lunedì 26 gennaio 2009

No Alpitour? Ahi ahi ahi ahi ahi...

Quest’anno la neve ha allietato e allieta periodicamente le giornate invernali delle vostre derelitte: il che capita a puntino, visto che Mafalda ha la macchina da bella figheira che teme il nevischio più della ruggine e Callista lavora a 40 km da casa. Le vostre derelitte sono costrette a prendere i mezzi pubblici molto più spesso di quanto vorrebbero (ci scusino gli ecologisti): con tragici risvolti.
Prendete ad esempio la sottoscritta Callista: ormai ho la sveglia puntata alle CINQUE E VENTI di mattina, in caso di previsioni nefaste (grazie agli amici di Meteotrentino che quest’anno non hanno sbagliato un colpo). Mi lavo, mi trucco, mi vesto, faccio colazione ripetendomi “amo il mio lavoro, amo il mio lavoro” e esco di casa, per essere in stazione alle sei e venti. Considerando che fino a un anno fa le uniche sei e venti mai viste erano quelle di pomeriggio, sto facendo enormi passi avanti. Adesso riesco anche a sorridere al controllore: il fatto che il sorriso somigli più a un ghigno da serial killer è del tutto secondario, ci sto lavorando.
Martedì scorso, quindi, mi sono goduta un’ora di treno sotto una nevicata talmente perfetta da sembrare finta. Quattro ore di lezione con l’occhio a mezz’asta, e poi eccomi di nuovo in stazione per tornare a casa. L’unica cosa che bramavo era un eterno silenzio: ho anche fatto le corse per riuscire a prendere il mezzo prima dell’uscita del branco studentesco, in modo da riposare le orecchie.
Ma avevo fatto i conti senza i turisti: sul treno, infatti, mi sono trovata in mezzo a una compagnia di sciatori intenzionati a scendere a Trento, visto che la nevicata non dava loro la possibilità di dilettarsi sulle piste. Tragedia. Prendete una decina di uomini e donne di mezza età, fategli lasciare il cervello nelle loro case, sommate una leggera euforia dovuta probabilmente all’aria rarefatta dall’altitudine o alla grappa del Trentino. Aggiungeteci Callista sofferente per le scarsissime ore di sonno e vogliosa di fare conversazione e scherzare quanto di ingoiare un crotalo vivo. Ed ecco quello che ho dovuto sopportare.

- Questo treno va troppo piano, non è che c’è un guasto? (No, è un binario dell’anteguerra, tesoro, non siamo sull’eurostar. Rassegnati)
- Questo treno va troppo veloce, adesso, non è che si sono rotti i freni? (L’ottimismo è il profumo della vita, eh…)
- Questo treno passa in alto sulla montagna, se deraglia siamo tutti morti, ah ah ah! (invece che ridere io penserei a toccare qualsiasi cosa possa scongiurare il menagramo)
- Cosa legge, signorina? (Callista alza svogliatamente il libro). Ah, ma è un libro serio, non pensavo! (Eccerto, sono bionda e giovane, quindi il massimo che mi posso concedere è Federico Moccia, no?)
- Ma le piacciono quei mattoni o legge solo per far colpo sugli altri viaggiatori? Ah ah ah! (No, mi servono per schiacciare gli esseri inutili e molesti. Vogliamo provare?)
- Beeeeee, beeeeee… (donna che imita il verso della pecora per circa cinque minuti di seguito)
- (uomo rivolto alla imitatrice di cui sopra) Oh, che fai, la pecorina? Ah ah ah… (qualsiasi commento è superfluo, direi)
- (donna rivolta a altro compagno di viaggio, dopo essersi tolta i doposci) Ma secondo te mi puzzano i piedi? (Credo che quello che puzza sia il cervello, ormai andato definitivamente in decomposizione, cara, ma se vuoi ti dico che sono i piedi, sì)
- (donna rivolta a amica con cui sta ascoltando l’mp3) Ma chi sono questi? I Negrita? Ma non si chiamano Negramaro? Ah, sono due gruppi diversi? Pensa te… (Giuliano, perdonala, non sa quello che dice)

E così via fino alla fermata prima di Trento centro, ossia la mia. Mi alzo, mi metto sciarpa, guanti e berrettino: “Guarda la signorina, vedi lei come è attrezzata per la neve, si vede che da queste parti siete montanari, eh”.
Trattengo l’istinto di sputargli in un occhio e mormoro un “Non è questione di essere montanari, ma intelligenti”, sperando colgano la velata ironia. Ma l’uomo insiste:
“Signorina, lei che è di queste parti, non è che ci consiglia un buon ristorante per il pranzo?”. Ecco il momento della vendetta: sorrido e li mando nel peggior posto della città, dove oltretutto si paga uno sproposito. Se sono fortunata, almeno un po’ di mal di stomaco (e di portafoglio) gliel’ho procurato… Con le mie migliori scuse all’assessore al turismo, naturalmente.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

è anche per questo che quando sono in treno tengo l'mp3 al massimo e lo sguardo incazzoso...

Anonimo ha detto...

E quale sarebbe "la macchina da bella figheira" di Mafalda?

Chicca ha detto...

E quelli che con il vagone VUOTO ti fanno spostare la borsa per sedersi vicino vicino a te dove li mettiamo!?!

Anonimo ha detto...

e quelle che parlano per tutto il tempo col fidanzato al telofono, usando la vocina da bambinelle lobotomizzate e appellativi quali "topino" "pulcino" e "pisellino"??

Anonimo ha detto...

meglio quelli che vanno evengono dalla montagna o quelli che vanno e vengono dal mare?
lo stesso spettacolo si verifica nella tratta bologna riccione! paura!

Jane (Pancrazia) Cole ha detto...

Sono due giorni che divoro il vostro blog.
Fra poco mi toccherà il ricovero coatto, dato che rido da sola come una scema davanti al pc.
Ma ne sarà valsa la pena: siete divertentissime!

LaPina ha detto...

ottima vendetta, ti sostengo in pieno.Quando sono dalle parti di casa e ritiro fuori l'accento veneto/dolomitico i turisti (che solitamente hanno stracciato per tutto il tempo facendo battute su heidi)mi chiedono sempre informazioni...e io li dirotto sistematicamente.....ma non ditelo all'a.t., mi lincerebbero..:)

Fra ha detto...

Brava!!!! Hai tutta la mia ammirazione ;D
Un bacio
fra

Anonimo ha detto...

Grazie per avermi regalato la risata quotidiana in mezzo alle scartoffie di lavoro.. E anche di farmi sentire "fortunata" a dovermi alzare alle sette...

lindöz ha detto...

Mi viene da dire solo una cosa brutta, quindi evito.

Ste ha detto...

Sei una grande!
Ste

Francesca Palmas ha detto...

amica i turisti imbecilli sono er peggio che ci possa capitare...a te gli innevati, a me un cretino che mi chiese di levargli una spina di riccio dal piede 'perchè lei è sarda, l'ho capito dall'accento e quindi lo sa fare...'

la volpe ha detto...

Incontrare soggetti simili dopo una giornata di lavoro e mantenere una parvenza di eleganza risulterebbe difficle anche a me che la classe l'ho innata...:)
Complimenti per la lucidità mentale dimostrata.