lunedì 29 dicembre 2008

Rifugiate speciali - parte prima


Siamo sopravvissute: non solo al Natale e a Santo Stefano, ma anche alla festa di compleanno più faticosa del mondo. Alcuni amici delle derelitte hanno deciso di festeggiare il loro «genetliaco» in un rifugio in mezzo alle piste da sci di una nota località montana del Trentino: si prevedevano un notevole numero di persone, potenziali uomini interessanti, divertimento a volontà. Così le vostre Callista e Mafalda hanno deciso di superare la loro poca simpatia per la neve e il freddo per unirsi alla compagnia: bisogna provare tutto nella vita…
La preparazione per l’evento è iniziata con modesto anticipo (tipo una settimana prima): visto che per giungere al rifugio era prevista una salita in seggiovia e una passeggiata di circa dieci minuti in mezzo alla neve, è partito il dramma da abbigliamento.

M: Amica, che cazzarola ci si mette?
C: Io vado di jeans. Con sotto le calze Everest, quelle con le stelle alpine, sennò muoio di freddo.
M: Pure io. Ma ti metti i doposci?
C: Certo, per forza. E il berrettino alla Caravaggio, che mi dona molto.
M: Brava: io metto la giacca bianca, così se rotolo in mezzo alla neve mi mimetizzo e non se ne accorge nessuno. E alla festa?
C: Alla festa ci cambiamo, ovviamente. Abbigliamento casualmente splendido da montagna.
M: Mmm… Jeans e tacco da dieci?
C: Amica, ho detto da montagna… Tacco da otto!
M: Ah, tu sì che sei avanti: scollatura mini, midi o maxi?
C: Da montagna, ho detto: quindi assolutamente maxi. Saranno tutti vestiti come gli yeti, se vogliamo rimorchiare andiamo giù con l’artiglieria pesante.
M: Bello, faremo come sempre la nostra porca figura: e «porca» non è una parola usata a caso.

Resta il problema della notte da trascorrere in condizioni non propriamente agevoli: ci muniamo di tuta da ginnastica e rubiamo a Coinquilino due sacchi a pelo dell’Esercito Italiano che diventeranno l’invidia di tutto il rifugio per il loro aspetto vintage. Uniti al materassone gonfiabile usurpato con le moine a un uomo alto, sexy e profumato ci permetteranno un riposo quasi confortevole.

Alle tre siamo pronte per la prima risalita in seggiovia della nostra vita: Callista in giacca e Moon Boot neri. Mafalda in giacca e Moon Boot bianchi. Sembriamo una la fotocopia dell’altra, con borsone a tracolla e zainetto. Due disperate… E camminare con i doposci è particolarmente disagevole, sono tutti morbidosi e molleggiati: Mafalda accusa immediatamente un leggero senso di «mal da doposci».
Alla base delle piste la temperatura è di «soli» meno cinque gradi. Considerando che dobbiamo salire fino a 1800 metri, ci assale un leggero senso di sconforto. Ma ci prepariamo. L’omino della seggiovia vede arrivare due bionde con borsoni giganteschi e una disinvoltura pari a quella di un pesce davanti a un phon: ci urla: «Forza bele, vegnir avanti e metterse en posizion: ma da ‘ndo vegnì?» (Ossia «Forza, belle fanciulle, avanzate e mettetevi in posizione: ma da dove venite?»). Noi, con un sorriso dentato: «Trento!». Lui ci guarda come due reiette e scuote la testa: come se una trentina dovesse per forza avere un rapporto confidenziale con le seggiovie. Ma anche no: siamo bravissime a parcheggiare e a prendere gli autobus, ma le seggiovie le temiamo. È la prima volta che ne prendiamo una in trent… ehm… vent’anni di vita. Ma sorridiamo. Guardiamo con orrore il mostro plurisedile che ci arriva alle spalle, temendo ci colpisca sul retro delle ginocchia e ci faccia finire a pelle d’orso nella neve. Invece barcolliamo appena e buttiamo il culo indietro: facciamo «splat» sulla poltroncina in plastica e siamo sedute. Dopo due minuti di urla isteriche, perché soffriamo un po’ di vertigini, abbassiamo il poggiapiedi (certo che avvertirci della sua esistenza poteva essere un gesto carino da parte dell’uomo scorbutico… Forse voleva farci fuori in quanto disonore regionale?). A metà salita, quando ormai le stalattiti avranno preso possesso del nostro corpo, ci rendiamo conto che possiamo anche far scendere un tetto in plexiglas che assicura visibilità ma ci fa guadagnare qualche grado: meglio tardi che mai.
Dopo un quarto d’ora di terrore (anche perché a metà risalita la seggiovia si è bloccata) ma con un panorama davvero meraviglioso, siamo in cima alla montagna. Peccato che per raggiungere il rifugio ci sia una discesa degna di una libera: siamo sulla pista più ripida di tutte, sono soddisfazioni. Ci paralizziamo come due gatti di marmo, pensiamo già di tornare a casa in seggiovia, ma gli impianti sono chiusi: quindi fingiamo felicità e ci avviamo con tutta la compagnia. A metà percorso Callista si blocca, come Aldo sulla scogliera in «Tre uomini e una gamba»: non riesce a muovere nessun piede perché scivola drammaticamente in ogni direzione e se cade rischia di arrivare a Trento dentro una valanga. Viene recuperata da uno dei festeggiati che se la prende per mano e la conduce in salvo: Callista lo guarda come l’eroe della sua vita, ma ha troppo freddo per offrirsi come ricompensa (potete insultarla, via!). Mafalda invece saltella come uno stambecco, rischia di cadere un paio di volte ma arriva in fondo alla discesa sana e salva. Dieci punti in più per lei.
Appena arrivate al rifugio, che vediamo come un miraggio, ci accoppiamo selvaggiamente con la stufa a olle per recuperare la funzionalità degli arti.

