo al solo pensiero del cibo giapponese, gli ho proposto di accompagnarmi.

Devo dire che si è anche impegnato: ha tentato un'entusiastica approvazione. Dopo l’esperienza con la Mafy, che ha rischiato di vomitare solo guardando le bacchette, era già un passo avanti. Anzi, siamo entrati nel locale ed ha pure commentato positivamente l’arredamento e ha finto interesse per il menù: salvo poi dirmi «Fai tu, io mi fido». E bravo, stiticone, fidati della tua Cally. Ordino degli udon ai frutti di mare, una tempura di verdure e una valanga di sushi e sashimi.

Le prime due pietanze scivolano via: l’uomo mangiucchia e sembra piuttosto soddisfatto. Fino all’arrivo del piatto forte: io intingo i miei rotolini di riso e pesce crudo nella salsa di soia e sorrido. LUI infila in bocca un pezzo di rafano intero prima che io riesca a dire nulla: e rischia la morte. Da quel momento inizia la diffidenza totale: «Ma dentro questo rotolino siamo sicuri che non ci sia quella roba lì?». C: «No, stellina mia, mangia tranquillo». L: «Ma io sento l’odore». C: «Ma no, questo è riso col tonno crudo». L: «E la roba nera?». C: «Alga». L: «ALGA? Questa? PUZZA». C: «Ma l’hai mangiata prima…». L: «Sì, ma non sapevo fosse alga…».

Ha mangiato quattro pezzetti di sushi a denti alti, annuendo per non spezzarmi il cuore. Evidentemente un pochino di bene me ne vuole. Ha solo declinato l’invito sul dolce, bevendo un caffè: doppio.

Usciti dal locale mi ha passato un braccio attorno al collo: «Bè, la prossima volta che vai al giapponese, però, vai con la Ubi, dai…». «Non ti è piaciuto, eh?». «Nooo, non è quello, è che… Insomma, per provare… Ma vuoi mettere con due canederli col gulasch…».

Vabbè, ci ha provato. Apprezziamo lo sforzo: la prossima volta, per premio, lo porto alla Forst.