(To be continued…)

9 commenti:

lindöz ha detto...

Uhhh non vedo l'ora di sentire il resto...
sono fiera di voi cmq, ragazze: due biondone sprezzanti del pericolo che vanno incontro alla vostra tanto disprezzata (ma come si fa?????) neve.

Anonimo ha detto...

e dire che sono 26 anni che abito sul mare e mi sentivo comunque una "diversa" per non essere mai nadata sulla neve e non aver mai preso una seggiovia!

Anonimo ha detto...

Ecco le avventure delle derelitte che adoro....souspance...azione....brividi (di freddo)...sesso (con la stufa :P).
Ma vi rendete conto che se non ci fossero state condizioni meteo simili non ci sarebbe stata una tale avventura? Oggi a Modica c'erano 18 gradi....avreste potuto avere un'avventura simile? E noi lettori ci saremmo persi una tale storia....nono...lì vi voglio! Non proprio al freddo e al gelo, però... ;)
(vero...oggi mi sento perfido.. :P)

Fra ha detto...

Sono sintonizzata per il resto della storia...mi fate morire dal ridere!
Un bacio
Fra

Piermatteo ha detto...

Attendiamo con ansia e trepidazione la continuazione... XD

Unknown ha detto...

...vi accoppiate con la stufa? Mi sembra che perdiate colpi...LOL

MoF

Paola ha detto...

Ma che carine che siete!!! Solo ora scopro il vostro blog, troppo divertente!!!Non vedo l'ora di leggere il seguito, tra l'altro fra 2 giorni vengo proprio a Trento, vado a sciare a Moena, spero di non incontrare l'incazzoso uomo della seggiovia!!

Anonimo ha detto...

Foorte!!!Ma non lo sapevate che praticamente tutti, e dico tutti, gli omini delle seggiovie sono perennemente incazzati? Che sia l'invidia da "maestro di sci"?? E' già, perchè in genee le turiste si rimorchiano i maestri, mica gli scarichini! Detto per esperienza: se riesci a superare la barriwra "faccia incazzata" sono meglio quelli che ti caricano/scaricano dalla seggiovia del maestro di sci...Almeno non se la tirano come chissà chi!

Mafalda ha detto...

... la mia amichetta è stata un attimo generosa nella mia descrizione sulla neve.
Non saltellavo affatto come uno stambecco.
C'era solo una leggere differenza tra noi: lei è stata recuperata appena è entrata in difficoltà ... mentre se io mi fermavo sarei ancora a metà pista ...
si tratta di semplice sopravvivenza ... eh :-)